James Rollins – a sua insaputa – detiene un record molto importante: è il primo scrittore straniero intervistato da Mangialibri, nel lontano 2005. E ci ha sempre seguito, ricambiato, con simpatia e affetto. L’uscita del suo ultimo libro è la gradita occasione per l’ennesima intervista, che va ad aggiungersi alle altre generando una sorta di “diario” della sua lunga e fortunata carriera di scrittore.
Speleologo, subacqueo, scrittore: sono più emozionanti le avventure provate di persona o quelle immaginate sulla carta?
Come speleologo ho dei limiti, quindi nelle escursioni ci vado cauto. Tanto cauto che non ho ancora avuto il coraggio di iniziare a fare speleologia subacquea, anche se prima o poi so che lo farò. Invece quando scrivo posso raccontare avventure senza limiti, posso esplorare nuovi confini senza rischiare nulla.
Il tuo nome è legato al personaggio di Painter Crowe, poi è arrivato Tucker Wayne e l’inseparabile Kane. Quale dei due personaggi ti diverte di più quando scrivi i tuoi romanzi?
Diciamo che Painter lo conosco da più tempo perché era nel primo libro della serie Sigma, La città sepolta, e quindi ho un attaccamento maggiore nei suoi confronti. Però Tucker Wayne ha sempre con sé un cane che si chiama Kane ed è il suo compagno, e quindi se dovessi scegliere chi essere preferirei essere Tuker per il suo rapporto con il cane.
I tuoi romanzi partono sempre da una base storica o archeologica. Come lavori sulle fonti?
Mi piace sempre partire dalla Storia, soprattutto da una parte della Storia che rappresenti un mistero e che termini con un punto interrogativo. Perché una delle gioie più belle è cercare di risolvere questo mistero nelle pagine del romanzo. E poi mi interessa cogliere anche gli aspetti d’attualità, in particolare sono soddisfatto quando riesco ad unire a questo aspetto storico uno di interesse scientifico. Quindi parto sempre dal passato per vedere dove ci porterà il futuro.
Tra l’altro, tu nasci veterinario e diventi uno degli scrittori più apprezzati al mondo. Raccontaci come è avvenuto questo importante passaggio della tua vita…
Una parte di me ha sempre amato la scienza, la medicina, gli animali. Fin da piccolo volevo fare il veterinario. Ma c’era anche un’altra parte di me che voleva raccontare storie, racconti. Mi divertivo a terrorizzare le mie sorelle e miei fratelli con le storie che inventavo. Questa parte di me è sempre esistita anche quando mi sono dedicato agli studi di veterinaria, mi sono laureato e ho continuato a leggere. È stato come gettare benzina su questa parte del mio cervello che aveva questo fuoco ardente della scrittura. Alla fine non ce l’ho fatta più a non ascoltare questa vocina che avevo dentro. Ho iniziato come hobby, ho scritto racconti, poi un romanzo. Non pensavo però che ne avrei fatto una carriera, scrivevo per divertimento. Poi ho venduto un romanzo, poi un altro e le cose sono cambiate e naturalmente la scrittura richiedeva più tempo rispetto al mio lavoro, quindi mi sono affrancato dalla professione veterinaria e mi sono dedicato alla scrittura.
Come sei entrato in contatto con la storia del Malleus Maleficarum, Il martello delle Streghe?
Ho sempre le antenne su alla ricerca di qualcosa di interessante. Mi trovavo in Spagna in una cittadina e camminando per strada ho fermato una persona e gli ho chiesto: “Mi racconti un segreto della sua cittadina che non conosce nessuno!” E questa persona mi ha parlato di santa Colomba, del culto di questa patrona delle streghe. Io sono stato educato da cattolico, non avevo mai sentito parlare di questa santa, tanto meno di una santa che fosse a favore e non contro le streghe. Questa dicotomia l’ho trovata molto affascinante. Questo accadeva più o meno sette anni fa ed è rimasto sempre in un cassetto il pensiero di approfondire questo aspetto. Poi ho letto dell’Inquisizione spagnola, la prima istituzione a volere i roghi delle streghe, e anche questo mi aveva un po’ colpito. Poi ho sentito parlare di questo testo, il Malleus Maleficarum, che era destinato a finire nel dimenticatoio se non fosse stato scritto nel periodo in cui Gutenberg aveva inventato la stampa. Chiaramente la combinazione dell’invenzione della stampa e l’uscita di questo testo aveva portato alla diffusione massiccia di questo breviario per la caccia alle streghe. Diciamo che è stata la scintilla per l’epurazione delle streghe che poi è durata circa trecento anni. Mi interessava capire come la tecnologia unitamente alla parola scritta avesse potuto portare a risultati così orribili.
