
Avevo appena finito di leggere e recensire una sua graphic novel quando ho scoperto che la prima tappa del primo tour italiano di Zuo Ma sarebbe stata proprio Padova, il 24 marzo in occasione della fiera Be Comics!. Zou Jian, questo il vero nome dell’artista, è uno degli autori più tradotti e più importanti sulla scena nascente del fumetto cinese contemporaneo. A questo mondo in ascesa Be Comics! ha dedicato una mostra (“Manhua, alla scoperta del fumetto cinese”) e una presentazione con Matteo Stefanelli. Ecco come Zuo Ma si è raccontato ai lettori (non solo) padovani.
L’ascesa del fumetto in Cina è un fenomeno recente e “di importazione” che, come in Italia, ha avuto origine dal grande successo dei fumetti giapponesi. Quale è stato il tuo percorso di formazione?
In Cina non ci sono scuole specializzate in fumetto ma già verso il Duemila, quando ero all’Università, iniziavano a diffondersi le facoltà di animazione. Chi voleva cimentarsi nel fumetto di solito passava per quelle facoltà. Io ho studiato design e moda ma ciò che mi ha portato a diventare fumettista è la passione, che fin da piccolo ho coltivato da autodidatta. Per me ciò che conta nel disegno sono l’allenamento e il saper narrare.
Hai fatto parte del progetto premiato a livello internazionale che è la rivista “Special Comix”. Come sei entrato in contatto con questo mondo d’avanguardia?
Già negli anni Novanta c’erano delle riviste pubblicate dallo Stato che in pochissime pagine raccoglievano fumettini di vari autori. All’epoca, chi come me faceva le elementari o le medie e ambiva a diventare un fumettista, scriveva a queste riviste inviando i propri lavori. Negli anni Duemila queste riviste sono a poco a poco scomparse e il luogo di incontro è diventato il web.
Entrambe tue opere pubblicate in Italia, Night Bus e Lungo i bordi, raccontano di un viaggio. È uno spunto che viene dalle tue abitudini?
Per me viaggiare non è un’esperienza ordinaria, ma una grande emozione. Quando si viaggia si amplifica tutto e tutto rimane più impresso… mi ricordo il senso di avventura provato nei viaggi durante l’infanzia. Adesso mi capita spesso di spostarmi per lavoro, perché abito fuori Pechino, e non è più così emozionante… nelle mie storie volevo rivivere quell’emozione.
Un altro elemento ricorrente nelle tue opere sono gli elementi fantastici e i molti animali, che nel contesto urbano hanno un effetto paradossale. Da dove arrivano?
Li ho incontrati da piccolo, quando vivevo con la mia famiglia in campagna. Quando ho finito le scuole e sono rimasto a Pechino, a volte la notte mi rendevo conto di come i suoni fossero diversi: per esempio, da piccolo sentivo le cicale che nelle grandi città non si sentono più. È come essere in una bolla di cristallo. Per me quella memoria e quelle emozioni sono più reali dell’ambiente moderno, che in confronto mi sembra falso e straniante.
E l’autobus di Night Bus ha qualche legame con il Gattobus di Totoro?
Io abito vicino a un aeroporto… di notte l’aereo con i due fanali somiglia ad un autobus che atterra: è da questo che ho preso ispirazione.
Spesso nei tuoi fumetti si vedono luoghi decadenti, rovine. È nostalgia o interesse estetico?
Entrambe le cose. In Cina gli edifici cambiano molto in fretta, trovo che le rovine siano sia belle che capaci di richiamare ricordi.
I tuoi racconti parlano spesso di ricordi, è un modo per tenerti lontano – o addirittura dissentire – dal contesto contemporaneo?
È più che altro un’ispirazione che viene da un autore degli anni Sessanta, Yoshiharo Tsuge. Nel 2008 un mio amico me ne ha prestato i fumetti: erano in giapponese e non ho capito di cosa parlasse la storia, ma attraverso i disegni si vedeva un Paese che si stava sviluppando anch’esso molto velocemente. Gli altri fumetti giapponesi che conoscevo, come Dragonball, raccontavano di supereroi. Lui invece non raccontava di un’altra realtà ma di qualcosa che aveva vissuto.
Quali sono, secondo te, le prospettive future per il fumetto cinese?
È impossibile dirlo, le pubblicazioni sono controllate dal governo ed è possibile che decida di applicare delle censure. Molti fumettisti, però, non riescono a vivere di solo fumetto e col tempo abbandonano questa strada. Tralasciando i grandi editori, si stanno diffondendo anche l’autopubblicazione e le fiere; gli autori cominciano a trovare sostegno nei fan... Ci sono delle mostre, ma non sono frequenti, per le complicazioni burocratiche.
Che accoglienza stai trovando in Italia e in Europa?
In Cina normalmente le mie pubblicazioni sono online. Solo in Europa - in Francia e in Italia - ho partecipato alle fiere e sono riuscito a incontrare fisicamente i fan, e sono molto felice di questa occasione.