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Intervista a Elisabetta Gnone

Elisabetta Gnone
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Dal 2005, dopo una carriera nella Disney culminata con il successo delle W.I.T.C.H., Elisabetta racconta le avventure di Fairy Oak, delle gemelle Vaniglia e Pervinca e del resto della banda del Villaggio della Quercia Fatata. Mangialibri l'ha raggiunta al telefono per scoprire qualcosa di più di questo mondo incantato. La voce è calda e perfettamente in accordo con il volto (ormai noto). Ma soprattutto è proprio la voce di una cantastorie, di un'affabulatrice nata.

Dopo le Witch, Fairy Oak: sempre magia, come mai?
In realtà la magia non è il filone portante dei miei romanzi e non mi interessa più di tanto. È soltanto uno strumento, una metafora. Nelle Witch aiutava a spiegare tutto ciò che nell'adolescenza è inspiegabile, cambiamento, trasformazione, crescita. Spiegava tutto ciò che fa accadere le cose dentro e fuori di noi, visto dagli occhi di cinque ragazze dai caratteri molto diversi che rappresentano l'adolescenza. In Fairy Oak è la metafora della natura. Tutti i poteri di Fairy Oak sono i poteri della natura. Volevo parlare della Natura, di un luogo dove ha il suo spazio, dove domina ed è libera di manifestare la sua forza.

 


Anche se le protagoniste sono Vaniglia e Pervinca il ciclo di Fairy Oak è un'opera corale nella quale trovano spazio più caratteri e personaggi...
La coralità del romanzo era utile all'economia del racconto. Come ho detto avevo il desiderio di scrivere di un luogo dove la natura è vincente, un posto dove le stagioni si rincorrono, dove c'è spazioe  tempo per il gioco. E poi volevo un luogo dove ci fosse una comunità con i suoi riti e le sue tradizioni, con il suo equilibro. Si, volevo dare un messaggio di equilibrio e speranza a un'età adatta ad accogliere questo tipo di valori. Quindi ho ideato un popolo 'multiassortito' dove oltre a dover convivere con le proprie differenze gli abitanti hanno imparato a convivere con la natura, e che  le cose funzionano quando si vive in accordo con essa. Ogni personaggio ha il suo modo di relazionarsi con la natura: Flox è la più entusiasta, Shirley è la più profonda, le ragazze invece sono un po' nel mezzo, hanno bisogno del coro, degli altri per non essere troppo stucchevoli.

 


Nei tuoi libri convivono, più o meno serenamente, magici e non magici, è un messaggio voluto?
Volevo far passare in maniera più o meno implicita il fatto che si può vivere insieme anche se si è diversi anche se non sempre in perfetta armonia. È un romanzo scritto per bambini che iniziano a leggere per conto proprio e desideravo che imparassero che un mondo di convivenza è possibile anche se poi nel mondo reale non sembra. Ho cercato di inserire nei romanzi i valori fondamentali di amicizia, amore, convivenza, rispetto per la natura a cui tengo molto. Ovviamente il mondo non va così e ci sono molti che, con sensatezza, prendono in giro questi valori. Io, per esempio, sono una fan dei Simpson. Però sono principi che si possono prendere in giro solo dopo che si sono fatti propri. Io scrivo per un target di bambini piccoli che è importante capiscano che ci sono dei valori e quali sono. Volevo trasmettergli la speranza che l'eroe anche se è piccolo e solo davanti a ostacoli insormontabili ce la può fare, trovo che sia un messaggio molto bello e quindi ho cercato di infondere l'idea che tutto è possibile, almeno nelle favole. 

 

Finito il secondo ciclo (I Misteri di Fairy Oak) ci saranno altre avventure delle gemelle e della banda?
No, l'avventura è al termine. Il prossimo libro, che tra l'altro si intitola Addio a Fairy Oak, sarà anche l'ultimo.

 


Uno dei pezzi forti dei libri sono le bellissime illustrazioni che li accompagnano, continuerà la 'collaborazione' tra immagini e testo?
Il lavoro con le illustratrici è stato molto bello e molto faticoso. Soprattutto lungo. Ogni dettaglio è stato enormemente curato. Tutto veniva ideato, scelto, fotografato e poi disegnato. Volevo un'immagine coerente con il mondo di Fairy Oak. Avevo in mente alcune idee ben precise, illustrazioni  di alcuni libri antichi e immagini della tradizione nordica. Continuerò a far  illustrare i miei libri, cercando sempre di fare in modo che le immagini siano coerenti con il testo. In questo caso lo sono state e spero che lo saranno anche nel prossimo progetto.

 


...che sarà?
È ancora un mistero e non voglio parlarne fino all'anno prossimo. C'è ancora un intero anno di Fairy Oak da vivere. 


Un'ultima curiosità: come ti è venuta in mente l'idea di dare alle fate nomi lunghissimi e impronunciabili come Spifferospigliatodelventoinnamorato o Sefelicetusaraidirmelovorrai?

I nomi delle fate vengono fuori da una figlia di conoscenti che aveva dato alla sua bambola un nome lunghissimo e complicato. Quando le ho chiesto perché, la sua spiegazione è stata che in quel modo il nome lo sapeva solo lei e poteva chiamarla solo lei.  Quando è venuto il momento di decidere i nomi delle fate ho pensato di dargli questi nomi lunghi e difficile da pronunciare e di stabilire che solo riesce a dire il nome per intero può dare un ordine alle fate. L'idea era far capire che dare un ordine a qualcuno è una grande responsabilità e che ci si deve concentrare molto su quello che si sta facendo.

 

I libri di Elisabetta Gnone