Come era il rapporto con i tuoi genitori durante la tua prigionia? Venivano a trovarti?
Quando ero in prigione ho visto i miei genitori, e quelli delle mie compagne di prigionia, soffrire quando venivano nelle rare visite concesse. Noi prigioniere, separate da un vetro, cercavamo sempre di tenere un viso impassibile e piangevamo solo quando ritornavamo nella nostre celle: era una tortura che si aggiungeva alle altre terribili torture che eravamo costrette a subire.
Qual è il ricordo di quando eri in carcere in Iran che non ti abbandonerà mai?
Ce ne sono moltissimi e li ho tutti affidati alle pagine dei mie libri...
Come sei riuscita a scappare da Teheran?
Ci sono voluti 6 anni anni prima di riuscire ad abbandonare l'Iran anche perché ho faticato ad ottenere i visti e il passaporto. Dopo questo tira e molla alla fine mi hanno detto che potevo avere il mio passaporto in cambio di soldi ma alla fine sono riuscita lo stesso ad andare via... i particolari li ho raccontati in Dopo Teheran.
In Dopo Teheran racconti il disagio di chi decide di non raccontare e di dimenticare una esperienza così dolorosa: la tua rinascita non è ancora finita?
La vita è un viaggio e il mio, come quello di ognuno, sarà finito quando morirò. Non c'è nulla di peggiore come chiudersi in se stessi e dimenticare. Come può una persona perdere la memoria delle sue amiche che sono morte in modo terribile? Come posso scordare la sofferenza mia e dei miei amici nel carcere di Evin? La chiave per sopravvivere è quella di guardare in faccia il passato ed affrontarlo guardandolo dritto negli occhi. Scappare non risolve davvero nulla.
I tuoi libri circolano in Iran?
Un anno fa circa ho cominciato a tradurre il mio libro nella mia lingua di origine e sto continuando anche se è un po' difficile. Poi ho autorizzato un giovane, del quale ho molta fiducia in Iran, a tradurre il testo del mio primo libro e una volta completato il lavoro mi ha detto che lo avrebbe messo on line: ora, però, non oso mettermi in contatto con lui per sapere se effettivamente è riuscito a farlo. So comunque che il mio libro è disponibile in inglese nel mio paese e la gente che parla inglese può comunque leggerlo. Ho rilasciato anche delle interviste in persiano per alcune emittenti radiofoniche ascoltate nel mio paese e grazie a queste interviste alcune mie compagne di prigionia sono riuscite a mettersi in contatto con me. E' imprtante che i giovani vengano a conoscenza di quello che è successo in Iran, devono conoscere la storia vera non quella versione distorta data dal regime: i giovani devono capire che il regime rischia di soffocarli proprio come successe a noi...
Pensi che il tuo memoriale Prigioniera di Teheran sia stato utile in qualche modo alle donne che ogni giorno nei paesi islamici subiscono violenze fisiche e psicologiche?
Spero proprio che sia davvero così.
I libri di Marina Nemat