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Intervista a Raffaella R. Ferré

Raffaella R. Ferré
Articolo di

“Due sono le cose che più mi piace fare al mondo: scrivere e andare in motorino. Il mio terzo romanzo si chiama Inutili fuochi. Il motorino non ce l'ho più”. Con questa succinta biografia Raffaella R. Ferrè, in arte Santa Precaria, rompe il ghiaccio sulla homepage del suo blog. A Mangialibri si presenta con risposte asciutte e ponderate, senza negarci tuttavia il piacere di curiosare tra i suoi trucchi di scrittrice. Nata a Eboli, ha esordito a venticinque anni con un bestseller intitolato come il suo vero biglietto da visita, il suo blog. Al Salone del Libro di Torino ci ha raccontato come è nata la sua passione per la letteratura e come riesce a guadagnarsi un successo che non accenna a spegnersi. Giorno dopo giorno, ma anche post dopo post.




Che ruolo ha avuto la scrittura nella tua crescita?
Ho iniziato a scrivere molto presto, ma è durante l'adolescenza che mi sono resa conto di non poterne fare a meno. Ero molto schiva e solo la carta mi dava modo di esprimermi.

 


Cosa scrivevi?
Sono passata alla scrittura creativa solo all'università, mentre prima mi limitavo ai diari personali e ai compiti.  Al liceo i miei temi venivano letti a voce alta, anche nelle altre classi.


La scuola ti ha costretta a superare la timidezza e a leggere in pubblico i tuoi scritti. In che modo hai cominciato a condividere i tuoi primi esperimenti di scrittura creativa?
Mi sono lanciata subito sul web. La "bolla" dei blog non era ancora esplosa, quando, nel 2003, ho creato la prima versione di "Santa Precaria" su Splinder (la community di blogging chiusa il 31 gennaio 2012). Ho avuto la fortuna di entrare nella blogosfera quando eravamo pochissimi a farlo, così si è creato un piccolo gruppo di firme. Tra noi il confronto era costante e  pensavamo soprattutto a spiegare le nostre opinioni, cercando di stimolare discussioni utili, oltre a far capire le nostre idee.


Il blog attuale conquista a primo sguardo con un layout accattivante ed essenziale che ricalca quello della copertina di Inutili fuochi. Chi si occupa della grafica?
Mi sono divertita a crearlo per conto mio. Adoro smanettare con l'HTML!


Torniamo al tuo esordio. Cosa è successo dopo che il tuo angolo sul web si è conquistato la sua fetta di affezionati?
Nel 2007 uno dei miei racconti, "Miss 101", fu scelto da un editor di Toilet, il progetto di narrativa breve da leggere in bagno. Intanto studiavo e avevo intrapreso la trafila per diventare giornalista pubblicista, scontrandomi con i compromessi che chi lavora nella comunicazione conosce bene, dai contratti a progetto al lavoro sotto-pagato.


Hai deciso di mantenerti con la scrittura. Ricordi il momento in cui questo desiderio è diventato il tuo obiettivo?
Se dovessi dirti in che momento ho sentito questa "vocazione", ti racconterei che quando uccisero Borsellino lessi sul giornale un bellissimo paragone: le persone nel posto erano mute come erano serrate le finestre del paese... Ho pensato che doveva esserci un trucco, nella scrittura, per riuscire  a rendere con una similitudine così bella un fatto tanto brutto e ho deciso che io quello stratagemma l'avrei imparato. Anche adesso, dopo tre romanzi, scrivo dei racconti per il Mattino di Napoli. Un genere che consente una narrazione diversa, ma con la stessa aderenza alla realtà di un articolo breve.


Nei tuoi libri si trovano temi di stretta attualità: il lavoro giovanile in Santa Precaria, le bande napoletane in La mia banda suona il porn, omosessualità, droga, realizzazione personale e adolescenza in Inutili fuochi. C'è un altro argomento che ti è caro, quello dei diritti femminili. Non a caso hai anche firmato il testo di apertura della campagna "Se non ora quando", come mai l'hai fatto?
Per caso, o quasi. Avevo letto di questa manifestazione e scritto sul blog una riflessione molto semplice, spiegando che sentivo il richiamo al "se non io per me, chi per me", in altre parole, alla responsabilità personale. "Io sono una minorenne marocchina", diceva quel mio testo, attraverso il quale mi premeva rappresentare una presa in carico di noi stessi, piuttosto che di una collettività intera. Quando sei tu il primo ad investire su stesso devi per forza credere davvero in quello che fai. Le mie parole piacquero molto a Francesca Comencini e fu una vera gioia sentirle urlare da Isabella Ragonese alla manifestazione a Roma del 13 febbraio 2011, in Piazza del Popolo.


