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Intervista a Lars Kepler

Lars Kepler
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Le differenze tra Italia e Svezia non sono poche, ma per capire quanto noi siamo distanti da loro basta un piccolo esempio: da noi Sandra Mondaini e Raimondo Vianello non hanno mai sconfitto la barba e la noia; da noi Romina e Albano non hanno mai scritto un romanzo thriller, al massimo hanno cantato "Nostalgia canaglia" al festival di San Remo; da loro invece una felice coppia di sposi ha deciso di farsi chiamare Lars Kepler, ha messo da parte la nostalgia e ha scritto un libro pieno di morti ammazzati che in poche settimane è diventato un bestseller e che sta spopolando pure all'estero. Quello che si dice... una coppia da paura.

Uno dei personaggi de L'ipnotista, il thriller firmato Lars Kepler, paragona l'ipnosi alla lettura di un buon libro. Quindi lo scrittore deve essere una specie di ipnotista?
Quando leggi un libro avvincente non pensi al fatto che lo stai leggendo e sfogliando. Piuttosto ti perdi nel racconto, il cuore batte più veloce, riesci a vedere tutto, vivi la storia come se ti ci trovassi dentro, le pulsazioni aumentano. Questa è suggestione, e la suggestione è una forma più lieve di ipnosi. Quindi uno scrittore che scrive libri avvincenti diventa una specie di ipnotista.

 


Arrivati a un certo punto de L'ipnotista non si può fare a meno di constatare quanto l'orrore e la crudeltà derivino in primo luogo da personaggi legati al mondo dell'infanzia e dell'adolescenza. Pensate davvero che la malvagità si nasconda in quella che dovrebbe essere l'età più innocente e spensierata?
Noi crediamo che il male non sia congenito, ma che sia il risultato di moltissime circostanze e scelte diverse. L’infanzia è quel periodo della nostra vita in cui siamo più sensibili, più ricettivi e abbiamo meno strumenti che ci consentono di gestire situazioni differenti. I bambini sono come tutti gli altri, ma molto più indifesi. Sono pieni di contraddizioni, nel bene e nel male, e questo è un aspetto che nella nostra società non viene riconosciuto volentieri.

 


Tra i personaggi secondari del libro c'è una certa Anja Larsson, che è la segretaria di uno dei protagonisti, l'ispettore Joona Linna. Visto che un po' tutti definiscono Lars Kepler come l'anti Stieg Larsson c'è da pensare che la scelta del nome della sottoposta del commissario sia una stoccatina al vostro avversario letterario...
È vero, c’è un piccolo ammiccamento a Stieg Larsson. Lars Kepler è ispirato dalla gioia di raccontare di Stieg Larsson e rispetta la sua lotta contro l’estremismo di destra – confrontarsi con lui finora è sembrato giusto. Il nome Lars è un omaggio a Stieg Larsson su in cielo (Lars – Larsson). E comunque Larsson è un cognome comunissimo in Svezia, conosciamo molti scrittori che si chiamano Larsson, compreso Stieg Larsson.

 


Si dice che la letteratura sia lo specchio della realtà. Da un po' di tempo dalla Svezia arrivano un montagna di romanzi pieni di assassini e delitti orrendi: cosa sta succedendo nel vostro paese?
Senza dubbio la letteratura è uno specchio, ma non riflette immagini dirette. Probabilmente la Svezia non è un paese più violento di altri. Pensiamo che ogni paese abbia lati oscuri che si cerca di nascondere sotto una superficie bella e gradevole – esattamente come succede per le persone. Il nostro libro è diventato una cupa immagine riflessa perché quella era una storia che dovevamo raccontare.

 


Si sa ormai ufficialmente che Lars Kepler è uno pseudonimo. Persino sul sito della casa editrice svedese che ha scoperto L'ipnotista c'è scritto che in realtà questo nome nasconde una coppia di scrittori, marito e moglie: Alexander Ahndoril e Alexandra Coelho Ahndoril, voi. Perché non avete usato i vostri nomi reali? E com'è stato lavorare a quattro mani? Anche in questo caso avete avuto le classiche litigate tra marito e moglie?
Sì, volevamo tenere separate le nostre distinte carriere di scrittori, perché scriviamo tutt’altro genere di libri con i nostri veri nomi, romanzi letterari. Ci sembrava che Lars Kepler fosse una voce totalmente diversa dalle nostre, da quella di Alexander e da quella di Alexandra. E poi si trattava di un altro genere, prima non avevamo mai scritto un giallo insieme. Prima non avevamo mai scritto niente insieme, anche se ci avevamo provato. Non potevamo collaborare prima di aver inventato un terzo scrittore, Lars Kepler. Quando scriviamo come Lars Kepler non litighiamo mai. Molti autori che lavorano insieme scrivono un capitolo ciascuno oppure si dividono i personaggi all’interno della storia. Noi non facciamo così, scriviamo tutto in maniera organica, insieme, entriamo uno nelle frasi dell’altra. Sfogliando L’ipnotista non sapremmo indicare una sola frase scritta di suo pugno da uno solo di noi. Per noi è stata un’esperienza profondamente creativa.

 


Quando avrete un figlio (se non ne avete già uno) come farete a dormire sonni tranquilli dopo tutto quello che ci avete raccontato sul mondo dell'infanzia?
Abbiamo tre figlie, e niente ci fa più paura del pensiero che potrebbe succedere loro qualcosa di male. Crediamo che si possa lavorare sulle proprie paure sia come scrittori sia come lettori. È la realtà che fa paura. L’ipnotista è pura finzione, il colpevole viene fermato, Joona Linna risolve il caso e c’è un lieto fine. Da sempre gli uomini sono attratti dal crimine nella finzione, basti pensare ad autori dell’antichità quali Sofocle ed Euripide, o, perché no, Shakespeare. I thriller raccontano come all’interno di ogni uomo luce e ombra si confrontino costantemente. Bisogna osare aprire la porta che nasconde ciò che fa paura, perché si sa che poi si chiuderà di nuovo, prima che il libro sia finito.

 

 

I libri di Lars Kepler