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Intervista a Erica Arosio e Giorgio Maimone

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Entrambi giornalisti, da anni scrivono a quattro mani e hanno dato vita a una coppia di personaggi molto amata dai lettori, il detective Marlon e l’avvocato Greta Morandi, che vivono le loro avventure nell’Italia degli anni Cinquanta e Sessanta. Nell’ultimo romanzo Erica Arosio e Giorgio Maimone raccontano come sia nato il sodalizio tra i due. A noi di Mangialibri, invece, svelano i segreti del loro lavoro di coppia, ci confermano l’amore per Milano e il desiderio di vedere le loro storie trasformate in un film. Si sono prestati volentieri a un’intervista a mezzo mail ed ecco cosa ci hanno raccontato. La foto è di Gianmarco Chieregato.



Greta e Marlon, i protagonisti del vostro ultimo romanzo Macerie e di tanti altri prima, sono due personaggi completamente diversi e con caratteristiche peculiari. Dalla penna di chi è nato chi? Sono il frutto della fantasia di uno solo di voi o di entrambi? Li avete plasmati insieme? E quanto di voi c’è in ciascuno di essi?
L’idea originaria dei personaggi è di Erica, anche se i caratteri erano diversi, in particolare Marlon che era nato per fare solamente da spalla comica a Greta. Sui personaggi poi abbiamo lavorato assieme sempre e li abbiamo costruiti, fatti crescere e interagire tra di loro. Non ci sono tratti specifici nostri nei due personaggi: se proprio vogliamo trovare delle tracce possiamo parlare dell’ironia di Marlon, simile a quella di Giorgio, e della complessità di Greta, che ha qualche punto in comune con Erica.

Quanto è difficile raccontare di personaggi che appartengono ad un’epoca così diversa da quella attuale e a un periodo in cui non ci si può servire di tutte le consapevolezze e le conquiste, in particolar modo quelle femminili, degli ultimi decenni?
Sotto alcuni aspetti è addirittura più facile. In realtà non stiamo parlando di secoli fa, ma di un periodo in cui noi, anche se piccoli, c’eravamo già. Diciamo che ci siamo ispirati ai nostri genitori, ai loro racconti, ai loro amici, a quello che vedevamo attorno a noi allora. Certo, negli anni ’50 c’era una consapevolezza decisamente diversa della donna che, in fin dei conti, solo da pochi anni aveva conquistato il diritto di voto. Per scrivere di allora, bisogna cercare di “vivere” allora, non staccare mai. Quando inizi un romanzo di questo tipo devi viverci dentro e sentirlo sulla pelle. Questo è il modo migliore per non commettere errori di prospettiva.

Perché avete sentito la necessità di inserire un prequel che raccontasse “la prima volta” di Greta e Marlon?
La storia di Macerie parte da lontano: dal 2014, appena licenziato Vertigine. Avevamo raccontato di loro, ma non sapevamo (nemmeno noi) da dove provenivano, come si erano incontrati, cosa era scattato per convincerli a lavorare assieme. Così abbiamo iniziato a porre le prime pietre miliari per costruire loro un passato. Poi le sorti della vita hanno fatto sì che altri progetti più urgenti reclamassero attenzione e così siamo arrivati al 2022. Una lunghissima gestazione.

Tra le altre cose, il romanzo sembra una vera e propria dichiarazione d’amore nei confronti di Milano. Cosa rappresenta per voi questa città?
I nostri romanzi con Greta e Marlon sono una lunga canzone d’amore nei confronti della nostra città. Abbiamo Milano che scorre nelle vene, fiumi di asfalto e pietre antiche, di cortili segreti e di rogge sotterranee, di mura e di Navigli scomparsi, di antichi quartieri popolari rasi al suolo e della smania di progresso che i milanesi si sono sempre portati addosso. Milano era il laboratorio avanzato nel quale scrivere e testare il futuro dell’Italia, così legata al nostro Paese, ma con la testa in Europa. Milano, se la si conosce, è anche bella. Ma di quella bellezza discreta, che a un primo sguardo non appare, ma se si trova la chiave di volta, allora nasce la meraviglia.

Quando avete deciso di unire le vostre fantasie e scrivere a quattro mani? Quali sono i punti di forza e quali invece le difficoltà legate a tale scelta?
Ci siamo conosciuti tardi, nonostante che, per tutta la vita, abbiamo fatto lo stesso mestiere e frequentati gli stessi ambienti. Per semplificare: l’intellighenzia di sinistra milanese, con lunga militanza di entrambi nelle radio libere, poi nei giornali, cinema, teatri, musica. Eppure, non ci siamo mai sfiorati fino al 2010. Erica aveva appena scritto un libro (L’uomo sbagliato) e aveva bisogno di una mano per renderlo più scorrevole. Da lì il primo tentativo di lavorare assieme. Andato a buon fine. Per il resto, scrivere a quattro mani è più facile di quanto si pensi: basta fidarsi dell’altro e non avere gelosie di nessun tipo e mettere a tacere una parte del legittimo amor proprio. Il linguaggio che ne emerge ha di entrambi, ma non è quello di uno, né quello dell’altro. Ci sono poi due vantaggi fondamentali: a) abbiamo immediatamente un lettore molto interessato a quello che abbiamo scritto b) abbiamo la possibilità di mettere a fuoco due sensibilità: maschile e femminile, senza che necessariamente corrispondano al nostro genere natale.

