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Intervista a Vincenzo Costantino

Vincenzo Costantino
Articolo di

Bar Italia, Piazzale Lodi, Milano: Ufficio di Chinaski. Sole, caldo e un’afa tremenda, intorno donne bellissime con scollature esagerate e ricordi di attimi di felicità. Di fronte ho Vincenzo Costantino e sua moglie Laura. Emozionato sto per mitragliare loro alcune domande che un vero giornalista avrebbe vergogna a definire tali.




Come nasce Chinaski?
Il mio “alter ego” Chinaski nasce quando a quattordici anni vidi la locandina di un film in cui il culo di Ornella Muti era in primo piano. Un bel culo succulento e così mi decisi ed entrai in sala, il film era :”Storie di ordinaria follia” di Ferreri. Durante la visione del film mi dimenticai ben presto di culi e tette e invece m’innamorai del poeta malfattore Chinaski alias Bukowski interpretato da Ben Gazzara. Uscì dal cinema rinato e di fronte c’era una libreria, un segno del destino? Rubai il libro (Storie di ordinaria follia, ndr) e dal quel giorno in poi dissi a tutti i miei amici di chiamarmi Chinaski.

 


Vivere da poeta è difficile, ma vivere con un poeta è anche peggio. Laura, come riesci a sopportare i suoi sbalzi di umore, la sua pazzia, la sua malinconia?
È meno difficile di quello che si pensa, a casa lui è molto tranquillo come un grosso gatto. Quando siamo sul divano dediti alla visione di un film mi fa morire dalle risate, ha un senso dell’umorismo stupendo.  Qualche volta la parte difficile è trattenerlo quando usciamo, diventa un po’ astioso ma credo sia perché non si trova a suo agio, non è nel suo ambiente.


Dai tuoi scritti sgorga fuori prepotentemente tristezza, malinconia, solitudine, una vita masticata e poi risputata fuori senza essere assaporata. Hai un luogo dove rintanarti quando stai male? Mi parleresti anche del tuo rapporto con Milano?
Prima cercavo di allontanare la tristezza con l’alcol. La riconoscevo, capivo quando stava per arrivare e buttavo giù tutto in grandi quantità. Ma la stronza rimaneva sempre lì, accompagnata da un bel mal di testa. Poi ho capito che la tristezza non è un alibi, ma uno stimolo, devi riconoscerla e poi condividerla come si fa con le stronzate su facebook, le scrivi e le condividi così tante volte che alla fine non ci pensi più. Invece quando ho bisogno di rilassarmi vado in Abruzzo o in Sardegna, questi due luoghi anche se diversi mi hanno accettato come un regalo di natale mai scartato. Milano la adoro, le ho dedicato anche una poesia (Milano ti amo), ma la città ora non riesce più a corrispondere, qualcuno è stato più fortunato di me come Fo o Gaber, però finchè c’è gente che la ama lei avrà sempre un’anima. Pensa a Milano e a Parigi. In realtà sono due belle donne, Parigi ha le gambe aperte ti accoglie subito come una matrona, ma lo fa con tutti, è una puttana. Milano invece è una donna che  ha le gambe accavallate, devi baciarla, stuzzicarla e poi andare di preliminari, ma quando aprirà le sue gambe farai l’amore con una vera donna.


Ricordo che esistono due versioni di Chi è senza peccato non ha un cazzo da raccontare, quella pubblicata dalla Marcos Y Marcos e una più vecchia con una copertina diversa. Potresti raccontarmi questa storia?
Ti racconto come è nato il libro. Un tipografo, Luciano Murelli, aveva assistito ad alcune mie letture pubbliche. Dopo una di queste serate si avvicina dicendomi che era davvero un peccato che quelle poesie non si potessero trovare da nessuna parte, che non potevi averle lì a disposizione quando avevi il bisogno di leggerle. Mi propose di pubblicarle a sue spese. La cosa ovviamente mi entusiasmò tantissimo, il titolo è quello che ho scelto anche per la Marcos ma c’erano anche altre poesie che ho deciso di non inserire nella nuova “versione”. La copertina era grigia e in poco tempo abbiamo venduto circa 3000 copie, senza pubblicità solo grazie al passaparola.  Con la Marcos ho lasciato lo stesso titolo perché volevo dare una continuità al mio lavoro.


