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Intervista a Nicholas Jubber

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Giornalista e scrittore, Nicholas Jubber vive nel Dorset, nella parte sud-orientale della Gran Bretagna, ma ha viaggiato molto per il mondo, dal Medio Oriente all’Asia centrale, dall’Africa a tutta l’Europa. Lo abbiamo recentemente raggiunto per scambiare quattro chiacchiere alla Bologna Children’s Book Fair 2023 dove presentava il suo quinto libro, un saggio sulle origini delle fiabe.



Visitando il tuo sito web colpisce la definizione che dai di te stesso: “Sono uno scrittore ed un viaggiatore, con la passione per la storia ed un paio di piedi callosi”. Due diverse anime in un corpo solo, si direbbe... ce n’è una che prevale sull’altra?
Le due anime che tu citi sono due cose collegate, due facce della stessa medaglia: per me viaggiare è un modo per esplorare la storia, ovvero andare nei luoghi dove le storie hanno avuto luogo e vedere il mondo attraverso occhi diversi. Raccontare storie e viaggiare hanno la stessa radice. <7p>

Leggendo il prologo del tuo I raccontastorie è molto affascinante il racconto del forte legame che hai avuto con le fiabe sin da quando eri molto giovane e che poi è proseguito anche con i figli. Cosa ti affascina davvero delle fiabe? È un discorso legato al loro messaggio, alla loro universalità o alla loro capacità di incantare qualsiasi tipo di lettore, dal bambino all’adulto?
Le fiabe che ci sono arrivate passando di generazione in generazione sono una cosa bellissima da tramandare e come genitore spero di riuscirlo a fare bene anch’io. In particolare, spero di riuscire a tramandare le storie buone anche se su questo aspetto si potrebbe aprire un lunghissimo dibattito per comprendere, decidere e definire quali siano le storie da tramandare e quelle da non tramandare. Spero anche che attraverso il mio libro traspaia il mio amore per le fiabe e che questo arrivi ai lettori ed allo stesso tempo che riesca ad infondere questo amore e questa passione anche ai miei figli.

Ne I raccontastorie hai analizzato il lavoro di sette grandi autori. Come mai proprio sette e come mai proprio questi sette?
Piuttosto che tentare un approccio enciclopedico ho preferito focalizzare l’attenzione ed andare in profondità nelle vite degli autori o autrici. Sette è il numero magico nelle favole e guarda caso sette narratori è risultato il numero giusto per coprire l’arco della storia della narrazione in maniera equilibrata. La scelta dei narratori da trattare è stata difficilissima, piena di ripensamenti. Mi sono basato su vari criteri, alla ricerca di un equilibrio quasi magico che bilanciasse storie e nuclei tematici molto noti con storie molto meno note ed ho voluto anche comprendere luoghi estremamente diversi tra loro in modo da far viaggiare i lettori e le lettrici sia nello spazio che nel tempo; ho voluto anche includere autrici ed autori con una varietà molto ampia di caratteristiche di genere, razziali, sociali ovvero sette personaggi con sette background molto diversi tra loro il tutto cercando di far sì che ci fosse equilibrio tra questi elementi ma anche tra la storia o le storie da loro narrate che non potevano non essere in primo piano.

Vuoi raccontarci come è partita la tua ricerca su questi autori e sulle loro fiabe e quali difficoltà hai incontrato nello svolgerla?
Innanzitutto, come ho già accennato prima, la selezione dei sette autori su cui focalizzarmi è stata molto difficoltosa. Mi è capitato di lavorare allo stesso tempo su più scrittrici/scrittori che hanno affrontato lo stesso nucleo tematico prima di scegliere quello da includere nel libro. Per esempio per il nucleo tematico de La bella e la bestia avevo una rosa di tre candidate donne; ho scelto Gabrielle-Suzanne Bardot de Villeneuve perché è la prima ad averne scritta una versione ma la fiaba elaborata nella forma e con i nomi dei personaggi che tutti conosciamo oggi è una variante di Jeanne-Marie Le Prince de Beaumont. Quello che ho fatto attorno a ciascun nucleo tematico ed autore/autrice è stato un lavoro di contesto ovvero cercare il mondo che stava attorno alla storia ed analizzare le storie simili che le stavano a fianco per poi operare una selezione; si è trattato di una grandissima ricerca di fonti, sia primarie che secondarie, per ognuno di questi periodi/autori. Il lavoro di ricerca si è sviluppato in tre punti: ricerca di archivio per tutti e sette, viaggi verso i luoghi da cui provenivano le storie laddove possibile e corrispondenza con esperti, molto importante per avere accesso ad alcune fonti (in particolare per l’autore russo Ivan Chudjakov). La sfida più grande è stata aver scritto questo libro durante il lockdown, quando viaggiare era praticamente impossibile e le biblioteche erano chiuse pertanto ho dovuto cambiare in corso d’opera anche alcune scelte già fatte, in quanto non sostenibili in quel momento. Se questo contesto da una parte mi ha chiuso alcune porte (quelle relative alle opportunità di viaggio) dall’altra in realtà mi ha aperto alcuni portoni: molti accademici e studiosi, essendo impossibilitati ad insegnare, sono stati sicuramente più aperti nei miei confronti ed hanno avuto più tempo per parlarmi; mi ritengo molto fortunato perché ho ricevuto davvero tanto supporto, in termini di tempo e condivisione della conoscenza, da parte di vari studiosi senza il cui contributo non sarei mai arrivato a reperire alcune fonti. Insomma, nonostante tutto sono riuscito a trovare una via diversa da quella che avevo immaginato per raggiungere il mio obiettivo.

