
Fabio Viola è un prototipo di ibridazione culturale, più che uno scrittore e traduttore. Nato a Roma, è vissuto in Giappone e ora vive e lavora a Milano. O è un maniaco del sushi, o ha storie interessanti da raccontare. Scommettiamo sulla seconda ipotesi.
Qual è stata la genesi del tuo romanzo I dirimpettai – chi sono i veri dirimpettai, parla, confessa! - ma soprattutto quand’è che ti sei accorto di avere in mano qualcosa che poteva diventare un romanzo?
Il romanzo è nato quando sono nati i personaggi, e i personaggi sono nati quando mi sono accorto che i brevi status che andavo scrivendo su Facebook per divertirmi stavano acquisendo consistenza, corpo e una certa complessità - cosa con cui il social network entra sempre in conflitto. A quel punto ho sottratto a Facebook l’esclusiva e mi sono messo al lavoro su un libro. Per quanto riguarda i “veri" dirimpettai, chi sono e cosa fanno, non è così importante scoprirlo. Di certo le persone che ho brevemente e blandamente spiato e che hanno in qualche misura ispirato i personaggi di questo libro sono totalmente diverse dai dirimpettai che racconto. E non solo perché sono molto meno spietate.
Sei lì dietro alla tua finestra che osservi i dirimpettai. Il tuo sguardo è indignato, divertito o nessuno dei due?
Se li osservo da loro creatore direi senz’altro divertito. Ma anche se li osservassi da lettore avrei la stessa reazione. L’indignazione verso i personaggi di un libro dall’esplicito intento umoristico mi sembrerebbe un po’ patetica.
Più Bret Easton Ellis o più Roberto D’Agostino?
Bret Easton Ellis l’ho letto e molto amato, ma sinceramente a parte il citare le marche dei prodotti qua e là non vedo similitudini. Ne I dirimpettai c’è molta più sitcom anglo-americana. C’è Absolutely fabulous di Jennifer Saunders, c’è un po’ di Modern Family e un po’ di Peep show. L’intento del libro è proprio quello di ibridare linguaggi diversi, ovvero quello televisivo delle sitcom e quello romanzesco. Roberto D’Agostino e tutto l’immaginario di Dagospia, invece, potrebbero far parte di ciò che nel libro è irriso, non di ciò che viene citato e ancora meno celebrato.
Che reazione ha avuto – se una reazione c’è stata – la comunità gay e trans al tuo libro e ai tuoi personaggi? Caricatura o sguardo affettuoso, direi almodovariano?
Mah, non so se in Italia o altrove esista una “comunità” gay o trans che reagisce e commenta in maniera compatta. Per adesso, a parte i commenti divertiti di alcuni amici, non ho ricevuto riscontri “ufficiali" - anche perché non immagino da chi potrebbero mai provenire.
Quanto è “da iperspazio” il salto tra il Giappone e gli attici del generone romano? Tu hai esplorato entrambi gli universi…
Li ho esplorati con mezzi talmente diversi che è impossibile paragonarli. Con I dirimpettai ho voluto provare una cosa che fosse in primo luogo divertente e che giocasse con i generi in modo creativo. Per questo motivo fatico a confrontarne lo sguardo con quello dei miei precedenti romanzi. Lo stacco non è solo dal Giappone all’Italia ma è soprattutto nel modo in cui ho scelto di raccontare i personaggi e nella griglia che ho usato con I dirimpettai. C’è la stessa distanza che otterrei rispondendo alla tua domanda con dei numeri.