
Perchè gli scrittori nordici hanno quest'aura di mistero? Credevo fosse solo una suggestione collettiva, eppure mi son dovuta ricredere. Lei è gelidamente distante, eppure così presente e curiosa verso tutto e tutti... conosco la sua interprete. Islandese... una tra le lingue più destabilizzanti che abbia mai sentito. Sono un po' a disagio, lo confesso, i primi cinque minuti non capisco nulla... poi arriva il disgelo. Basta un mio commento ad alta voce quando racconta che in Islanda gli scrittori sono mantenuti dallo Stato che tutta l'intervista prende subito la direzione che volevo.
Ho letto la tua biografia, ma ora che ti vedo mi domando: quanti anni hai realmente?
13 anni! (ride, ndr)
Come si fa a fare tante cose, tutte diverse e tutte così precocemente?
Ho cominciato molto presto e mi sono stupita moltissimo che le cose siano andate così. Tutto è accaduto in fretta, un libro dopo l’altro. Ha fatto molte cose nella vita, dalla barista alla studentessa di Filosofia, ma devo dire che nel mio Paese c’è la possibilità per uno scrittore di cominciare presto. In Italia immagino sia abbastanza strano, se il personaggio non è 'vendibile', e comunque c'è da dire che anche in Islanda sono stata la più giovane autrice in circolazione, ero 'strana' anche là. E’ vero però che l’Islanda è un’altra realtà: è molto più semplice pubblicare, non esiste burocrazia, non serve un agente, basta entrare in una casa editrice e chiedere informazioni.
Hai scritto un po’ di tutto, molti generi diversi: questo perché secondo te ogni scrittore deve sperimentare o perché non sai ancora qual è il genere che ti piace realmente?
Io mi sento in realtà una scrittrice di romanzi. I racconti, i libri per bambini li considero dei percorsi paralleli, strade che ho intrapreso per poi tornare sulla strade principale. I romanzi sono la mia casa. E poi in realtà all’inizio avevo bisogno di soldi: in Islanda gli scrittori prendono soldi dallo Stato. E i racconti filosofici per bambini li ho scritti perché conoscevo uno psicologo che mi ha fatto sapere che un istituto scolastico aveva bisogno di un testo del genere. In realtà il mercato è molto piccolo in Islanda, e quindi gli scrittori non vivono con quello che vendono. Ma sono felice di essere nata in una realtà come quella, e riconosco di essere stata fortunata.
Cosa non deve mai mancare in un libro che scrivi e cosa non deve mai mancare in un libro che leggi?
A me non interessano i gialli, premetto, però quello che non deve mai mancare è qualcosa che tenga desta l’attenzione del lettore: ma non cose dozzinali come un cadavere, piuttosto una magia, meglio se il lettore non si rende conto di cos’è.
Cosa tieni sul comodino per leggerlo prima di addormentarti?
Marguerite Duras, Ameliè Nothomb. Tra me e la Nothomb c'è un filo, un'assonanza.
Da qualche anno nel panorama editoriale italiano va di moda scoprire gli autori nordici come se nel nord ci fosse qualcosa di magico. Che cosa possono dire gli scrittori nordici in più, cosa ci possono comunicare di vero e di diverso?
Niente.C’è soltanto questa moda del momento sulla letteratura scandinava: inoltre in Francia e in Germania si ha quest'immagine dell'estremo nord e dell'Islanda come piccoli villaggi sperduti, una realtà molto diversa da come effettivamente è. Ho avuto molta difficoltà a pubblicare questo libro in altri Paesi, perché è considerato poco 'scandinavo'. In Francia hanno comprato i diritti dei miei libri più recenti perché li considerano più vicini a questa immagine. Una cosa a cui tengo particolarmente è dire che ho un grande rispetto per la letteratura mediterranea. E constatare che l’Italia abbia trovato il differenziale per il mio libro mi rende felice e orgogliosa.
Quando e come scrivi durante la giornata?
Io non sono una mattiniera. Lavoro nella seconda parte della giornata. E non tutti i giorni. Non riesco a tenere la concentrazione. A casa c’è anche una stanza predisposta al lavoro, ma non la uso e scrivo in salotto perché così posso spostarmi, farmi un tè, ballare un valzer…