
Roberta Melli vive a Vicenza Creazzo dove lavora come insegnante. Si interessa di entomologia e alleva in particolare fasmidi, coltiva arbusti e piante di specie mediterranee ed esotiche in serra. Ha corso tre maratone di New York, qualche gara in Italia sempre di corsa resistente, ha praticato per anni il free climbing, ma ora fa escursioni in alta montagna e ferrate. Ha vinto la settima edizione del Premio Letterario del Leone con un romanzo che è diventato il suo esordio letterario.
Scrivi una storia, partecipi ad un concorso, vinci e vieni pubblicata. Un colpaccio: visto da fuori sembra un percorso tutto in discesa. Ma quali sono le difficoltà che si affrontano nell’approcciare alla scrittura per la prima volta? In che cosa ti sei scoperta più capace e immediata (esempio personaggi, dialoghi, descrizioni…) e su cosa hai dovuto invece lavorare maggiormente?
Grazie Stefania, questa è una domanda importante, anzi importantissima per chi scrive e spera in una pubblicazione. Ho cominciato scrivendo un romanzo sociale, dal titolo Ehi prof, don't touch my life, che trattava di un'amicizia nata tra due adolescenti di 16 anni, uno italiano e l'altro albanese, e metteva in risalto come lo status sociale può cambiare radicalmente la vita di due ragazzi in realtà simili per intelligenza e propensioni, portandoli verso un destino per uno si può dire facile e scontato, mentre per l'altro addirittura al carcere giovanile. Come per tutti i miei libri, mi ero ispirata ad una storia vera, e in fondo era una denuncia verso delle evidenti ingiustizie. Poi lo spedii col nome di mio figlio a una casa editrice che vantava un concorso per esordienti, e dopo poche settimane mi arrivò invece un contratto per l' autopubblicazione dove mi veniva richiesto l'acquisto di “appena”" duecento copie al prezzo di copertina (ovviamente molto alto), che voleva dire quasi 4.000€. Insomma mi sono sentita presa in giro. Così l'ho riposto in un cassetto e intanto mi sono cimentata in un altro romanzo, dal titolo Nel sole, direi di genere romantico. Stessa storia: selezione inediti come specchietto per le allodole, contratto costosissimo per autopubblicazione. Non mi sono scoraggiata, in fondo si scrive prima di tutto per se stessi, e allora mi sono messa alla prova nella creazione di un thriller: l'ho scritto in otto mesi, ma questa volta avevo deciso di fargli fare un editing per poi partecipare a qualche concorso serio, e ovviamente tentare di mandarlo a delle case editrici vere. Alla fine questo passaggio è durato un anno e mezzo: dopodiché ho cercato concorsi per romanzi di genere e case editrici che pubblicassero thriller e gialli. Ho vinto subito il concorso del Leone, e contemporaneamente tre tra le case editrici che avevo scelto, le più piccoline (credo le uniche che realmente leggano gli esordienti) mi hanno proposto dei contratti "seri", che ovviamente ho dovuto rifiutare visto la meravigliosa opportunità datami dalla Leone Editore. Concludendo, provando a scrivere vari generi, mi sono scoperta più portata per il genere thriller e giallo-noir: e se posso dare un consiglio agli esordienti che, come me, non vogliono l'autopubblicazione, direi di investire in un buon consulente editoriale e di non avere fretta.
Sport e natura sono due elementi che emergono con forza dalla tua narrazione, un binomio indivisibile che costituisce uno “sfondo importante” della vicenda. In che misura questi due elementi sono invece i protagonisti nella tua vita reale?
Posso affermare che fanno parte inscindibile di me. La natura è il mio respiro, in qualsiasi sua espressione: dal fenomeno meteorologico, al minuscolo esserino anche "disgustoso" per gli altri, al banale sasso, che per me è invece una storia che si fa ascoltare se solo si hanno le orecchie per farlo, la storia della sua genesi, del paleoambiente che lo ha formato, e di come è arrivato fino a lì. Insomma tutto ciò che mi circonda, che non sia antropico, mi fa star veramente bene, se è lasciato libero di esprimersi nella sua natura incondizionata. Lo sport all'aria aperta, nel mio caso la corsa, è un ulteriore mezzo per sentirmi parte integrante dell'ambiente che mi circonda. La fatica mi obbliga a respirare a fondo e così sento i profumi, gli odori che magari in un altro momento non percepirei nello stesso modo. È un momento mio, solo mio, che condivido con la natura. Non saprei farne a meno.
A proposito della tua passione per gli insetti, che condividi con il protagonista maschile del tuo Senza tregua, il bell’entomologo Sergio... Ma com’è che a uno viene in mente di avvicinarsi così tanto a degli esserini considerati dai più ripugnanti e fastidiosi? Cosa si scopre di così curioso osservandoli?
