Com’è nata l’idea di scrivere un libro a quattro mani come Ma la vita è un'altra cosa?
Io e Alessandro Cattelan siamo molto amici nella vita, stiamo volentieri insieme, ma non sempre è semplice unire due cervelli, ci siamo venuti incontro rispettando i diversi punti vista, esercitando una forma di rispetto reciproco, assecondando le idee dell’altro, mettendo talvolta il proprio ego da parte in funzione della migliore riuscita del libro. L’idea che sta alla base del libro mi è venuta lavorando in radio, facendo un programma dedicato alla musica dei cantautori italiani. Non so a te, ma a me ha sempre incuriosito chi fosse la Sally di Vasco Rossi, come vivesse, cosa pensasse quando sentiva uscire la sua storia da una radio… Se si riconosceva in quella canzone o se le cose in realtà erano andate diversamente… Pensa quando ho scoperto che in realtà Sally era Vasco Rossi stesso! L’idea di fantasticare su questi personaggi citati nelle canzoni mi è piaciuta, e così l’ho raccontata ad Alessandro. Lui mi ha risposto che se l’indomani ci fosse piaciuta ancora l’avremmo messa per iscritto. Il giorno dopo abbiamo iniziato.
Qual è il personaggio che hai amato di più?
Per questione di affezione personale e trascorsi di tesi di laurea (mi sono laureato alla Statale di Milano in Letteratura Italiana con una tesi sui luoghi reali e immaginari nei testi di De Gregori) ho amato il personaggio di Alice, un personaggio che non ho mai capito fino in fondo, e anche se non rimane uno dei più simpatici nel libro. Mi è piaciuto spiegare che cosa ci facesse sui tetti a guardare i gatti.
Ma questo filo musicale presente nel libro è un po’ una scusa per parlare di qualcos’altro no?
Sì chiaramente il libro parla dell’amicizia tra due ragazzi, Christian e Matteo, e questo seguire le tracce dei vari protagonisti delle canzoni a bordo di una vecchia Clio è un modo per parlare di loro, e raccontare una storia comunque avvincente.
Però questo ‘duo’ un po’ vi somiglia…
In effetti i caratteri sono molto simili e anche la voglia di ridere, di stare insieme, l’amicizia che li lega è la stessa che lega me e Alessandro. Ma chiaramente la storia è romanzata. Sai, mi sono chiesto se l’autobiografia anche se camuffata potesse interessare, ho avuto un po’ il timore che non fosse così, ma in fondo l’amicizia è un valore universale così come la musica e trovo che aver scritto questo libro sia stato anche un bel modo per lasciare una traccia di questo sentimento genuino.
Com’è stato scrivere senza dover fare i conti con la metrica e la musica?
Eh, inizialmente ho avuto una sensazione di horror vacui, lo confesso, però è durato poco ed ho sperimentato la bellezza di poter scrivere quanto volevo senza essere imprigionato nella metrica o nei tre minuti di una canzone, o dover fare poi i conti con la musica. Ho scoperto in più che scrivere un libro - contrariamente a quando scrivo i testi delle mie canzoni - è un vero e proprio lavoro di squadra dove l’editor gioca una parte importante.
Ti è rimasta la voglia di scrivere?
Sì, perché è stata una bella esperienza, in più di questo libro sono stati comprati i diritti e probabilmente ne verrà fatto un film. Se un’idea per un altro libro bussasse alla mia testa è chiaro che aprirei, alle idee si apre sempre.
Riesci a ritagliare un po’ di tempo per la lettura?
Ci provo, leggo quasi esclusivamente la sera. Mi piace comprare tanti libri, li metto tutti uno sopra l’altro, ma leggo lentamente perché lo confesso… mi addormento. La cosa bella è che riesco sempre a mettermi in pari durante le vacanze. Prima quando studiavo era diverso ero costretto a leggere una quantità enorme di libri.
Cosa ti attrae in un libro?
Il titolo, sempre. Mi piace fantasticare sul contenuto partendo da lì, amo anche i titoli dei giornali, ammiro chi li sa scrivere e anche a me piace farlo essendo un giocoliere delle parole, mi sono divertito a trovare anche i titoli dei vari capitoli del libro.
Da poco è uscito anche il tuo ultimo lavoro discografico “Da casa a casa”: quanto del disco è finito nel libro?
Moltissimo, tanti lettori mi hanno già fatto tana ma credo sia naturale. Mi piace sempre dire però che il libro è stato fatto di pancia, nel libro si ride tanto, è meno censorio, più libero, mentre il disco è stato fatto col cuore, due modi diversi di comunicare, ma entrambi bellissimi. [elena torre]
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