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Intervista a Marino Sinibaldi

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Non è mai facile intervistare chi della comunicazione ha fatto il proprio mestiere, chi è abituato a fare domande sempre giuste e pertinenti. Toccherà fare gli strordinari... e infatti li faccio. In pratica intervisterò una specie di 'guru' che di libri e non solo ne sa ampiamente più di me... quindi basta cominciare con una curiosità, il resto vien da sè.



Dal tuo osservatorio privilegiato, la popolare trasmissione radiofonica RAI sui libri Fahrenheit, come vedi il futuro della comunicazione editoriale?
Anche se non amo molto i profeti, credo che la comunicazione si dislocherà in luoghi diversi, quella dei libri in particolare potrebbe già essere esemplare e dare un’indicazione di quella che sarà. La comunicazione oggi infatti passa da molti canali diversi e spesso anche incalcolabili, non misurabili empiricamente: si fa un gran elogio del passaparola, ma anche dietro il passaparola ci sono molte diverse fonti tra le quali certo anche quella referenziale diretta - come il consiglio di una persona che conosciamo - ma anche informazioni prese dai blog, dai siti, da una mail che si è ricevuta.

Cosa pensi dell’e-book, come oggetto e come opportunità?
L’e-book comincia ad essere interessante, anche in Italia stanno cominciando a commercializzare l’iLiad, che ha uno schermo particolare ed ha una leggibilità molto buona. Però - diciamocelo - il libro è l’oggetto più tecnologicamente avanzato: è mobile e non ha bisogno di energia! Sicuramente tra qualche anno troveranno, perché lo stanno già sperimentando, la maniera di trasmettere energia anche tramite wi-fi, ma anche se riuscissero ad applicarla agli e-book reader non aggiungerebbero niente di nuovo ad una qualità che i libri hanno da quattrocento anni, ovvero permettere di leggere camminando! Oggi va tutto verso la 'leggerezza energetica', tutte le cose hanno a che fare con l’economia dell’energia. Penso che l’e-book sia interessante per una lettura professionale, penso alla comodità, che so, per gli avvocati di avere con loro i codici, ma anche per i medici e per chi può aver bisogno di avere con sé la Treccani, ma non credo proprio che cambierà sostanzialmente la lettura, semmai ne modificherà alcune sfumature.

Ci sono oggi delle correnti letterarie chiaramente identificabili nel gusto del pubblico, nelle tendenze degli editori? E più in generale come giudichi il mercato attuale?
Non si può parlare di un unico gusto del mercato, credo che sia un gusto piuttosto anarchico, difficile da pilotare, vedi il fenomeno Pulsatilla di cui anche voi parlate, ma anche Melissa P., o ancora Gomorra: sono tutti libri che all’inizio con la prima edizione non avevano tirato un numero particolarmente alto di copie. Oggi si assiste a un fenomeno interessante, che è quello della contaminazione tra letteratura e giornalismo che deriva probabilmente anche dal fatto che l’informazione fa fatica a raccontare la realtà e i linguaggi non sono più sufficienti per raccontare un presente così difficile e complesso. E' il caso di Roberto Saviano e William Langewiesche stessi, che tentano di rivitalizzare il linguaggio letterario, ma anche di Paolo Giordano e di tutti quelli che invece parlano dei grandi temi eterni della letteratura di tutti i tempi. C’è anche un gusto noir scandinavo che ha avuto un grande successo; oramai il noir non è più un genere di serie B e racconta anche luoghi, dinamiche, e lo fa divertendo diventando un importante strumento di narrazione della realtà. Una contaminazione questa che arricchisce senza dubbio la scrittura.

Ma la cultura abita solo i festival letterari?
Fahrenheit segue da molti anni la Fiera del Libro di Torino e tanti festival come il Festival della Letteratura di Mantova, e c’è da dire che sicuramente le manifestazioni di questo tipo hanno il merito di aver abbattuto il confine di riverenza e distacco che ammantava il libro, e sebbene questo non si discuta, è anche vero che dopo dieci anni bisognerebbe fare un bilancio. Tutta l’effervescenza culturale smossa dai festival non ha ahimè cambiato il panorama dei lettori né arricchito sostanzialmente il clima culturale e civile del nostro paese. A proposito: detto sottovoce, credo che i libri dovrebbero essere uno degli strumenti di civilizzazione e non solo di svago…

E i premi letterari dove li mettiamo?
Sono più o meno tutti uguali, e specchio di una società letteraria che non c’è più. Non li tengo in grandissima considerazione: aiutano gli scrittori a guadagnare qualcosa e i critici a spostarsi per l’Italia.

Un consiglio da Marino Sinibaldi lettore ai nostri lettori: i tuoi libri preferiti?
Impossibile tirarne fuori solo alcuni, ne ho amati troppi e tutti per ragioni diverse. Posso dirti il libro che ho portato con me quest’estate è Lettera ad una professoressa di Don Milani, l’ho letto per intero almeno tre volte e adesso mi si è quasi sfasciato.