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Intervista a Eliselle

Articolo di

Elisa Guidelli, in arte Eliselle, è una scrittrice eclettica. Attiva in rete dal 1999, sia attraverso il portale personale Delirio.NET che collaborando con periodici on-line diretti da altri, ha saputo muoversi dalla rete al mondo dell’editoria dove ha all’attivo sia partecipazioni ad antologie e romanzi collettivi che romanzi individuali. L’abbiamo raggiunta per un’intervista alcuni mesi dopo la pubblicazione della sua ultima “fatica”, un romanzo per ragazzi e non edito da Gallucci che getta una nuova luce sulla figura di Judith Shakespeare, la sorella del Bardo immaginata da Virginia Woolf.



Eliselle, raccontaci qualcosa di te. Ad esempio come è nata la passione per la scrittura?
È nata quando ero davvero piccola, ricordo che già alle elementari dicevo: “Da grande farò la scrittrice”. Poi, quando sono cresciuta, ho cominciato a scrivere davvero e per non farlo sapere a nessuno ho cominciato a usare lo pseudonimo Eliselle. Parlo poco, la scrittura è da sempre la mia forma di comunicazione preferita e spesso è per me salvifica e curativa.

Si può dire che il tuo ingresso nel mondo della scrittura sia avvenuto attraverso il web. Ritieni che oggi sia un passaggio obbligato per chi voglia emergere nel mondo dell’editoria?
Ho cominciato molto presto, quando il web non era proprio quello che vediamo oggi: di certo mi ha aiutato a mettermi in gioco, prendere informazioni che altrimenti non avrei saputo come recuperare, imparare a distinguere l’editoria che cura gli autori dall’editoria a pagamento, cercare fiere ed eventi per proporre i miei romanzi e trovare per loro una strada. La gavetta l’ho fatta tutta e continuo a farla. Oggi il web è cambiato e serve molto come vetrina: se hai abbastanza follower da renderti interessante, è quasi automatico che un editore venga a cercarti per fare un libro. Non dico che sia giusto o sbagliato, ma non è il mio modo di vedere e di fare questo lavoro.

Veniamo a She-Shakespeare, ci racconti come è nata l’idea alla base di questo libro?
Rileggendo il saggio di Virginia Woolf Una stanza tutta per sé ho ritrovato la storia di Judith Shakespeare, immaginaria sorella di William che tenta di seguire le orme del fratello ma non riesce, nonostante sia altrettanto appassionata e capace. Perché donna ovviamente, e quindi inadatta “per natura” a esprimere la propria creatività e il proprio talento. Dal momento che Woolf la fa finire malissimo, mi sono detta che avrei voluto darle un’altra possibilità, e così è nata la “mia” Judith. Travestirla e farla comportare “da maschio” è stato un esperimento letterario divertente.

Tra le cose che colpiscono di questo romanzo c’è l’accurata ricostruzione del periodo storico in cui è vissuto William Shakespeare e i tanti dettagli sulla vita quotidiana dei ragazzini di quel tempo, nonché sul tipo di educazione che veniva loro impartita. Quali sono le fonti a cui hai attinto per documentarti?
Nei miei libri metto sempre una bibliografia finale perché da storica nerd quale sono, voglio sempre andare a sbirciare le fonti che l’autore ha consultato prima di scrivere il suo romanzo, per andarle a consultare magari alla fine della lettura, e mi pare corretto nonché utile farlo io per prima. E così, ho letto e consultato diverse biografie su Shakespeare, unendole allo studio del periodo storico Elisabettiano. Immancabile Bryson col suo Il mondo è un teatro.

La protagonista di She-Shakespeare, Judith, è indubbiamente ispirata al personaggio partorito dalla penna di Virginia Woolf, ma…quante differenze! Vuoi spiegarci quali messaggi hai voluto passare scegliendo lei ma donandole una diversa verve?
Era un modo per raccontare di tutte le bambine, ragazze, donne che nei secoli e in tutte le epoche, compresa la nostra, hanno dovuto subire pressioni e ingiustizie da parte di una società che le voleva zitte e buone in cucina, e che ancora oggi devono combattere per farsi valere, per avere pari diritti e la possibilità di avere un’istruzione, seguire un percorso di studi, essere libere e non venire stigmatizzate per le loro scelte, realizzarsi nella vita.

Il tema delle disuguaglianze di genere, collocato in un contesto storico preciso, permea tutto She-Shakespeare. Ma anche il tuo romanzo precedente Girlz vs Boyz affrontava al presente il tema degli stereotipi di genere. Sembra che questo argomento ti stia molto a cuore… c’è qualcosa di te nelle due protagoniste femminili che sfidano gli stereotipi di questi romanzi?
Chi si oppone alle ingiustizie ha sempre la mia simpatia e il mio appoggio. Nei romanzi ci finisce sempre qualcosa di chi li scrive, e credo che nelle mie protagoniste ci sia un pizzico della mia determinazione, la stessa che mi ha guidato fino a loro.

Ripercorrendo le tue opere è evidente come tu abbia sperimentato vari generi letterari: si passa dal chick-lit al noir, dal romanzo storico allo young adults passando per le guide scanzonate e l’erotico. C’è un genere/tipo di pubblico che ti è più congeniale e sul quale pensi che in futuro potresti orientarti? Oppure credi di proseguire con la sperimentazione?
Mi annoio facilmente a scrivere le stesse cose. Seguo anche molto il mio umore e il periodo che vivo, quando scrivo. Quindi credo che la parola “sperimentazione” sia proprio scritta nel mio DNA, ma per un’esigenza personale. In tutto questo è bello sapere che magari chi ti legge, lo fa a prescindere dal genere che tratti in quel momento, e si lascia piuttosto trascinare dalla storia che hai sentito di condividere con loro.

Per concludere…sei già al lavoro su un nuovo racconto o romanzo? Vuoi anticiparci qualcosa?
Sto lavorando su uno storico per ragazzi ambientato negli anni Venti, uno dei periodi storici che più mi affascinano. Vediamo che succede.

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