Salta al contenuto principale

Intervista a Nicola Santini

Nicola Santini
Articolo di

Coordinatore didattico al corso di consulenti d'immagine del Polimoda di Firenze', Nicola Santini è un volto televisivo oltre che un esperto di bon ton, un ragazzo dall’ironia tagliente e la battuta pronta. Lo incontriamo a Trieste, seduti ad un tavolino che dà sul mare, e conversiamo di libri ma anche e soprattutto di galateo ed etichetta: forse era meglio se l’intervista la faceva qualcun altro, sigh...


Scrittori si nasce o si diventa?
Nel mio caso né l'uno ne l'altro. Io sono nato fotografo e ho scritto libri facendo finta di avere una macchina fotografica che invece di pixel stampava parole.

 


E si può crescere leggendo un libro?
Appoggiandomi a quanto detto sopra direi di sì e di no, nel senso che si possono trattare le parole come figure, come quando si sente e non si ascolta. Se si legge osservando e comprendendo quanto l'autore scrive si può crescere, eccome.

 


La decisione di scrivere il tuo Casalingo (non disperato) in un giorno nasce da un'esigenza personale?
Più che da una esigenza dall'idea di fornire un elemento di ricostruzione: ho bacchettato per anni gli uomini che non aiutavano le mogli nei mestieri domestici. Poi mi son detto: diamo loro uno strumento per evitare di essere sempre a digiuno...

 


Tu che sei esperto di galeteo, qual è è il galateo per uno scrittore?
Credo che il rispetto verso il lettore sia alla base di tutto. Quindi non una regola, ma un dovere: i libri, indipendentemente dal contenuto, sono sempre presi come qualcosa un palmo più serio rispetto a giornali e tv. Scrivere in italiano, senza le k al posto del ch già sarebbe una bella cosa.

 


Dalla tv ai giornali ai libri il passo è breve?
Nel mio caso l'ordine è stato: giornali, libro, tv: dai giornali al libro sono passati 5 anni, dal libro alla tv meno di 24 ore: in concomitanza con l'uscita del mio primo libro, Maurizio Costanzo inviò una troupe capitanata dall'autrice e allora inviato Fabrizia Avolio, a riprendere una mia lezione. Fu l'inizio.

 


Come trovi il tempo per scrivere? C'è un momento della giornata che prediligi?
Il tempo di scrivere lo trovo sempre, ma mai quanto vorrei. Io scrivo bene solo al mattino presto e se non ho pensieri. Il mese di agosto è quello in cui produco più battute.

 

Cosa ti piace leggere?
Vado a momenti. In certi momenti mi piace la scrittura verista francese tipo Emile Zola, in altri devo rigenerarmi con Sophie Kinsella. Mi piace leggere Tremonti, Sgarbi, Gian Antonio Stella, Giuseppe Scaraffia...

 

Tre libri che consigli?
Gomorra di saviano, Gli italiani di Barzini e I miei primi quarant'anni di Marina Ripa di Meana. Tutti e tre danno un quadro preciso del Paese in cui viviamo. Sembra strano ma alla fine si capisce che l'argomento è lo stesso.

 

C'è un 'rito scaramantico' un'abitudine, un vezzo che hai quando scrivi?
Ho l'abitudine di scrivere molto quando sono a Trieste, con una finestra che affaccia sul mare.

 

Cosa non sopporti in te stesso e negli altri?
In me stesso non sopporto il metabolismo che mi ha avere un appetito tremendo in estate e sfiora l'anoressia in inverno. Negli altri detesto l'abitudine di sentirsi al centro dell'universo. Non sopporto chi fuma troppo, chi parla per ore e ore di sè, chi si lava poco. Confesso che, dopo anni di mondanità e globetrotting,  il genere umano comincia a starmi abbastanza stretto. Preferisco di gran lunga i chihuahua. [foto christian ciardella]