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Intervista a Teresa Porcella

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Raggiunta telefonicamente per l’intervista, Teresa Porcella dà subito l’impressione di essere una persona garbata, disponibile e piena di passione per il suo lavoro letterario e artistico. Scrittrice, curatrice di collana, editor, musicista, rivela la sua attitudine alla comunicazione mentre risponde alle domande e racconta del suo rapporto con i lettori/spettatori. A colpire è quanto sia forte la sua consapevolezza del potere che possono avere le storie. La foto è di Daniela Zedda.



“147 Mostro che parla” della Telos è il nome del progetto letterario dedicato ai mostri più importanti delle regioni italiane. Vuoi raccontarci com’è nata l’idea di questa collana?
Tempo fa ho realizzato un volume di racconti che si chiamava Adottamostri con il Centro Servizi bibliotecari di Cagliari. Avevo chiesto ad alcuni autori di adottare un essere fantastico della Sardegna e di ambientare i racconti in epoca contemporanea. Alla fine del volume c’era come una sorta di mazzo di carte con rappresentati questi esseri fantastici e descritte in sintesi le loro caratteristiche. Io mi occupo di editoria da anni e mi sono resa conto che non c’era niente a livello nazionale, che mappasse gli esseri regionali con un progetto coerente. Quindi ho proposto alla giovane casa editrice molisana Telos, di realizzare un volume per ogni regione d’Italia, strutturato in questo modo: per ogni regione vengono scelti 7 esseri fantastici, i racconti vengono ambientati al giorno d’oggi, a fine racconto ci sono quattro pagine con le caratteristiche di ogni essere fantastico tradizionale, curiosità e elementi collegati al territorio. A fine volume ci sono due pagine doppie in cui il lettore può raccogliere i dati relativi a un essere fantastico e scrivere il suo racconto. L’idea è che ogni volume si concluda con una ricerca sul campo a opera di chi legge. Il nome della collana infatti deriva da sette mostri per ventuno regioni italiane, ossia 147. Le regioni italiane sono 20 e il ventunesimo volume riguarderà la regione del fantastico e verrà realizzato raccogliendo le proposte che ci mandano i lettori, selezionandole e facendole illustrare.

Ti sei dedicata alla stesura del volume dedicato alla Sardegna, Janas, Cogas, Mommotti e altri esseri fantastici: con quale criterio hai deciso quali creature descrivere?
Ci sono delle regole generali di collana, ma ogni autore all’interno di queste regole ha facoltà di fare una scelta personale. Le regole generali prevedono un bilanciamento tra esseri d’acqua, terra, aria, maschili e femminili, animali, umani o umanoidi. Pur tenendo conto di questo ci si può sbilanciare se la regione a cui è dedicato il volume ha caratteristiche tali che lo richiedono. Faccio un esempio concreto sul volume della Sardegna: ci sono diversi esseri fantastici animali (ad esempio la mosca Maghedda, l’Erchitu), ma in percentuale quelli umani sono molti di più. E c’è una forte presenza di esseri fantastici femminili, non solo le Janas, ma tutte le “Mamas”: la Mamma del vento, la Mamma del sole e tutte queste figure femminili sono effettivamente molto forti. Gli elementi maschili invece sono più legati all’elemento orco e l’unico folletto presente è il Pundaccio. Ho cercato di fare una campionatura e un’ulteriore valutazione data dal fatto che la tradizione sarda è abbastanza spaventosa, le creature fanno quasi tutte paura, per trovare qualcosa che fosse meno noto e un po’ più giocoso, come i cavallini verdi. Una cosa che chiedo a chi scrive i volumi e che ho chiesto anche a me stessa è che nella scelta dei personaggi e nella tipologia del racconto che poi si struttura si stia attenti a fornire tutte le tipologie di fantastico, ovvero il fantastico come meraviglioso, stupefacente, ciò che ti lascia a bocca aperta e che va oltre le tue capacità di immaginare (il sublime kantiano). Il fantastico come qualcosa che ti fa paura, ma talmente forte e potente da essere fuori dalla realtà, quindi pauroso sì, ma non legato alla quotidianità. E infine il perturbante, quel fantastico che invece sembra svolgersi dentro la quotidianità e poi vira all’improvviso verso qualcosa che ti crea inquietudine. Questo è quanto ogni autore deve cercare di fare nei suoi racconti.

Il volume è riccamente illustrato da Ignazio Fulghesu. Com’è nata la vostra collaborazione?
Con Ignazio lavoriamo insieme da tanto, ma in questo caso specifico lui è il grafico della collana e io la curatrice. Quando l’editrice ha deciso di realizzare il volume dedicato alla Sardegna ci ha proposto di giocare un doppio ruolo, io avrei scritto i racconti e Ignazio fatto le illustrazioni. Con lui abbiamo in comune diversi libri come curatrice e illustratore, poi altri in cui io sono stata autrice e lui grafico e altri ancora, come Il formichiere Ernesto, dove io sono autrice e lui illustratore, quindi la collaborazione è consolidata.

Nel racconto Le fate operose c’è questa frase: “[..] mi piace che le persone s’incontrino: l’intreccio dai fili più imprevedibili e tenaci”. Col tuo lavoro hai incontrato tante persone, tanti bambini, questi incontri che impatto hanno sulle idee per le storie che scrivi, sulla tua creatività?
Questi incontri sono la ragione per cui faccio il mio lavoro e sono anche ciò che rende fertile il mio lavoro. Sono il concime, l’acqua, la terra per me. È un lavoro che nasce perché si crede che alla base di tutto ci siano le relazioni. Si scrive, si legge, si parla ogni volta in modo diverso in base a chi hai davanti o a chi immagini leggerà i tuoi racconti. Per me ogni incontro, ogni possibile pubblico è uno stimolo a imparare qualcosa e non farei questo lavoro se non pensassi che le relazioni sono la cosa più importante.