Sono laureata in scienze naturali e sono un'insegnante di scienze, e quindi per me avvicinarmi a quegl'esserini ripugnanti e disgustosi è stato piuttosto facile. Il mondo degli insetti è affascinante, e studiarlo apre prospettive nuove su chi, in fondo,si può dire viva sempre a contatto con l'uomo. Mi spiego meglio: per esempio le formiche vivono in società complesse, e noi le immaginiamo come individui che collaborano tra loro, ognuno con il proprio ruolo. Invece la scienza attualmente vede il formicaio come un individuo singolo, e ogni membro è alla pari di una cellula nel nostro corpo, che si rinnova, ma fa parte di un tutto. Questo è solo un facile esempio per capire la complessità e la bellezza degli insetti. Io allevo principalmente fasmidi, insetti fantasma, per meglio dire insetti foglia, stecchi e calcarata, oltre a due tipi di blatte, e ti assicuro che prendermi cura di loro mi dà moltissima soddisfazione.
Da ciò che scrivi, o meglio descrivi con tanto trasporto e dovizia di particolari, si evincono il tuo grande amore e la tua profonda conoscenza della Croazia, una terra che sembra essere allo sbando, in balia di soprusi e violenze. In che rapporti sei coi suoi abitanti? Pensi che l’ingresso nell’Unione Europea, di cui spesso fai menzione nel libro, possa aiutarli a recuperare un po’ di legalità?
La Croazia è uno Stato che ha vissuto di recente una guerra terribile e fratricida, ma noi siamo abituati a vederla solo come una meta di splendide vacanze estive, e difficilmente ci si accorge di quanto fresche siano le cicatrici che portano le persone che l'hanno vissuta in prima persona. Io ho una piccola casetta in Croazia e così, passandoci dei lunghi periodi, sono riuscita ad entrare in confidenza con alcuni reduci e a farmi raccontare le loro esperienze. Non ne parlano volentieri e si vede che fanno fatica a considerarla come qualcosa di concluso, di superato. L'entrata nell'Unione Europea è un ulteriore passaggio secondo me utile a creare maggiore distanza da quel vissuto difficile da dimenticare. Quello che scrivo ha sicuramente come fonte di ispirazione i loro racconti, ma dietro c'è tutta la fantasia dello scrittore comunque!
Isabella, la tua protagonista, è una donna indipendente e coraggiosa, abituata a trattare con persone instabili e pericolose. Eppure sembra che i sentimenti siano la cosa che teme di più, vedi quanto ci ha messo a capitolare di fronte all’amore sincero del suo amico di una vita, Sergio. Quanto la paura di amare può condizionare la vita di una persona?
Isabella è lo specchio di molte donne moderne come noi: sicure, soddisfatte nel lavoro e ben inserite nella società, forti in ogni situazione "pericolosa" o inconsueta, ma alla fine capitolano davanti a quella più antica e scontata: l'amore. Isabella si trova indifesa e forse impreparata ad affrontare il rapporto vero (e non quello fisico) tra un uomo e una donna, quasi fosse qualcosa da cui tutelarsi, qualcosa di troppo complicato da gestire all'interno della propria sfera affettiva che cerchiamo di blindare e non invece semplicemente la più bella e naturale delle "scommesse" da giocare. Spesso si rinuncia a vivere spontaneamente le proprie emozioni, perché si vuole avere tutto sotto controllo, immaginare ogni possibile imprevisto per aver pronta la soluzione: risultato? Meglio rinunciare, piuttosto di trovarsi disarmate davanti a qualcosa che non si è pianificato.
Ti stanno braccando, il pericolo è dietro l’angolo. Qualcuno ti vuole morta. Cosa scopri su te stessa?
Nessuno di noi si conosce veramente a fondo, tanto da sapere in anticipo come ci si comporterebbe davanti ad una situazione pericolosa come quella che vive Isabella in Croazia. Quante volte ci siamo trovate ad affrontare in modo completamente diverso da quello che immaginavamo un imprevisto che ci richiede una risposta immediata? E poi, allo stesso modo, tutto quello che ne consegue ci obbliga a portare a galla una parte della nostra personalità che non si sapeva di possedere, veniamo smascherate a noi stesse, il giudice più severo che ci sia. E allora, come lei, si ricomincia a vedere la realtà sotto un punto di vista diverso, più maturo, più consapevole. Si cresce a qualsiasi età, se la vita ci mette alla prova!
Ti sei consacrata al giallo – ho letto che hai alcuni progetti in cantiere – o in futuro ti piacerebbe sperimentare anche qualche altro genere?
Il giallo, il giallo -noir è il genere a cui sono approdata dopo vari esperimenti e devo dire che è quello che più mi diverte scrivere. Il prossimo romanzo è ambientato nelle Dolomiti ampezzane, passando per il Brasile. Praticamente sono tre storie in tre periodi diversi che apparentemente non hanno alcun legame, ma alla fine si intrecciano in un'avventura ad altissima tensione. Anche qui c'è molto sport, l'arrampicata o free climbing in primo piano (altra mia passione), e tanta natura.
I LIBRI DI ROBERTA MELLI