
Shulem Deen è quel genere di persona da cui è impossibile non restare affascinati. Il percorso di vita che ha intrapreso non è comune e il suo sguardo profondo, proiettato al futuro, testimonia la volontà di continuare a lottare per ciò in cui crede. La libertà. Abbiamo preso contatto con lui tramite mail, per porgli alcune domande e scoprire qualcosa in più sulla sua nuova vita fuori dalla setta skver, il suo lavoro e le aspettative che lo animano oggi.
Nel tuo romanzo Indietro non si torna affermi che il tuo cambiamento sia frutto di molteplici ragioni, che in momenti diversi hanno determinato un processo di trasformazione. Sei ancora alla ricerca di qualcosa per completare il tuo percorso?
La ricerca finisce forse mai? Qualcuno ha forse mai tutte le risposte? Ovviamente, la vita riguarda costantemente la ricerca, la domanda, la riflessione, l'apprendimento, il collegamento - e così è anche per la mia vita.
Che ruolo hanno avuto i libri nella tua conquista della libertà? Qual è il tuo rapporto con i libri ora che puoi scegliere liberamente cosa leggere? Quali letture e autori prediligi?
Le principali influenze sono state i saggi di scienza e religione comparata, sulla mitologia, sulla storia e così via. Bertrand Russell, C.S. Lewis, Stephen Hawking, Richard Dawkins. Il mio libro ha una lista di letture alla fine - per dare conto di tutte le mie influenze. La narrativa invece ha avuto un ruolo piccolo ma significativo. In particolare i grandi scrittori yiddish (Sholem Aleichem, Isaac B. Singer, Chaim Grade), nonché scrittori ebrei americani come Philip Roth e Bernard Malamud. Più recentemente, sono stato fortemente influenzato dagli scrittori afroamericani - Richard Wright, James Baldwin, Maya Angelou e altri. In questi giorni sto leggendo un mix di fiction e saggistica. Nel primo caso, i miei gusti sono eclettici, anche se ho un debole per i drammi storici. In saggistica, ho letto molto in economia comportamentale (Daniel Kahneman, Yuval Noah Harari) e mantengo ancora un forte interesse per la storia, in particolare quella dell'Europa medievale nel periodo che porta all’Illuminismo.
C’è ancora posto nella tua vita per la spiritualità?
Nel senso più ampio della parola sì, anche se non nel suo senso letterale. Aborrisco la spiritualità pop per le sue tendenze manipolative e per il traffico di abracadabra. Provo sollievo spirituale nella musica, nell’arte e, soprattutto, nella sacralità dell’intima connessione tra esseri umani.
Oggi cosa è cambiato nel tuo relazionarti con gli altri? Soffri ancora la solitudine?
Non lo so. O forse non ho capito la domanda. Sono attratto dagli stessi tipi di persone da cui sono sempre stato attratto e mi relaziono con loro proprio come facevo in precedenza. Sono attratto da persone che non vogliono sopraffare gli altri, che dimostrano apertura emotiva, e cerco di essere gentile. Ovviamente, con la maturità arriva una maggiore autoconsapevolezza, cambiano le priorità e tutto il resto, così continuo a imparare e a crescere e spero di farlo fino al giorno in cui morirò. Spesso è un lavoro duro (e la psicoterapia con un professionista competente è enormemente utile per svolgerlo), ma nel complesso le relazioni umane rimangono la più grande fonte di significato nella mia vita.
Scrivere del tuo passato ti ha aiutato a capire chi sei? Quali aspettative hai oggi per il tuo futuro?
No, scrivere del mio passato non ha avuto un impatto significativo sulla mia comprensione di me stesso (da dove viene l’idea che potesse averlo fatto?). Il lavoro è un progetto letterario, non un esercizio di auto-indulgenza. Per quanto riguarda le aspettative sul futuro: mi sforzo di prendere la vita un giorno alla volta, metto un piede davanti all’altro, con ritmo lento e costante. Cerco di mantenere uno spirito ottimista (non è sempre facile!). Ho molte aspirazioni ma poche aspettative. L’universo non mi deve nulla.
Ci sono circostanze in cui, se potessi tornare indietro, agiresti diversamente?
Non mi piace molto giocare con i “se”. Ho fatto le scelte che mi sembravano corrette in quel momento e vivo con pochi rimpianti. Sono anche arrivato ad accettare che, mentre possiamo sempre imparare dagli errori del passato, è preferibile vivere con un occhio soprattutto al futuro piuttosto che al passato.
Puoi raccontare del tuo impegno con l’Associazione “Footsteps” oggi?
Sono membro del consiglio di amministrazione di Footsteps, ma non sono attivamente coinvolto nel suo funzionamento quotidiano. L’organizzazione rimane una fonte vitale di supporto per molte persone in difficoltà.
Nella nota finale del tuo memoir affermi che l’obiettivo del libro sia consegnare qualcosa di valore a chi legge. Scriverai altri libri con questo scopo?
Sto in effetti lavorando su altri libri. Per quanto riguarda il loro scopo, per me, lo scopo dello scrivere è sempre lo stesso. Questa è la mia forma d’arte, e come tale spero che in qualche modo abbia un impatto sul lettore. Ma non riesco a controllare ciò che il lettore prende da ciò che scrivo, anzi mi fa piacere che diversi lettori trovino risonanza nel mio lavoro in modo differente e per ragioni diverse.
Stai lavorando come coach. Aiutare le persone nei loro progetti arricchisce la tua vita?
È una fonte di reddito. È un lavoro, anche se il suo scopo non è certo l’arricchimento.