C’è un mostro a cui sei affezionata, uno che consideri il tuo preferito?
Difficilmente ci sono preferiti nella vita di uno scrittore perché li ami tutti, però mi ha divertito molto scrivere di Maria Farranca. Ho tirato fuori l’idea di un personaggio un po’ astioso, acido e allo stesso tempo curioso e questi elementi caratteriali mi hanno divertita mentre scrivevo.

Sei un’insegnante, una scrittrice, una performer, una editor e ti occupi di progettazione editoriale. Qual è l’ambito creativo in cui ti senti più a tuo agio?
Ti rispondo come fece Violeta Parra, l’artista cilena, a una giornalista che le fece la stessa domanda. Le chiese, Violeta lei è scultrice, musicista, pittrice, scrittrice, se dovesse indicare una sola di queste cose e rinunciare alle altre cosa sceglierebbe? Violetta rispose: se dovessi tenere una sola cosa, terrei la gente. Ovvero le relazioni con la gente perché è da qui che nasce tutto il resto. Io rispondo esattamente nello stesso modo. Ogni progetto nasce in base alla formazione acquisita, io ho studiato musica non è che ci si improvvisa, ci sono dei percorsi che si fanno nella vita, ma di quei percorsi ogni volta metti a sistema la cosa che su quel progetto preciso ha un senso e questo nasce proprio dall’incontro con le persone. Non c’è un’attività più vera, mi sento rappresentata da tutte nello stesso modo.

Collabori con editori italiani e non solo. Hai riscontrato differenze nell’approccio editoriale tra l’Italia e l’estero?
Sì, il mio editore principale è spagnolo, Combel, fa parte del gruppo editoriale Casal che ha diversi marchi. È un editore che mi piace molto perché ha una varietà di proposte, mette insieme libri scolastici e pubblicazioni per bambini e ragazzi, lavora molto sui libri gioco, sui pop-up, quindi ha un aspetto che a me piace, cioè una progettazione molto forte che poi è la mia formazione post laurea, io sono specializzata in progettazione editoriale multimediale. Ciò che apprezzo è che si lavora con progetti chiari e tempi distesi e mi hanno divertita molto i progetti per i piccolissimi. Inoltre mi piace il fatto che in Spagna, più che da noi, la tradizione orale sia considerata un valore forte e non è difficile trovare maestre e maestri, attori e attrici, che cantano i libri, li teatralizzano. Per loro è la prassi. Questo vale non solo nel metterli in voce, nell’eseguirli una volta scritti come partitura, ma nella richiesta stessa da parte dell’editore. Quando devo scrivere libri per i più piccoli mi chiede di pensare ad esempio alle finger rhymes, a ciò che mi dicevano da piccola, devo pensare alla tradizione orale e questo mi stimola tantissimo. Mettere insieme corpo, voce e scrittura è una mia caratteristica, quindi lo sento molto congeniale.

Nel 2005 hai creato l’Associazione culturale di educazione e promozione alla lettura Scioglilibro, il cui obiettivo è “sciogliere libri per annodare lettori”. Vuoi parlarcene?
L’associazione è nata tanti anni fa insieme a due ex alunni, quando insegnavo all’università di Cagliari letteratura per l’infanzia. Carlotta Cubeddu è diventata una scrittrice e progettista per ragazzi ed Emanuele Ortu un formatore. Entrambi hanno seguito questa strada. Nel tempo ha cambiato composizione più volte. L’obiettivo è fare formazione, laboratori, spettacoli, cercando di tenere insieme il più possibile bambini e adulti, questa è la nostra finalità. Vogliamo far scoprire il potenziale scenico e vocale di alcuni libri, tirare fuori quelli meno conosciuti, magari fuori catalogo. Lavorare con anziani, con persone con patologie, puntando sul potere vivifico del libro e del racconto e naturalmente delle relazioni, collaborando con formatori, con illustratori, infatti dell’associazione fanno parte persone con competenze diverse.

Le figure femminili sono importanti all’interno del tuo lavoro?
Sì. Gli ultimi spettacoli che ho fatto sono legati a Maria Montessori, alla già citata Violeta Parra. Mi piace indagare personaggi femminili che spesso sono stati raccontati male, andare a fondo delle vicende biografiche, come e dove sono scaturite le artiste, raccontarle come avrebbero voluto essere raccontate e non come siamo abituati a farlo noi. Richiede molti anni di studio prima di arrivare a una messa in scena.

Vuoi raccontarci i tuoi progetti artistici e letterari per il 2023?
Ho un nuovo progetto che riguarda le famiglie e al momento sono in trattative con un editore interessato. Poi ho in cantiere diversi progetti teatrali e musicali legati ai libri scritti e a figure femminili, l’ultimo in ordine di comparsa è stato uno spettacolo legato ai racconti di Grazia Deledda e a cantautori come De André, Marisa Sannia, Andrea Parodi, dedicato agli adulti, che mi piacerebbe portare un po’ in giro dato che contiene dei pezzi di Sardegna, e non solo, a me cari.

I LIBRI DI TERESA PORCELLA