Io credo che le persone sofferenti, quelle con un animo fondamentalmente malinconico sono destinate a incontrarsi. Ricordi ancora la prima volta che Mr Pall ha incontrato Mr Mall?
La verità l’abbiamo scritta in In clandestinità (Feltrinelli, 2009). Tutto iniziò quando un DJ di una discoteca che frequentavo anni fa metteva ogni notte “All’una e trentacinque circa” come pezzo di chiusura. Cazzo! quella canzone era dedicata proprio a me e iniziai così a seguire per bene Vinicio. Una volta venne a Milano, doveva suonare in un posto famoso. Chiusi il mio locale prima (il Caffè Chinaski ndr) e insieme a due amiche mi recai al concerto. Devi sapere che le due ragazze erano le mie ruote di scorta, nessun buttafuori sano di mente avrebbe fatto entrare uno come me. Due belle donne invece aprono qualsiasi porta, ricordalo. Era un concerto in cui si esibivano tre artisti e l’ultimo era Capossela. Io ricordo che ad ogni esibizione bevevo tre cuba libre, quando toccò a Vinicio ero bello pronto e astioso. La serata era organizzata dai tipi di radio DJ mi pare, non ricordo bene, e uno di loro gli fece una domanda su Tom Waits, fu più forte di me, dal fondo urlai : “Vinicio rispondigli in musica che questi manco sanno chi è Tom Waits!”. Lo sentii ridere al microfono, lui finì la sua parte e dopo c’incontrammo al bancone, a entrambi furono negate altre consumazioni, eravamo ubriachi e molesti. Parlammo e gli passai il bigliettino con l’indirizzo del Caffè Chinaski dicendogli: “Potrebbe diventare il tuo alibi.” Ricordo che parlammo anche d’amore, in quel periodo la sua ex moglie lo stava lasciando e in qualche modo io dopo quella notte diventai il suo confessore. Nel febbraio del ’94 moriva Bukowski e così organizzammo una serata per commemorare il vecchio, in quell’occasione la nostra amicizia diventò salda e duratura. Vinicio mi ha sempre spinto a pubblicare, ho pubblicato grazie anche alle sue parole. Mi spronava anche a leggere le mie cose durante i suoi spettacoli, così è nato In clandestinità.


Perché i gatti? Ne parli spesso nei tuoi lavori e sono presenti anche sulla copertina del tuo libro.
È la mia parte egizia, gli antichi egizi adoravano il gatto, per loro era Bastet.  Io sono convinto che i gatti devono essere liberi, perciò non ne possiedo uno, lascio la finestra aperta, e spesso entrano i gatti del quartiere, sanno che da me possono riposarsi e mangiare, insomma trovano un’isola di tranquillità. Il gatto è indipendente, quando cammino per strada e vedo una colonia felina stesa a riposarsi al sole penso a una compagnia di amici che stanno passando il dopo sbronza insieme e dopo ognuno va per i cazzi suoi. Il giorno dopo s’incontrano, insieme, ma ognuno ha i suoi spazi.


Le donne sono nelle tue poesie esseri quasi impercettibili. Una manciata di righe, qualche pensiero, non c’è mai qualcosa di definitivo. Cos’è l’amore per Vincenzo?
È un argomento di cui non conoscevo molto fino a un certo punto della mia vita. Io penso che la donna sia entrata nella mia vita con ali spiegate per salvarmi. Solo in quell’occasione mi è venuta voglia di scriverne. Se tu leggi tra le righe scopri che c’è tanto amore nelle mie poesie, il sesso lo tratto poco. Io voglio essere “ricordato” per questo. Il sesso non deve essere un atto fine a se stesso, almeno non per me. Voglio parlare di amore, di sentimenti, ma nell’unico modo che conosco, gentile come l’anima nascosta di Bukowski, ma non voglio infarcire i miei scritti con qualcosa che si scontri con il mio pensiero.


Mi racconteresti una tua tipica giornata ?
Mi alzo tardi, sempre dopo mezzogiorno: è una mia scelta di vita, se voglio scrivere devo essere riposato e rilassato. Preparo un caffè e mi siedo al computer, scrivo quello che ho sognato la notte e cerco di dargli una forma. Cucino qualcosa con Laura ci piace molto cucinare insieme, è più forte di un’intesa sessuale …


Chi è il più bravo?
Io (rispondono all’unisono)


Io credo a Laura…
Beh, io ho i miei cavalli; polpette alla salentina, pasta e fagioli.


Ma sono tutti piatti tipici del Sud Italia!
Vero, ma preparo anche dell’ottimo Gulash, faccio il pane e anche lo yogurt. Poi insieme guardiamo il telegiornale e ci rilassiamo. Mi rimetto al PC e rispondo alle mail dei miei amici su facebook e dei miei lettori. Nel pomeriggio vengo nel mio ufficio (indica il Bar in cui ci troviamo) e ordino la loro squisita crema di caffè e se sono di buonumore anche una brioche liscia, poi ritornando verso casa entro nella mia libreria preferita, “Il mio libro” di Cristina Di Canio, e leggo qualcosa. La sera se non c’è nulla d’interessante in giro rimaniamo a casa, un buon film e chiacchieriamo. Adoro la mia casa, la vivo ogni giorno è un bel posto dove riposarsi dagli affanni della città. La casa è sacra. Ora vivo così anche grazie a Laura, la mia rabbia è chiusa in un posto da cui è difficile che possa evadere, così può entrare liberamente tutta la serenità di cui ho bisogno.


I tuoi fan desiderano qualche nuovo scritto, hai anticipazioni su eventuali futuri progetti?
A ottobre uscirà un disco con mie letture musicate dal mio amico Francesco Arcuri, letture di poesie edite e inedite (l'album si chiamerà Smoke). Ci sarà anche una sorpresa; canterò! In realtà c’è già una piccola anticipazione ,se cerchi bene nel web troverai una mia canzone intitolata “ niente è più grande delle piccole cose”. A febbraio invece verrà pubblicata una raccolta di poesie e di racconti. Il titolo però non te lo dico, ma solo perché non l’ho scelto ancora.

I libri di Vincenzo Costantino