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Intervista a Daniel Cuello

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Dopo una lunghissima sessione di firme alla sua postazione del sottomarino giallo che quest’anno fa da scenografia allo stand BAO Publishing al Lucca Comics & Games riesco a catturare Daniel Cuello per un’intervista sul suo passato, il presente e il futuro da fumettista. “Non è un’intervista video, vero?”, mi chiede con apprensione. Dalle strip che pubblica sulla sua pagina Facebook ufficiale avevo già intuito che anche lui, come il suo alter ego virtuale, trova più rilassante stare davanti a un foglio bianco piuttosto che al puntino rosso di una videocamera.




Sul tuo sito si legge che sei nato in Argentina ma vivi da tanti anni in Italia. Tanti quanti?
Sono arrivato in Italia quando avevo otto anni, ero un bambino molto piccolo quindi l’italiano l’ho imparato subito, a scuola. Ho conservato anche uno spagnolo fluente, la mia madrelingua è lo spagnolo. Quando sono arrivato, negli anni Ottanta, l’Argentina era un paese devastato e viveva il difficoltoso passaggio nel 1983 dalla dittatura militare alla “democrazia” è stato sì un passo avanti per quanto riguarda i diritti civili però è stato un disastro dal punto di vista economico. Abbiamo scelto l’Italia perché un ramo, uno dei tanti rami, della mia famiglia è italiano.

I lettori hanno imparato ad amarti soprattutto per le strisce che pubblichi sulla tua pagina Facebook. Quanto conta per te la presenza sui social?
Per me la presenza sui social è fondamentale, è la più grande vetrina del momento e soprattutto un vantaggio da non sottovalutare è che è gratuita. Basta iscriversi su Facebook, saperlo usare decentemente per entrare in contatto con quante più persone si potesse fare una volta. C’è molta discriminazione perché si pensa che chi viene da dal mondo dei social network non sappia fare altro che Facebook e questo è un grandissimo errore perché in realtà non è altro che un altro strumento, una via che non preclude altre cose, come nel mio caso, per esempio.

Sei autodidatta o hai frequentato specifici corsi di fumetto o illustrazione?
Sono autodidatta. Ho sempre disegnato per conto mio a casa… o anche a scuola durante le lezioni. Non ho mai seguito dei corsi specifici. Ho fatto un corso una volta ma è un corso talmente base che non penso di poter inserire come percorso d’insegnamento.

Il tuo alter ego virtuale sembra molto più vecchio di te e il tuo primo romanzo grafico Residenza Arcadia ha dei protagonisti ottuagenari. Ti ritrovi più nella figura del vecchio pensatore che in quella del giovane alla ricerca di se stesso?
Sì, potrei definirmi così, anche se forse più che un pensatore mi sento un osservatore, che è leggermente diverso in quanto io non sento di giudicare gli altri, né mi metto nella condizione di farlo. Semplicemente mi siedo e li guardo, li osservo, li descrivo: questo sì. È una cosa che ho sempre fatto. Proprio per questo forse sembro un po’ distaccato, mi tengo un po’ in disparte in modo da vedere meglio l’insieme, da fuori.

Come trovi l’ispirazione per le tue storie?
Dipende, possono essere tante cose: un piccolo episodio della vita quotidiana come i grandi periodi della mia vita, anzi, delle mie vite perché pensando a me stesso credo di aver vissuto tante vite, in questa sono un fumettista. L’ispirazione, più in generale, mi arriva anche con la musica. Sono un grande appassionato di colonne sonore dei film, orchestrali: le uso tantissimo per pensare alle scene. Anche se magari sto facendo un fumetto che nulla ha a che fare col film da cui è tratta quella colonna sonora magari quelle note mi hanno suscitato qualcosa, un’azione, un movimento o un sentimento che vorrei trasmettere nel mio racconto.

Hai qualcuno a cui le fai leggere in anteprima?
La mia ragazza. È lei la mia prima lettrice e la mia prima correttrice di bozze e infatti spesso litighiamo perché magari io uso un verbo in un modo e lei l’avrebbe usato in un altro modo, ma lei per me è fondamentale perché abbiamo dei gusti abbastanza diversi, sia per quanto riguarda i libri e le lettura sia per quanto riguarda il cinema e proprio per questo mi controbilancia e mi aiuta a smorzare certe mie cose che invece senza il suo contributo sarebbero state molto più ruvide.

Molti pensano che sia sufficiente avere migliaia di follower sui social perché le grandi case editrici si accorgano che esisti e ti pubblichino. È davvero così?
Assolutamente no, ti posso garantire e ti posso anche dare i numeri. Quando ho contattato la BAO Publishing, l’editore di Residenza Arcadia la mia pagina Facebook aveva 1500 like, non di più. Insomma, è un numero piccolino per una pagina social. Ora sono arrivato a 40.000 like però quando li ho contattati e quando abbiamo preso i primi accordi per la pubblicazione di un libro con loro non avevo il seguito che ho ora. Loro si sono interessati e hanno un occhio molto ben attento a quello che succede sul web, questo sì. Non sono tanto “i like” quello che a loro interessa ma la qualità reale di quello che c’è.

Hai dei nuovi progetti editoriali all’orizzonte?
Sì, sto già lavorando a due nuovi libri. Uno uscirà l’anno prossimo e l’altro nel 2019, entrambi per BAO. L’anno prossimo uscirà quello che io chiamo “un libro intermedio”, nel senso che sto attualmente lavorando a un libro molto grosso, della stessa portata di Residenza Arcadia ma che uscirà nel 2019. Nel contempo volevo fare qualcosa con il mio personaggio, il mio alter ego delle strisce su Facebook, con una storia breve: voglio introdurre quel personaggio ai lettori in modo che col tempo siano abituati a vederlo non solo online, sulle strisce autoconclusive ma in un romanzo vero e proprio come ho intenzione di fare in un futuro ancora più in là… ho tutto un progetto in divenire, su questa cosa.

I LIBRI DI DANIEL CUELLO