
A mia moglie mica l’ho detto che andavo a intervistare Miss Bikini America 2004, se no col cavolo che mi ci mandava. Ma probabilmente – anzi, sicuramente – se avesse conosciuto Nancy Amanda avrebbe provato per lei una istintiva simpatia, come è successo a me. Per il suo sorriso, per la sua chiacchiera travolgente, e soprattutto per la sua voglia di raccontare le donne normali, quelle con la cellulite, i rotolini, le gambe non proprio lunghe, i peli: quelle che ogni giorno amiamo e che vogliamo accanto a noi. Le donne vere, le uniche che ci interessano.
Donne vere, problemi veri, corpi veri: perché hai fatto la scelta di raccontare questo nel tuo libro Il mio corpo – Body Drama e perché tanti altri non fanno nulla di simile?
Ho fatto questa scelta perché è ovvio che questa è la realtà, talmente ovvio che nessuno l’ha mia fatto! Volevo semplicemente raccontare la vita delle persone normali, a raccontare il lato glamour delle donne già ci pensa qualcun altro. Ma anche le donne di tutti i giorni hanno un corpo, e hanno il diritto di essere visibili.
Perché la parola “dramma” nel titolo?
Negli Usa “dramma” è una parola che va molto di moda, non si fa che parlare di dramma col ragazzo, in famiglia, sul lavoro. Naturalmente soprattutto tra le adolescenti si associa spesso a questioni inerenti il corpo: ho voluto prendere in prestito questa espressione che a quanto pare colpisce molto l’immaginazione, ed ha funzionato.
Quale impatto negativo ha l’imposizione di modelli troppo innaturali e perfetti sulle donne, soprattutto sulla psiche delle adolescenti?
Parliamoci chiaro: ci sono tanti uomini bruttissimi che hanno successo, e nessuno ci fa caso. Se una donna invece ha successo per le sue capacità ma è esteticamente brutta viene fatta a pezzi, ridicolizzata, presa in giro. Eppure solo lo 0,1% delle donne somiglia a una modella o un’attrice, e anche in questo caso la bellezza dura solo un breve periodo della vita. Persino le modelle devono imparare ad accettare il loro corpo che cambia (ne so qualcosa io, che nel 2004 ho vinto il titolo di Miss Bikini e ora sono diciamo… un po’ grassottella). Volevo cercare di proporre un modello femminile realistico per ispirare le donne a inseguire i loro sogni con fiducia. Se accettiamo l’idea che non dobbiamo essere belle per farcela avremo conseguenze sociali secondo me rivoluzionarie.
Oltre all’importanza psicologica, ritieni che il tuo libro possa avere anche un ruolo sanitario, intervenendo sulla salute delle lettrici soprattutto a livello di prevenzione?
Credo proprio di sì: spesso a causa di remore psicologiche le donne non chiedono aiuto al loro medico nonostante capiscano che ci sono dei problemi, e peggiorano il loro stato di salute. E non stiamo parlando di povere analfabeti, attenzione: una mia amica colta, ricca, bella e in carriera mi ha confessato che leggendo il libro ha capito di avere un herpes genitale. Lei capiva che c’era qualcosa che non andava, ma non aveva mai avuto il coraggio di andare dal medico. Sono rimasta letteralmente scioccata e ho capito che abbiamo bisogno di fonti di informazioni sanitarie così, accessibili quanto attendibili.
Per il libro hai pescato dalle tue esperienze personali di donna, hai raccolto testimonianze o cosa?
Ehm, naturalmente non ho tutti i problemi fisici descritti nel libro. Del resto nessuna donna potrebbe averli tutti! Ho pescato nelle mie esperienze personali ma anche dalle chiacchierate con le mie amiche, dai forum più frequentati su Internet. Poi ho consultato numerosi testi medici, e ancora una volta ho capito quanto sia sbagliato dal punto di vista comunicazionale il linguaggio usato dalla maggior parte degli operatori sanitari.
Come sono state scelte le ragazze che appaiono nelle foto contenute nel libro?
Ho messo un annuncio su Craigslist.com, qualcosa come “Cerco modelle di tutte le taglie e forme disposte a mostrare il loro corpo per una giusta causa: non cerco modelle, ma modelli positivi”, e in pochi giorni la mia mailbox è stata invasa da migliaia di messaggi con foto allegate. Foto di professoresse di Musica, di studentesse, di impiegate. Una cosa molto divertente, che non è affatto sporca: è mostrare le forme delle donne per come sono davvero. Con tante di loro siamo ancora in contatto e siamo diventate amiche, ogni tanto qualcuna di loro mi scrive “Ehi, oggi ho visto le mie tette in libreria!”.
Che reazioni ha suscitato il libro?
Avrei voluto suscitare più reazioni negative, fanno vendere più libri! Invece c’è stata un’accoglienza molto affettuosa, all’inizio temevo che il libro fosse etichettato come pornografico, ma se ci si pensa parla di problemi normalissimi per scopi positivi, è anche difficile attaccare un libro così. Qualcuno ha detto: troppe vagine fotografate. Ma diamine, se ne devo mettere due o tre - ho pensato – a questo punto vale la pena di metterne tante!
I libri di Nancy Amanda Redd