Salta al contenuto principale

Intervista a Paolo Rossi

Articolo di

Attore, cabarettista, conduttore televisivo, cantautore, drammaturgo e regista. Vi basta? A noi per aver voglia di intervistarlo bastava e avanzava.



Come è possibile far ridere semplicemente leggendo degli articoli della Costituzione?
Beh, in questo caso la legge è talmente disattesa che solo leggerla fa un effetto surreale irresistibile, innanzitutto. Poi, più in generale, la politica si è molto spettacolarizzata negli ultimi anni e più di una proposta politica adesso conta una battuta azzeccata durante un talk show. Ad esempio io per il talento comico dell’ex premier personalmente provo una profonda invidia. Insomma siccome di politici-comici ora ce ne sono tanti, io per bilanciare ho deciso di occuparmi di Costituzione.

Il tuo rapporto con la tv è molto conflittuale da sempre: ci racconti il tuo ultimo scontro con la censura?
Il caso “Domenica In” mi pare emblematico, ne hanno parlato tutti i giornali: mi hanno invitato in trasmissione, io ho chiesto: ma siete sicuri? Sì, sì! Posso fare tutto quello che voglio? Ci mancherebbe! Sicuri sicuri? Certo, certo. Però siccome sono un buono mi ero preparato una cosa soft, in fondo entri subito dopo pranzo nelle case degli italiani e devi farlo in punta di piedi: il discorso di Pericle agli ateniesi, roba di 2400 anni fa. L’ho mandato via mail agli autori di “Domenica In” e un giorno prima della puntata mi hanno telefonato dicendo che “c’erano dei problemi” e che il mio intervento saltava perché “non c’era contraddittorio”. Ma contraddittorio con chi scusate, con gli Spartani?

Non c’è proprio speranza quindi di vederti tornare in tv?
Tornerò in tv quando avrò qualcosa da dire, un’idea nuova. Per ora mi sono proposto come Ministro della Cultura a Prodi. La prima legge che promulgherò sarà il teatro obbligatorio, perché non è proprio possibile che la gente preferisca dieci pirla su un’isola che sperano di diventare famosi morendo di emorroidi. Lo so che così il teatro sposa la dittatura, ma scusate, finora la tv è stata democratica?