Hai mai pensato di scrivere un libro dedicato all'essere donna?
In realtà il personaggio di Marta in Inutili fuochi è nato per incarnare diverse sfaccettature della figura femminile. Il fatto di dover essere madre e la difficoltà di sentirsi tale, l'attenzione continua per il proprio aspetto, ma anche alla comprensione che dimostra verso il  quasi-marito e l'accettazione dei compromessi come la convivenza senza prospettiva di matrimonio. Penso di aver lanciato il seme, con Marta. Ciò non toglie che i miei futuri lavori potranno portarmi a guardare di nuovo a questo argomento.


Come hai elaborato i protagonisti di Inutili fuochi, con le loro sei diverse personalità?
Ho costruito dei nuclei per narrare stati d'animo diversi. Non mi sono concentrata su uno per poi passare all'altro. La mia volontà era quella di rappresentare una stessa situazione vista da molteplici angolazioni. Mi sono ispirata a film come "Crash - Contatto fisico" e "Ipotesi di un omicidio", pensando che a fare una storia sono le impressioni dei coinvolti, nel loro smentirsi e collimare l'una con l'altra.


Qual è stato il germe iniziale del romanzo?
L'idea di base è valorizzare il capitale di gesti e di sentimenti che ci portiamo dietro e non mettiamo a frutto. Pensiamo sempre che l'utilità o meno di un messaggio dipenda dalla risposta, invece sta nel gesto stesso. Volevo dare spazio a queste cose e ho costruito una zona limitata in cui i personaggi possono entrare a contatto con gli altri. Con un elemento aggiuntivo che è l'assenza di futuro. Tutti sanno che la villeggiatura durerà solo due settimane, così come il lettore è consapevole del fatto che il romanzo finirà alle otto di sera. 


Quanto di te c'è nei personaggi? Ce n'è uno che ti somiglia in particolare?
Nella trama non c'è nulla di personale se non il fatto che io stessa non posso stare sotto il sole a lungo. Nel pensare il personaggio di Riccardo riuscivo ad attingere da me, ci sono delle affinità tra me e lui. Ad esempio, lo sento vicino quando dice "il mio più grande talento è quello di riuscire a buttarmi dalle rupi": il concetto non mi appartiene del tutto, ma avverto con forza l'impulsività dei gesti, lo slancio. In ogni caso penso che ognuno possa fare il gioco di riconoscersi con uno o più profili di questo romanzo.


In Inutili fuochi hai adottato una punteggiatura sporadica, essenziale. Come è stato scrivere in questo modo?
Coinvolgente. Mi sono chiusa  da sola in un appartamento che ho affittato per due mesi. Dentro non c'era niente e così, senza distrazioni e con un tempo contingentato, mi sono messa in gioco con una scrittura incalzante, esplorando ogni personaggio fino al midollo e vivendo di loro. Ci sono pochi segni di interpunzione perché voglio la sincronia tra i tempi di lettura e quelli della storia: il lettore idealmente può leggere il libro in un pomeriggio e seguire la storia in simultanea.


Ascolti la musica mentre scrivi?
Inizio a stendere la storia al ritmo del metronomo, poi quando ho preso il via necessito di silenzio anche perché di solito scrivo senza una struttura rigida. Mi diverto troppo a seguire i personaggi e vedere dove mi portano!


Come dividi i tuoi tempi tra lavoro, blog e scrittura?
Mi sveglio all'alba per fare la rassegna stampa e spesso non ho tempo fino a sera per scrivere in tranquillità. Per lavorare al blog cerco di non fissare le idee che mi vengono nel momento stesso in cui emergono, per poi riprenderle con la dovuta calma. Un espediente valido per ogni genere di scrittura.


Ti va di consigliare un libro ai lettori di Mangialibri?
Le regole dell'attrazione di Bret Easton Ellis è abbastanza simile al mio nella costruzione: ci sono tre studenti di un college americano e tutto ruota intorno alle interferenze reciproche di questi ragazzi. Trovo che sia strutturato molto bene, chi ama i bei libri non dovrebbe perderlo.

I libri di Raffaella R. Ferré