
Originario di Padova, il giovane Davide Morosinotto si è dedicato con costanza e determinazione alla scrittura solo da pochi anni, ma ha già suscitato l'attenzione di lettori e addetti ai lavori, aggiudicandosi anche il premio Mondadori Junior Award. Le passioni di Davide da sempre sono le moto, i libri, i videogame e il volo. E non a caso si tratta di temi che in qualche modo fanno capolino nelle sue opere: l'esordio di una saga steampunk complessa e ambiziosa legata alla storia d'Italia è un ottimo pretesto per scoprire un autore così sfaccettato e colorato.
Cosa significa per un veneziano descrivere una Venezia come quella narrata ne Le Repubbliche Aeronautiche?
A dire la verità non sono veneziano ma un "campagne", visto che vengo dalla provincia di Padova. Venezia è una città dal fascino irresistibile, tutti la conoscono eppure anche agli esperti capita di trovare angoli inesplorati. Essendo così vicina ci vado spesso e l'ho sempre considerata un po' mia. Nelle Repubbliche racconto di un mondo incantato dove nel Medioevo i mari sono stati trasformati per magia in una distesa di nuvole, e le navi volano nel cielo trainate dagli aironi. Descrivere Venezia togliendole il mare è stata una bella sfida: non tanto perché ho dovuto ricostruire l'intera città adattandola alla fantasia, ma perché volevo che i lettori sentissero l'atmosfera di un'epoca lontana, ne respirassero gli odori e potessero passeggiare tra calli e campielli fra lo stupore e la sensazione di essere un po' a casa.
Come è nata l'idea di questa saga steampunk per ragazzi?
Alcuni anni fa ho incontrato alcuni scrittori che condividevano la mia stessa passione per le storie, e abbiamo deciso di unire le forze. Un po' per scherzo ci siamo inventati un nome, gli "Immergenti", ma in realtà siamo semplicemente amici cui piace lavorare insieme. Una volta ci siamo per una rimpatriata generale (che succede piuttosto di rado, visto che viviamo lontani) poi è arrivata una tormenta di neve e ci siamo ritrovati bloccati in casa per tre giorni. E in quel frangente sono nati molti libri, tra cui il mio. L'idea è arrivata a pranzo, un amico raccontava che la bandiera della Marina Italiana riprende gli stemmi delle Repubbliche Marinare, mentre l'Aeronautica non l'ha potuto farlo visto che non sono mai esistite… le Repubbliche Aeronautiche. Già.
Quanto hanno contato gli esperimenti che facevi da piccolo nel progettare le macchine volanti per descrivere i velivoli protagonisti del racconto?
Il volo, l'aria, mi hanno sempre affascinato. Anche perché mio padre, che da poco è diventato pilota di ultraleggeri, quando ero bambino mi portava ai raduni. E tutti gli anni, il giorno del mio compleanno, mi accompagnava al Museo dell'Aria. Si trova a cinquanta chilometri da Venezia ed è ospitato in uno splendido castello: è una visita che consiglio a tutti. E così da piccolo disegnavo aerei, ogni tanto provavo a costruirli (con esiti piuttosto improbabili, devo dire) e più tardi ho cominciato a scrivere storie dove i personaggi prendono il volo. Come questa.
Quanto c'è di Martin in te?
Martin Faliero è un giovane patrizio veneziano che trova lavoro all'Arsenale di Venezia dopo che suo padre è stato imprigionato nei Piombi, le prigioni di palazzo ducale. Ovviamente il ragazzo cercherà di liberarlo e si ritroverà invischiato in faccende molto più grandi di lui.Martin è un sognatore e un viaggiatore, è sempre stato abituato a spostarsi da un porto all'altro, e questa voglia di scoprire e di vedere nuovi orizzonti è la stessa che ho anch'io. D'altra parte rispetto a me è molto più coraggioso e spregiudicato: da buon avventuriero della sua epoca non si fa problemi a rubare, combattere con la spada, tendere agguati e organizzare evasioni. Io alla sua età ero più tranquillo.
Alla fine del libro ci racconti qualcosa di te lanciando una sfida al lettore. Cosa significa per te scrivere libri che non hanno il tuo nome in copertina?
Quando vado a presentare un romanzo in qualche scuola, i ragazzi mi domandano sempre quanti libri ho scritto. Se rispondo la verità si stupiscono, e mi chiedono perché su certi libri il nome dell'autore è diverso. Da qui è nata l'idea di lanciare la "sfida" nei ringraziamenti delle Repubbliche. Per me fare il ghost writer è un lavoro splendido, anche perché sono sempre molto libero di inventare le storie che voglio scrivere, e vado fiero di ogni mio romanzo "anonimo". Questo lavoro è anche una grande occasione per uno scrittore giovane, perché permette di imparare il mestiere, lavorare con bravissimi editor e con grandi editori, e credo che questa esperienza mi abbia permesso di migliorare molto.
Che significato ha per te il viaggio?
Cerco di viaggiare ogni volta che ne ho l'occasione, e se potessi lo farei anche di più. Ma non mi lamento, lo scorso anno per una serie di coincidenze sono riuscito a visitare tre continenti diversi. Il viaggio è un modo di conoscere nuove persone e scoprire cose che non conoscevo, è un susseguirsi di stupore e meraviglia. Ovvero, il modo perfetto per far nascere nuove storie. Avete notato che di certi viaggi ricordiamo ogni dettaglio, mentre i mesi di routine si mescolano nella memoria e diventano tutti uguali? Per questo non mi piacciono i viaggi comodi, i grandi alberghi e i villaggi turistici, ma preferisco partire all'avventura e adattarmi a quello che trovo. Ora con alcuni amici stiamo progettando una spedizione all'altro capo del mondo a bordo di un TucTuc, una specie di Ape a motore molto diffusa in certe zone. Chissà se riusciremo a partire davvero.
Cosa ci dobbiamo aspettare in futuro?
Spero tanti altri libri. Intanto sto scrivendo il secondo romanzo delle Repubbliche Aeronautiche, che questa volta sarà ambientato ad Amalfi.
I libri di Davide Morosinotto