
Maria Rita Parsi è psicopedagogista, psicoterapeuta, saggista, scrittrice, editorialista, ma soprattutto è una persona molto gentile e disponibile. Tra un impegno televisivo e un altro quindi ha trovato benvolentieri il tempo per fare una chiacchierata con noi. Ecco cosa ci siamo dette.
Perché scrivere un libro sulla felicità?
Perché oggi c’è un estremo e assoluto bisogno di felicità. Come sostiene Pericle nella citazione che apre il mio libro La felicità è contagiosa: “La felicità sta nella libertà e la libertà nell’indomito coraggio” e il coraggio è quello di operare delle scelte, di assumersi la responsabilità perché oggi ci manca anzitutto il coraggio di fare scelte e di prendersi la responsabilità di queste scelte. Ho raccontato cinquanta storie in cui i protagonisti partono da una posizione di assoluto disagio, di asperità e sciolgono il loro nodo in modo coraggioso e creativo entrando in contatto e raggiungendo la condizione di pienezza di sé, un intimo stato di consapevolezza delle proprie scelte, della propria volontà, della propria libertà e del proprio coraggio, liberi da condizionamenti. La soluzione arriva da percorsi che portino al raggiungimento della pienezza di sé, ad attimi di intensa felicità.
Una massima, una storia, un consiglio di lettura. Attraverso quale criterio hai armonizzato questi tre ingredienti nel tuo La felicità è contagiosa?
Ho raccolto le storie contenute nel libro nell’arco di cinque anni di tempo, ne coglievo il senso incontrando queste situazioni per esperienza di vita privata o professionale. Con la casa editrice abbiamo pensato di evidenziare il cuore di ogni storia, come un percorso, un consiglio, come la morale nelle favole. Sono favole del quotidiano, della realtà, evidenziare una frase e mettere i consigli di lettura permette l’approfondimento. Perché leggere qualcosa sulla libertà, sulla consapevolezza, sull’ascolto, offre strumenti per capire e per arricchirsi.
In questo libro si toccano tutte le età, ma qual è secondo Maria Rita Parsi la più delicata?
Come sostiene il filosofo moderno Jean-Luc Nancy, il piacere più assoluto è quello del “puppare”, in questa azione il bisogno è desiderio e contemporaneamente soddisfazione, nel bisogno compensato e appagato. L’origine e la fine della nostra vita sono due momenti delicatissimi. Il suggere il latte materno, il bisogno e la soddisfazione uniti, la sensazione dell’abbraccio della propria madre sono la base per una vita felice. Addirittura nel periodo prenatale c’è una fase delicatissima in cui si pongono le basi per la felicità. Sono basi solide interiorizzate. La felicità nasce dalle piccole cose.
Si può imparare ad essere felici?
Ci si può educare alla felicità, ma la felicità è una condizione dell’anima. E’ la capacità di decidere, avere il coraggio della libertà, prendersi la responsabilità delle proprie scelte. La formula vera è quella racchiusa nelle parole di Pericle. Altrimenti puoi provare momenti di gioia, di allegria, ma non di felicità. La felicità è uno stato profondo di compattezza interiore. Si può rafforzare la volontà, la capacità di scelta, il coraggio per affrontare le prove della vita, anche se fondamentale resta l’inizio felice con la madre nella vita prenatale, spinta al benessere ed esperienza indelebile.
La felicità è contagiosa?
Sì, assolutamente! Come il vino buono e il pensiero positivo. Il pensiero negativo, nichilista, produce sempre una pigra sofferenza, come la vendetta. La vendetta è una pigra forma di sofferenza. Bisogna reagire creativamente, scegliendo, trovando soluzioni, il pensiero positivo porta a questo stato di benessere. La salute è importante, la ricchezza offre un contributo, ma la felicità rimane un diritto-dovere di ciascuno di noi.
I libri di Maria Rita Parsi