Come lavorate, operativamente? Vi dividete i capitoli? Uno di voi fa la revisione e l’editing al lavoro dell’altro?
Si costruiscono i personaggi e la storia assieme. Si lavora molto sui caratteri e sulla trama. Dopodiché i capitoli sono scritti singolarmente, ora da uno ora dall’altra. Li si rilegge e li si corregge assieme. Si cerca anche di assegnarli secondo le propensioni naturali dei due autori: scene di alleggerimento Giorgio. Scene madri Erica. Ma anche in questo caso non ci sono ruoli fissi ed è sempre possibile scambiarsi un capitolo, quando si intuisce che all’altro dei due verrebbe meglio.

Il vostro romanzo, come i precedenti che vedono Greta e Marlon in azione, è molto cinematografico. C’è il progetto di trasformare la loro storia in un film? O si tratta di qualcosa di già più concreto?
Purtroppo, non abbiamo nessun contatto diretto. Abbiamo realizzato da soli alcune scene filmate o recitate in teatro che dessero una misura di quello che intendevamo realizzare, ma no non c’è niente di concreto e nemmeno di abbozzato. Peraltro, se qualcuno volesse, sappia che siamo molto interessati.

Da dove nasce il vostro interesse per il periodo storico di cui raccontate nei vostri romanzi che vedono Greta e Marlon in azione?
La nostra scelta stilistica si basa su due fondamenti: la memoria e non la nostalgia. Noi non rimpiangiamo la Milano di allora e non la consideriamo migliore di quella attuale. Era una Milano tetra, in bianco e nero, inquinata a livelli eccelsi, con un’aria irrespirabile e una divisione in classi molto marcata. Una Milano dove i poveri stavano male davvero e i ricchi vivevano una vita del tutto diversa. Una città dove si mangiava male, ci si vestiva male, trascurata dal cinema e dalla televisione. Con un’unica eccellenza che era la Scala e, successivamente, il Piccolo Teatro. Memoria significa capire da dove veniamo e non dimenticare mai quello che è successo. Per questo motivo ogni romanzo di Greta e Marlon parte da un fatto di cronaca clamoroso, avvenuto esattamente nel periodo di cui ci occupiamo: in Vertigine era la rapina di via Osoppo e la nascita della criminalità moderna, tema che verrà approfondito in Non mi dire chi sei con l’arrivo della mafia al Nord e l’omicidio Mattei. Cinemascope ha al centro l’assassinio di John Kennedy; Juke-box il Golpe Borghese e Macerie il sacco di Milano a opera della speculazione edilizia nel dopoguerra e la Prima della Scala che si svolge ancora, per l’ultimo anno, il 26 dicembre. Il secondo tema è la famiglia. Quasi un’eco della tragedia greca: i peggiori delitti, allora come ora, avvengono in casa. Esteticamente poi, entrambi, andiamo matti per l’iconografia d’epoca.

Come è arrivata l’idea del titolo del romanzo e quale significato – nell’accezione più ampia possibile- vorreste arrivasse al lettore?
La frase finale del libro è emblematica. “Nevica, quando Greta gira le spalle a Marlon e lo lascia di fianco alla tomba appena scavata a coprirsi di neve come fosse un Gargoyle del Duomo. Tanto che mi frega che ’l fio¬ca? Non sta nevicando su un uomo, nevica sui frammenti di un uomo. Un sasso qua, un cuore là, un po’ di freddo in più, un piede, una mano, delle spalle capienti, ma non per reggere tutto il dolore. Macerie, solo macerie”. Le macerie sono tanto quelle fisiche, le ferite lasciate dalla guerra, quanto quelle morali che Greta e Marlon si trascinano dentro. Greta ha visto la mamma suicidarsi, buttandosi nella tromba delle scale, Marlon ha 30 anni, ha fatto la guerra, il partigiano, è stato in galera, ha provato col pugilato, fallendo e non ha prospettive nella vita. Sa solo che non vuole fare l’operaio come il padre. Macerie su cui ricostruire. Come sempre succede dopo una guerra. È un invito a non cedere mai, rimboccarsi le maniche e ripartire.

Che lettori siete? Avete gusti affini o opposti? E quali sono, se esistono, gli autori ai quali vi ispirate durante la progettazione e la scrittura delle vostre storie?
Abbiamo una trilogia di autori in comune: Simenon, Chandler e Camilleri. Dopodiché i nostri gusti, pure affini, si differenziano. Il giallo, il noir resta il colore fondamentale, ma con variazioni necessarie. I gialli francesi (e i film francesi) in genere hanno una marcia in più, su questo siamo concordi. La lista delle passioni sarebbe lunga e complessa: Izzo, la Vargas, il primo Carlotto, Bruno Morchio, Varesi, Michel Bussi, Daniel Pennac, Lemaitre, Musso, Dashiell Hammett, Joseph Conrad, Cormac McCarthy, Safran-Foer, Ellroy e quanti altri ne vogliamo mettere. Tra i nuovi Savatteri, Andrea Cerone, Pietro Grossi, Rosa Teruzzi, Giampaolo Simi, eccetera. Quando scriviamo cerchiamo di averli tutti nella memoria, ma nessuno in particolare. Forse un po’ Fruttero e Lucentini per quanto riguarda lo scrivere in coppia e l’ironia di fondo.

C’è già qualcosa di nuovo che bolle in pentola e riguarda, magari, Greta e Marlon?
Macerie è molto recente. Abbiamo messo la parola fine a febbraio. Però c’è già una nuova storia che ci urge dentro: si intitola Mannequin (si capisce che abbiamo la passione per i titoli di una parola sola?) e si svolge nel 1965. Sempre con Marlon e Greta, ma anche con qualche personaggio nuovo. Una famosa stilista italo-americana arriva a Milano per le sfilate, in coincidenza col concerto dei Beatles a Milano e… ma le trame si possono raccontare? 😊

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