
Scrive un libro, vende 100.000 copie in pochi mesi e vince, nell’ordine, il Premio Rapallo Carige, il Premio Elsa Morante e il Premio del libraio Città di Padova. Merito della visibilità tv, di un’accorta campagna sul web o semplicemente davvero un bel libro? A giudicare dalle recensioni, optiamo per l’ultima ipotesi ed andiamo a intervistare in esclusiva la poliedrica ferrarese che sta soppiantando Marzullo col suo minimalista talk show “barbarico”.
Sul tuo profilo Facebook scrivi: “Facevo il bucato e mi è arrivato il premio Elsa Morante” o “Pelavo le patate e mi è arrivato il Premio del Libraio”. Riferimenti a parte, è evidente anche dal tuo libro Non vi lascerò orfani che per te la casa, la quotidianità, la famiglia hanno un ruolo fondamentale. Come riesci a conciliare la tua vita privata con quella professionale?
Con una gran fatica, come tutte le madri che lavorano, con la differenza che io forse ho qualche soddisfazione ma anche qualche stress in più.
Qual è la cosa cui non rinunceresti mai?
Di queste? Naturalmente ai figli, ma è ovvio. E a scrivere. Forse potrei rinunciare alla televisione.
Racconti che tua mamma, Giannarosa, protagonista del libro, faceva le cose che le riuscivano meglio, come i figli e l’arrosto,“senza guardare”. Anche tu adotti questo metodo? E quali sono le cose che, a tuo dire, ti sono riuscite meglio?
No questo non l’ho ereditato da mia madre, io non sono mai abbastanza contenta di come mi vengono le cose, le cambio e rifinisco all’infinito..anche se poi è vero che magari le cose migliori vengono “senza guardare” anche a me.
Hai sempre un’aria molto “bon ton”, con i tuoi tubini neri, i tacchi vertiginosi e i capelli in ordine: mi riesce difficile immaginarti “rivoluzionaria”, “zingara” e “di sinistra”, come ti descrivi nel libro. Quali sono state le tue proteste e rivoluzioni?
I tubini e i tacchi sono una specie di divisa televisiva, fuori dallo studio non li porto mai. Le mie proteste sono state quelle di molti miei coetanei che hanno fatto il liceo nel '77... scuola occupata, politica, quelle cose lì. E ribellione alla famiglia, come scrivo anche nel libro. Mantenersi da soli il prima possibile. Quanto alla zingara nella vita (come aspetto) lo sono ancora, ma se andassi in onda così mi prenderebbero per matta, quindi il venerdì mentre finisco il copione mi metto nelle mani del truccatore e della costumista che operano la trasformazione mentre io impreco per la tortura.
Osservando il rapporto che tu avevi con tua madre, e quello che tu ora hai con i tuoi figli, in cosa pensi di essere uguale e in cosa, invece, differente?
Io cerco di salvarli dalle mie ansie dirottandole sul lavoro, ma anche di esserci sempre e di fargli sentire il calore e l’amore viscerale che mi ha dato lei. Spero di riuscirci, ma chi lo sa.
La Bignardi intervistatrice spiazza gli ospiti per l’aria candida con cui riesce a porre anche le domande più imbarazzanti. Qual è stata, per te, l’intervista più riuscita?
Ah non so proprio rispondere. Io in genere le interviste le dimentico e non le riguardo mai… in genere comunque l’intervista più riuscita è l’ultima che ho fatto… in questo caso quella a Ilaria Cucchi.
Sei riuscita, nei tuoi programmi, ad intervistare molti scrittori. Ritieni che tv e letteratura siano un binomio possibile?
In televisione si possono intervistare scrittori che possono far venir voglia di leggere i loro libri.
Il tuo rapporto con Internet sembra molto positivo: dopo la Bignardi giornalista, autrice tv, conduttrice e scrittrice, arriva anche la Bignardi blogger?
Mah, non direi, mi sembra di avere un rapporto piuttosto naif con la Rete…