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Intervista a Clarissa Goenawan

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Clarissa Goenawan, singaporiana, nata in Indonesia nel 1988, nutre una sincera passione per i giorni di pioggia, i buoni libri e il tè verde. Se il suo romanzo d’esordio, pubblicato nel 2018 e tradotto in 11 lingue, ha conquistato pubblico e critica imponendo l’autrice nel novero delle giovani promesse del panorama letterario asiatico contemporaneo, il secondo ne ha confermato creatività e profondità di scrittura. I suoi sono personaggi dalle personalità complesse, giovani adulti alle prese con percorsi esistenziali spesso laceranti, che cercano con coraggio il proprio posto in una società individualista e votata alla performance. L’abbiamo intervistata per Mangialibri.



Sia Rainbirds sia Il mondo perfetto di Miwako Sumida sono ambientati in un universo peculiare, nel Giappone degli anni Novanta, con personaggi che incrociano le proprie esistenze in una stessa cornice narrativa. Perché la scelta di quel preciso periodo storico?
Penso mi manchi un po’ l’epoca in cui non esistevano ancora gli smartphone. Oggi non riesco ad immaginare di andarmene in giro senza il mio cellulare, soprattutto se devo incontrare qualcuno. Ma negli anni ’90 non ne avevamo bisogno, ci si dava appuntamento in un posto, ad un orario, e ci si incontrava.

Che accoglienza hanno avuto in Giappone i tuoi romanzi?
La maggior parte dei lettori sembra sia incuriosita dal fatto che un’autrice straniera pubblichi romanzi sui giapponesi, ambientati in Giappone!

Come nascono le tue storie? Hai tutto ben chiaro nella mente o lasci che la scrittura sia un processo di progressiva scoperta della trama?
Non seguo una scaletta, di solito. Ho ben chiara l’idea di un inizio, il senso del finale, alcune scene chiave. Nient’altro. Semplicemente scrivo, nella speranza che alla fine ne venga fuori qualcosa. Credo sia importante fidarsi dei propri personaggi, e lasciare che ti portino in posti inaspettati.

Sia in Rainbirds sia ne Il mondo perfetto di Miwako Sumida esplori il legame tra un fratello e una sorella più grande che se ne è presa cura. Ci puoi dire cosa ti ha spinto a raccontare questi rapporti in modo tanto profondo?
Quando ero una bambina, dicevo sempre a mia madre che avrei voluto una sorella maggiore, anche se ero io la più grande. Sia Keiko, sia Fumi-nee rappresentano il modello di sorella che avrei voluto nella mia vita. Le famiglie possono assumere forme e dimensioni diverse, ognuna con le proprie, uniche vicissitudini, ma penso che amore, fiducia e rispetto siano molto importanti per costruire dinamiche familiari sane.

Uno dei temi ricorrenti dei tuoi romanzi è l’elaborazione del lutto che può divenire occasione di crescita personale. Solo comprendendo in tutti i suoi lati, anche i più oscuri, la trama della vita di chi abbiamo perduto, ci permette di preservarne il ricordo, superare il dolore del legame interrotto, evolvere. Come mai questo aspetto riveste per te tanta importanza?
Non è stata una decisione deliberata: il tema dell’elaborazione del lutto è emerso da qualche parte del mio subconscio mentre scrivevo i romanzi. L’emozione è semplicemente venuta a galla mentre davo corpo ai miei personaggi, ed è diventata parte integrante della narrazione. Spesso tratto argomenti impegnativi, come la salute mentale, le questioni sociali, e nelle mie storie sono presenti sentimenti come il rimpianto, la perdita, la solitudine. Ma si trovano anche amore, speranza, perdono. Per quanto il mondo possa apparire desolato, credo fortemente ci sia sempre una luce in fondo al tunnel.

Da lettrice, quali sono i tuoi autori di riferimento?
Adoro John Maxwell Coetzee e Deborah Levy per la loro prosa chiara, Murakami Haruki per le sue storie piene di magia, Yasunari Kawabata e Banana Yoshimoto per la loro scrittura bella e suggestiva, Yoko Ogawa per la sua versatilità, e Stephen King per la sua disciplina e dedizione alla vita da scrittore.

Hai rivelato di essere appassionata di manga e anime! ci dici i tuoi preferiti di sempre?
Vero! Sono una più una lettrice di manga, ma mi piacciono anche gli anime. Per quanto riguarda i manga, il mio preferito è Death Note, di Tsugumi Ōba, che segue le vicende di un geniale studente delle scuole superiori che scopre un taccuino soprannaturale che garantisce a chi lo usa la possibilità di uccidere chiunque di cui conosca nome e volto. La serie ha una premessa intrigante che consente un grandioso sviluppo della trama, ma quel che più mi affascina sono i personaggi principali, caratterizzati da una linea di demarcazione piuttosto sfocata tra protagonisti e antagonisti. Per quanto riguarda gli anime, mi sta piacendo Spy x Family su Netflix.

Ci dai qualche anticipazione del tuo terzo romanzo, Watersong?
Watersong segue le vicende di Shouji e di Youko, una giovane coppia che, per mantenersi, presta un servizio di ascolto rivolto prevalentemente a persone facoltose ma evidentemente un po’ sole. Disattendendo le regole aziendali, Shouji fa amicizia con una raffinata cliente e cerca di aiutarla a smascherare le malefatte dell’influente marito. Il piano però gli si ritorce contro. Ne segue un lungo viaggio in cui viene lanciata una sfida al destino, la fede messa in discussione, e l’amore perduto e trovato, in egual misura. Una curiosità: Watersong è ambientato nello stesso universo narrativo di Rainbirds e Il mondo perfetto di Miwako Sumida, quindi i lettori ne ritroveranno alcuni personaggi!

I LIBRI DI CLARISSA GOENAWAN