
Pizzicato al telefono mentre scende da un treno con le valigie in mano e il cellulare stretto tra spalla e guancia, Jasper non si sottrae alle mie curiosità: se pensiamo che avrei potuto beccarlo mentre era ai comandi del suo aereo da turismo sui cieli del Galles, tutto sommato siamo stati fortunati. Aplomb britannico impeccabile, simpatia, disponibilità: del resto cosa potevamo aspettarci dal figlio di John Standish Fforde, ventiquattresimo cassiere capo della Banca d'Inghilterra, la cui firma appariva sulla cartamoneta britannica fino a qualche anno fa?
Dei tanti anni passati sui set cinematografici come cameraman cosa è rimasto nel tuo cuore e nella tua scrittura?
L'amore per la creazione, la fantasia, l'immaginazione, la magia, la finzione, l'umorismo. Proprio quello che mi ha fatto amare il Cinema e farmici lavorare per vent'anni, io che la scuola invece non l'amavo molto.
La tua carriera ome scrittore ha avuto un inizio difficile. Come hai fatto a non arrenderti dopo che il tuo romanzo d'esordio è stato rifiutato la bellezza di 76 volte?
Non mi sono arreso perché amavo quello che facevo, in fondo avevo già un lavoro e scrivevo per gioco, quindi potevo anche permettermi di aspettare: ho scritto sei romanzi prima di arrivare alla pubblicazione e non ho mai mollato anche perché credo che il training sia molto importante per imparare a fare quello che vuoi fare. E comunque non ho ancora smesso di imparare.
La Gran Bretagna della saga di Thursday Next è una realtà alternativa, e nei tuoi romanzi ci sono moltissimi ingredienti fantastici. Ti senti uno scrittore di fantascienza o comunque uno scrittore di genere?
No, credo di essere semplicemente uno scrittore di fiction, a ben guardare scrivo libri che sono fatti di tanti generi diversi. Ma soprattutto scrivo fiction che parla di fiction.
Nel mondo di Thursday Next la gente va pazza per la letteratura. Perché non è così nel mondo reale?
In Gran Bretagna abbiamo gente che cita Shakespeare a memoria anche se in realtà non ha mai letto nulla di suo. Questo succede perché Shakespeare ha inciso sul linguaggio e sull'immaginario collettivo talmente profondamente da diventare qualcosa che va al di là della Letteratura. Quando questo non succede... beh, è un vero peccato.
Per apprezzare al meglio i tuoi romanzi il lettore deve conoscere bene i personaggi di classici della letteratura. Non so da voi, ma qui in Italia questo è molto raro. E' un limite per i tuoi libri?
Mah, forse un po' sì. Però c'è da dire che di solito scrivo per un pubblico che sa che certi personaggi appartengono alla tradizione letteraria ma non necessariamente li conosce in modo approfondito, e si gode la trama anche se magari non coglie tutti i riferimenti. E poi tutto ha un tono di commedia, una leggerezza che non può spaventare chi non è abituato a leggere i classici.
Ti sei stancato di Thursday Next?
No. La caratteristica più importante dei romanzi di Thursday Next è che ogni idea, anche la più assurda, lì ha diritto di cittadinanza - e magari si realizza. E' un mondo inusuale, fantastico, senza regole espressive precise: posso far fare ai personaggi quasi qualsiasi cosa, quindi potrei andare avanti virtualmente per sempre senza mai stancarmi. E – spero – senza stancare mai i miei lettori.