
Durante Lucca Collezionando 2023, Claudio Villa ha ricevuto uno spazio nella Walk of Fame insieme al collega Alfonso Font. I due disegnatori hanno prestato le loro preziose mani per il calco, con lo scopo di rimanere nella memoria dei lettori a fianco di molti altri autori storici. Tra la conferenza e la cerimonia di premiazione Villa mi ha permesso di rivolgergli alcune domande, finalizzate a capire cosa pensa del suo lavoro e del personaggio di Tex a cui si è dedicato anima e corpo. Quest’anno il ranger compie settantacinque anni e il disegnatore lo ha festeggiato realizzando una storia uscita nelle edicole recentemente.
Cosa ti aspetti dal tuo lavoro?
Il mio mestiere mi deve permettere di rimanere bambino. Voglio continuare a stupirmi per ogni novità che incontro, compresi aspetti inaspettati della vita scoperti tramite il disegno, volare senza limiti con la fantasia. È fondamentale non dimenticare i tratti che contraddistinguano l’immediatezza dell’infanzia, se no anche i lettori si rendono conto che hai perso la tua spontaneità.
Quale importanza attribuisci ai lettori?
Sono l’unico punto di riferimento che abbiamo noi autori. Sono loro che ci permettono di creare, fino a quando ci saranno gli appassionanti il fumetto in una qualche veste cartacea o digitale continuerà a esistere.
Eppure rispetto al passato i rapporti sono mutati…
Questo cambiamento è stato inevitabile. Cinquant’anni fa sia gli autori che i lettori non avevano strumenti per informarsi. Galleppini aveva una mole di lavoro assai maggiore rispetto ai disegnatori di oggi e inevitabilmente i particolari nelle sue tavole finivano per essere affidati solo alla fantasia, ma nessuno si lamentava. Il lettore digitalizzato si informa costantemente su Internet e non ha esitazione nel segnalare inesattezze di vario genere. Si deve fare grande attenzione.
Ma attraverso quali canali si comunica con i lettori?
In passato li incontravi solo alle mostre, oggi puoi mantenere con loro i contatti per mezzo dei forum e dei social, che sono un importante strumento comunicativo, anche se è necessario porre una doverosa distanza: i pareri del pubblico sono vari come la sua composizione, mettere tutti d’accordo è un’altra impresa che si rivela impossibile.
Come hai iniziato a disegnare?
Come si diceva un tempo sono andato a bottega, è stato Franco Bignotti a farmi da maestro. Alcuni autori hanno un estremo interesse a preparare degli allievi, a cui si propongono di illustrare il percorso da compiere per maturare le proprie capacità. Provano soddisfazione nel rendersi conto che il principiante, dopo aver rivelato all’inizio di non sapere bene cosa fare, grazie al loro intervento diventa gradualmente un artista completo, consapevole del proprio stile e pronto ad andare incontro al suo destino professionale.
Puoi parlarci del tuo ultimo lavoro per Tex?
Di recente in edicola è uscito il mio omaggio a Tex per festeggiare il suo settantacinquesimo compleanno. Si intitola La cavalcata del destino e disegnare questa storia, che torna a raccontare il passato del ranger del Texas, mi ha divertito moltissimo: non dico altro per non guastare il piacere della lettura.
Qual è la caratteristica del tuo personaggio che da sempre affascina di più i suoi lettori?
È una domanda a cui dare una risposta è davvero difficile. Il pubblico è talmente numeroso e composto da lettori di varia estrazione sociale, che non saprei proprio quale potrebbe essere l’aspetto fisico o caratteriale più apprezzato di Tex. Sicuramente piace a molti che sia sempre pronto a punire i malvagi, ognuno di noi vorrebbe avere accanto a sé un amico del genere. Altrettanto ammirevoli sono il profondo senso di amicizia che lega il ranger ai suoi pard, alimentato dalla fiducia reciproca, e la solidarietà nei confronti del popolo rosso, una dimostrazione di umanità contro ogni forma di razzismo. Cronologicamente da questo punto di vista la serie di Bonelli e Galleppini ha lanciato un messaggio contro la diversità, che ha anticipato persino il cinema western. Infine del personaggio piace sicuramente l’indiscutibile onestà: in un mondo, il nostro mondo, dove la corruzione è un fatto quotidiano, Tex dimostra che si può essere anche incorruttibili.
E Claudio Villa cosa apprezza di più della serie di Tex?
Mi piace che con il tempo il personaggio abbia perso in parte la sua irruenza e la voglia di scazzottare. Ma quando lavoro alle mie tavole, sono le ambientazioni che mi danno maggiore soddisfazione. Le pianure dell’Arizona e i monti dove vivevano i Navajos ispirano poesia.
Quali responsabilità prevede occuparsi di una collana famosa di fumetti?
Il responsabile generale è Mauro Boselli, che ha l’ultima parola su ogni aspetto grafico e sui testi. Nella serie storica io mi limito a curare le copertine, mentre negli albi dedicati alla gioventù di Tex questo ruolo è svolto da Maurizio Dotti. Realizzare la prima pagina non è affatto facile, considerando che il personaggio esce in edicola da settantacinque anni trovare ogni volta un’immagine originale richiede ormai una notevole fantasia.
Cosa vorresti per il futuro di Tex?
Ancora cento di questi bellissimi anniversari.