
I tra anni passati a Cuba lavorando con un catamarano, portando a spasso i turisti. Ormai quell'isola ce l'ho nelle vene e prima o poi ci tornerò a vivere. Anche perchè qui in Italia non si vede luce, e io sto invecchiando...
In Acqua viziata racconti le manie degli italiani in mare. È tutto inventato o hai conosciuto davvero persone così?
Persone così esistono eccome e capita spesso di incontrarne. Nel libro di inventato c'è pochissimo. Più che la fantasia ho dovuto usare la memoria per ripescare certi personaggi tra i tantissimi che ho portato in barca e che ho conosciuto nei mie vent'anni da skipper. Se certe situazioni del libro possono sembrare estreme basta leggere un giornale qualsiasi per accorgersi che sono fin troppo realistiche.
In quale dei personaggi che racconti ti rispecchi maggiormente?
Credo che in ognuno ci sia qualcosa di autobiografico. Comunque quelli che più mi assomigliano sono Tommaso e Maurizio, due persone che sul mare ci lavorano.
Chi è il “cafonauta”?
"Cafonauta" è un termine usato da un personaggio del libro che può ricordare un pò il Furio di Verdone, ed è riferito al proprietario di un grosso motoscafone che sfreccia vicino alle barche alzando onde altissime. Personalmente lo trovo un termine un pò snob e spesso usato da persone che ritengono di essere gli unici a sapere come si vada per mare.
Cosa rappresenta il mare per te?
Il mio ufficio?
Quando e come ti è venuta la voglia di cimentarti nella scrittura?
Quando sono tornato da Cuba. Era un periodo in cui l'isola andava di moda e molti ne parlavano in termini entusiastici, altri esprimevano giudizi totalmente negativi. Mi pareva che tanti avessero un'opinione preconfenzionata in base al loro indirizzo politico. Avendo vissuto Cuba in maniera assolutamente unica e diversa da come la descrivevano i giornali e certe trasmissioni televisive , mi venne voglia di raccontarla con un libro, A est dell'Avana, che poi ha avuto un grande successo.
I libri di Roberto Goracci