Pensi che le sette segrete rappresentino un reale pericolo nel mondo di oggi?
Direi di sì. Ho sempre guardato al passato per capire cosa poteva accadere nel presente. Ci sono sempre stati gruppi che operano nell’ombra, in modo occulto, in un regime autoritario. E questo porta alla luce gli aspetti più oscuri dell’umanità.
Cosa rappresenta la scrittura per James Rollins?
Mi dà la possibilità di affrontare diversi problemi che affliggono il mondo e cercare una soluzione. E poi è un modo che ho per elaborare le mie paure. Quando ho parlato con i ventidue ricercatori che si occupano di intelligenza artificiale per prepararmi al libro mi hanno molto spaesato. Scrivere di questa paura ha dato un senso a questa minaccia, mi ha anche dato la possibilità di intravvedere una soluzione per superare questo pericolo. Questo racconto, se vogliamo, è un racconto moraleggiante, lascia una sua morale che parla appunto di intelligenza artificiale e offre anche delle possibilità alternative. L’obiettivo principale che ho quando scrivo è quello di intrattenere il lettore, voglio che abbia il battito accelerato, il cuore in gola e la fronte imperlata di sudore. E che comunque, una volta terminato il libro, abbia qualcosa su cui riflettere. Solitamente aggiungo sempre una spiegazione, indicando cosa è vero e cosa non lo è, l’origine della storia, e lascio sempre delle mollichine di pane ai lettori, in modo che le possano seguire per approfondire questioni che li hanno particolarmente interessati.
Essendo un veterinario, non è in qualche modo sorprendente la tua posizione sulla teoria dell’evoluzione? Intelligent design e Fisica quantistica potrebbero davvero essere la risposta?
Come formazione sono un biologo evoluzionista, ovvio. In questo momento c’è negli Usa un dibattito feroce tra evoluzionisti e creazionisti, erano secoli che non succedeva e mi interessava molto occuparmi dell’argomento, scendere in campo a favore della libertà di pensiero scientifico minacciata da alcuni provvedimenti oscurantistici. Siccome però credo che uno scienziato dovrebbe guardare alla realtà senza modelli mentali predefiniti, con la massima disponibilità ad accettare idee anche ‘difficili’, presento nel mio libro una tesi che è lontana dall’evoluzionismo classico, e ironia della sorte si avvicina addirittura più al creazionismo: l’intelligent design infatti è creazionismo in un ambito diverso. Credo si debba raggiungere un equilibrio: c’è un Dio dietro all’evoluzione? Come è nata la prima scintilla? Sono aspetti trascurati da molti per paura.
Cosa c’è di vero sull’interesse dei nazisti per la Fisica quantistica che racconti ne L’Ordine del Sole Nero?
È tutto vero, è proprio da questo che nasce il romanzo: stavo conducendo delle ricerche sui computer quantistici quando ho trovato un testo che spiegava che i primi scienziati che hanno lavorato sulle applicazioni pratiche della Fisica quantistica erano nazisti. Disprezzavano la strada della relatività perché percorsa da Einstein, uno scienziato ebreo, e quindi cercavano una strada alternativa, e fu Max Planck ad indicarla loro. Il bello è che molti indizi fanno credere che fossero riusciti a tradurre in realtà molte delle teorie quantistiche.
Perché il nazismo è così affascinante per romanzieri e film-maker?
Credo per due motivi, essenzialmente. Innanzitutto il fascino per il male che abbiamo dentro di noi: siamo esseri morali e di fronte all’enormità delle azioni dei nazisti non possiamo non interrogarci su questo mistero. In secondo luogo, i nazisti non sono completamente spariti, è come una cipolla i cui starti vengono a galla anno dopo anno, ci sono complicità, segreti e movimenti neonazisti.
L’Ordine del Sole Nero è un libro molto ‘cinematografico’: i diritti sono già stati venduti?
Ci sono trattative in corso, ma soprattutto per una versione televisiva.
Tra i tuoi tanti romanzi, qual è il tuo preferito?
Quando mi chiedono quale mio libro suggerirei di leggere dico sempre Amazzonia, perché è un libro che non si basa su una serie, è un libro a sé, ed è un ottimo modo per capire come scrivo, quale è il mio stile e di cosa mi interesso. È anche un libro che mi ha divertito molto scrivere perché ci sono molti animali e ci sono anche animali che non hanno ancora avuto la possibilità di incontrare la mia specie. Subentra quindi la mia parte di veterinario ed è stato divertente inventare di questi animali strani.