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Intervista a William Brandt

William Brandt
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Il mio personale incontro con lui avviene qualche anno fa in una libreria londinese dalle parti di St James Park. Quel pomeriggio la mia attenzione viene rapita dalla copertina di un libro, "The book of the film of the story of my life"; inizio a leggerlo e vengo immediatamente folgorato: è divertente, intelligente, sarcastico, mi ricorda il mio idolo Nick Hornby. Lo finisco tutto d'un fiato e quando torno in Italia inizio a proporre con estrema testardaggine la traduzione italiana del romanzo a diverse case editrici. Fino a quando Castelvecchi decide di pubblicarla. Mi fa quindi molto piacere fare una chiacchierata sul romanzo proprio con William Brandt.

Mi sono sempre chiesto se la storia di Frederick, il protagonista del tuo romanzo Il libro del film della storia della mia vita fosse ripresa, anche parzialmente, dalla tua vita. So che ti sto facendo la solita domanda scontata sugli elementi autobiografici del personaggio ma, dato che anche tu hai lavorato nel mondo del cinema, suppongo ci sia un dettaglio, qualcosa che realmente hai vissuto/visto/conosciuto...

C'è molto, in realtà. Ho preso in prestito dalla mia vita, dalla vita degli altri e ho anche ovviamente usato l'immaginazione. In realtà l'ambientazione di tutta la seconda parte del romanzo mi è stata suggerita da una reale esperienza di vita. Ero quasi a metà libro quando sono stato invitato ad un party su un'isola del Pacifico (vivevamo in Nuova Caledonia all'epoca). Tornando a casa dalla festa mi è improvvisamente venuto in mente che sarebbe stato il luogo ideale. Certo, il party a cui sono andato non ha nessun collegamento con quello del libro, ma è da lì che ho avuto lo spunto. Lavoro spesso in questo modo. Gli eventi della vita reale sono riadattati e risistemati per creare particolari della storia o del personaggio. E comunque, sì, ho lavorato nel mondo del cinema come lettore di sceneggiature proprio come il protagonista del romanzo.

 

Ti è mai capitato di leggere sceneggiature bislacche come quelle che sottopongono a Frederick?

Beh…abbastanza. Suppongo che un'altra caratteristica del mio lavoro sulla realtà sia una certa tendenza ad esagerare. Ma ho letto anche molte sceneggiature davvero fantastiche. Forse un'altra caratteristica potrebbe essere la tendenza a concentrarsi sulle cose negative. Le cose negative di solito sono più divertenti.

 

Tu hai lavorato anche come attore (con Jane Campion, ecc.): cos'è venuto prima: l'abbandono delle scene o l'inizio dell'attività di scrittore?

Ho provato a scrivere il mio primo libro quando avevo 8 anni…naturalmente non ci sono riuscito. Allora recitavo anche. Sebbene la recitazione sia stata la mia attività principale fino ai primi anni Novanta, ero sempre interessato ad entrambe le cose e continuavo a scrivere, anche se male e a casaccio. Ma é stato verso i primi anni '90 come dicevo che la scrittura ha preso il sopravvento. In parte, a causa di un trasferimento a Londra. Non riuscivo ad accettare di dover cercare lavoro in quella città come attore sconosciuto. E poi avevo avuto il mio primo successo di scrittore poco prima di partire dalla Nuova Zelanda, quindi mi sentivo molto sicuro di me.

 

Parte del romanzo é ambientato proprio a Londra. Cosa rappresenta questa città per un neozelandese e, in particolar modo, per il neozelandese WIlliam Brandt?

La maggior parte dei colonizzatori giunti in Nuova Zelanda durante l'età coloniale venivano dall'Inghilterra e i nostri legami con quel paese sono sempre stati molto forti. Tradizionalmente, Londra é sempre stato il primo scalo per un giovane neozelandese, dando il via ad un rito di passaggio in Nuova Zelanda conosciuto come "la grande EO" - ovvero Esperienza Oltreoceano. Vai a Londra, trovi un lavoro, guadagni qualcosa e fai il giro dell'Europa. La EO é un intero sottogenere della letteratura neozelandese e il mio libro rientra in quella categoria. (ma anche "Gli ambasciatori" di Henry James, quindi non é solo una cosa neozelandese).

 

Quando un giovane neozelandese bianco arriva a Londra, si aspetta spesso di sentirsi "a casa". Dopo tutto, sta soltando entrando in contatto con le sue origini culturali. Ma di frequente ha uno shock perché gli inglesi e l'Inghilterra sono molto diversi dai neozelandesi e dalla Nuova Zelanda...

Questo riguarda anche la mia vita. Dato che sono nato a Londra - sebbene vi abbia vissuto solo da adulto - ci sono tornato nel 1993 aspettandomi di sentirmi come se stessi tornando a casa. Ma in realtà non mi ci sono mai adattato perfettamente. Amo, comunque, Londra e sento un forte legame con quel luogo, diversamente da quello che provo per molte altre grandi città. Quindi, per molte ragioni vivere a Londra é stata un'esperienza sconcertante e penso che questa ambivalenza si percepisca nel libro.

 

Stai lavorando alla sceneggiatura di un film tratto dal libro: come sta andando l'adattamento del libro? e soprattutto, stai considerando la possibilità di cambiare qualcosa (finale, personaggi, ecc.)?

Ho finito la sceneggiatura e il produttore sta cercando i soldi per fare il film. Adattare il libro é stato davvero difficile. Anche se la storia é la stessa, ho fatto dei cambiamenti importanti nel modo in cui viene raccontata.

 

Hai già pensato ad un possibile attore per il ruolo di Frederick? Una volta scherzavamo su un possibile Frederick interpretato da Hugh Grant. Non é troppo... carino per essere Frederick? (Io, comunque, voto per Rhys Ifans!)

Anche se decisamente carino, Hugh Grant non é assolutamente troppo carino per la parte e se é interessato, é libero di contattarmi! 

 

I libri di William Brandt