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Intervista a Radhika Jha

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Indiana di nascita e cosmopolita per scelta, Radhika è una donna minuta, dal volto rassicurante su cui spiccano due occhi brillanti che lasciano trasparire il suo background da antropologa: esperta conoscitrice dell’uomo e delle sue manifestazioni sociali, è capace di osservare e descriverne le peculiari derive culturali, sospendendo però ogni giudizio, per lasciar spazio alla magia del racconto. L’abbiamo incontrata a Roma, alla fiera Più Libri Più Liberi, in occasione della presentazione del suo ultimo libro.



Come ha preso forma la storia del tuo Confessioni di una vittima dello shopping?
Tutto è nato da un sogno fatto quando vivevo a Tokyo già da un paio di anni. Nel sogno, ho immaginato la storia di una donna che vive con la sua famiglia, si trova in casa, sta preparando i bagagli per partire per una vacanza ed è agitata per il modo in cui le valigie vengono caricate in auto. Ad un certo punto, la macchina parte, ma la donna non è nella macchina, la persona più importante della famiglia è rimasta indietro e i suoi familiari neanche se ne sono accorti. Sulla casa scende il silenzio e lei si ritrova completamente sola. Questa donna divenuta invisibile mi ha davvero affascinato e così, ho cominciato a chiedermi chi fosse. L’ho vista nella mia testa e ne ho sentito la voce, quella di una donna giapponese Non ho mai dimenticato questo sogno e per almeno un anno o anche più l’ho tenuto per me, volevo scrivere su quella donna, ma non conoscevo bene la cultura giapponese e temevo di sbagliare. Ho pensato di scrivere un breve racconto, da non pubblicare, ma a poco a poco la storia ha iniziato a prendere forma e nel frattempo, ho iniziato a fare delle ricerche, ho partecipato alle svendite che facevano alcune signore di Tokyo e questo mi ha permesso di familiarizzare con la lingua e la cultura giapponese.

Kayo, la protagonista del romanzo, vive al di sopra dei propri mezzi, crede sia vitale apparire e possedere beni di lusso, ricerca in modo compulsivo la felicità nelle cose. Sembra quasi incarnare alcuni elementi della nuova ideologia del “felicismo”, definita come la scienza del piacere a tutti i costi…
Racconto una storia dei nostri giorni e il mondo in cui viviamo sembra lasciar credere che la felicità sia un obiettivo facile da raggiungere, che in fondo tutto si possa comprare e il possesso di qualcosa di speciale possa renderci persone migliori di altre. Esibire determinati oggetti contribuisce a darci uno status e un qualche riconoscimento sociale ed entrambe queste due dimensioni sono fondate sull’idea del possesso di marchi prestigiosi, come per esempio, una borsa di Louis Vuitton, un iPhone. In generale, qualunque messaggio pubblicitario ci rimanda questo messaggio: sarai felice, se lo possiederai. Benché siamo certi che la felicità non si possa comprare, tuttavia, continuiamo a comportarci come se così non fosse, cercando di disporre degli oggetti del desiderio, proprio come Kayo.

Il titolo originale My beautiful shadow nell’edizione italiana è stato profondamente cambiato. Cosa ne pensi della scelta fatta dall’editore Sellerio?
Devo ammettere che all’inizio non ne ero entusiasta. Traducendo dall’italiano all’inglese, infatti, il titolo italiano rimanda ad un libro poco serio, direi superficiale e invece, la storia che racconta non ha nulla di superficiale. Ma poi, ho capito che si trattava di una non corretta interpretazione da parte mia, dal momento che nella cultura italiana il tema delle “confessioni”, come anche il termine “vittima”, evocano qualcosa tutt’altro che superficiale.

Nei tuoi romanzi ti concentri molto sull’individualità del personaggio, descrivendone le caratteristiche, le sfumature psicologiche, senza dimenticare però di delineare le contraddizioni del più ampio contesto sociale in cui i personaggi sono immersi. Hai dei modelli di riferimento?
Quel che cerco di ottenere è, in fondo, ciò che cerco quando leggo un libro; anche se si tratta di una crime story, mi piace molto che siano ben analizzati i risvolti psicologici dei personaggi e che sia ben descritta anche la società sullo sfondo. Così è per esempio, nei libri di Garcia Marquez, come L’amore ai tempi del colera, in cui è possibile addirittura capire una società attraverso i pensieri dei suoi personaggi. Avere delle esperienze molto forti come lettore è per me fondamentale ed io ho cercato di ottenere gli stessi risultati, già apprezzati in altri autori, nei miei libri, per far sì che anche i miei lettori possano vivere la stessa esperienza.

C’è qualcosa di te, della tua biografia e della tua identità cosmopolita nei tuoi libri?
No, al contrario, cerco sempre di scomparire dai miei libri e di non rivelare pezzi della mia identità. Non desidero far sentire la mia voce, le mie opinioni. Credo che quando leggi un libro, non vuoi sentire la voce dell’autore, ma piuttosto quella del personaggio. Non mi piace trasferire i miei personali punti di vista nei personaggi che descrivo ed è anche per questo che sono sempre così diversi da me. È una sfida eccitante, che mi impone di fare delle ricerche, di documentarmi e apprendere cose nuove, modi di essere e di pensare diversi.

Essere uno scrittore significa avere una missione e delle responsabilità verso i propri lettori?
Ritengo che ogni scrittore abbia la responsabilità di essere se stesso, umile e sincero, mantenendo sempre la coerenza nelle storie dei personaggi a cui dà vita. Il bello dello scrivere e del leggere è che non ci si sente più isolati, perché i sentimenti universali che proviamo individualmente, quando apriamo un libro, li ritroviamo descritti anche da altri autori: leggiamo da soli, ma non siamo soli. Leggere, d’altra parte, ci aiuta a provare sentimenti di compassione, empatia per un altro e questo è importante in ogni epoca. Tornando al discorso di prima sulla felicità, oggi più che mai, veniamo bombardati da immagini relative al piacere e da messaggi sulla felicità che possono mortificare e zittire la nostra immaginazione. Ecco, credo che l’immaginazione debba essere difesa, stimolata, per diventare la più grande possibile e in questo la lettura può essere di grande aiuto.

I LIBRI DI RADHIKA JHA