Quale tra questi sette autori ti è rimasto più impresso o ti ha colpito di più e perché?
Ad avermi maggiormente colpito è stato quello che, per una serie di ragioni, è stato più difficile da raccontare: Ivan Chudjakov. Volevo scavare ed andare un po’ a fondo sulla sua vita ma reperire fonti dirette non è stato per niente facile anche per ostacoli linguistici: la maggior parte delle fonti e dei suoi testi è in russo e non è mai stata tradotta in inglese prima; per fortuna ad un certo punto mi sono imbattuto in un memoir tradotto in francese ma comunque non ho potuto esimermi dall’avvalermi dell’ausilio di un traduttore. Oltre alla difficoltà di reperire fonti si è aggiunto il fatto che lui stesso come personaggio era difficile in quanto estremamente antisociale, non gentile con la moglie, dall’istinto rivoluzionario e vissuto in una situazione politica molto intricata e complessa al punto che si è trovato a far parte di un gruppo di attentatori dello zar. A questa vita personale strana e oscura si affianca la sua passione per la raccolta di fiabe da fonti orali aventi come protagonisti personaggi magici come la strega Baba Jaga oppure lo stregone Koščej l’Immortale, un personaggio forse non tradotto in italiano. È stato difficile approfondire la storia di questo russo ma è stata al contempo un’enorme gratificazione perché la mia ricerca ha portato delle novità anche per molti studiosi russi di fiabe che, oltre ad essersi stupiti di quello che sono riuscito a scovare, sono stati contenti che finalmente parte della sua biografia e delle fiabe da lui raccolte sia stata tradotta anche in lingua inglese. Fare un lavoro di ricerca di questo tipo per far diventare di pubblico dominio personaggi del tutto ignoti è per me un grandissimo obiettivo.

Nel libro sottolinei come nelle tante rielaborazioni le favole abbiano perso alcuni dettagli, ad esempio le parti più oscure sono state fatte sparire per renderle belle da raccontare ai bambini. Qual è la tua opinione? Credi che ridare ai bambini le storie nella loro originalità possa avere un valore?
È un argomento molto complesso. Da un lato mi rendo conto che, come genitori, vorremmo sempre proteggere i nostri bambini dalle cose terribili che ci sono là fuori nel mondo e quindi come dicevi tu le storie si sono molto ammorbidite nel tempo; al contempo sappiamo anche benissimo che i bambini sono estremamente attratti dall’orrido, dal violento, dal disgustoso. Se noi andiamo a vedere la prima bozza della raccolta dei Grimm era molto disturbante, violenta ed anche assurda rispetto alle versioni successive in cui ad un certo punto si è anche aggiunta una spolverata di morale cristiana. Non vuoi renderla più adatta al pubblico dell’epoca? Non vuoi che abbia successo? Per renderla accettabile ad un pubblico che per la stragrande maggioranza è cristiano fai questa cosa. Un ulteriore edulcorazione è avvenuta nelle letture e riletture successive, ad esempio nelle versioni Disney. È chiaro che le versioni originali di queste storie erano totalmente più forti, più affascinanti e più eccitanti perché attraverso le storie originali riuscivi ancora quasi a sentire le voci di queste donne che le raccontavano e tramandavano oralmente. In definitiva la mia opinione è che si debba fare una valutazione bilanciata: da un lato non mandare i figli a letto con gli incubi, dall’altro non negare questa attrazione che l’infanzia ha per la paura e quindi di fatto è un discorso molto individuale, è difficile fare questo tipo di valutazione su una scala diversa da quella personale.

Stai già lavorando ad un altro libro? Vuoi raccontarci qualcosa al riguardo?
Sì, in effetti sono già al lavoro su un altro libro ma sono sempre un po’ riluttante a parlarne in uno stadio così embrionale. Posso solo dirvi che coinvolge i draghi...

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