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Invito a una decapitazione

Invito a una decapitazione

“In conformità con la legge, la condanna a morte venne annunciata a Cincinnatus C. con un sussurro”. Sono tutti molto soddisfatti, si scambiano sorrisi. Sì, perché il crimine di Cincinnatus è piuttosto grave: “turpitudine gnostica”, o spessore individuale. Da bambino Cincinnatus è riuscito, con grandi sforzi e molta concentrazione, a celare questa sua caratteristica. Una volta, in seguito a una delazione, è stato persino interrogato dalla polizia, costretto a superare numerose prove per dimostrare la sua innocenza. All’epoca era giovane, e aveva tanta voglia di vivere, di essere felice con sua moglie Marthe. Ma nella vita che si era fatta sempre più difficile, con Marthe che lo tradiva in continuazione con chiunque e mettendo al mondo due figli storpi non suoi, Cincinnatus ha smesso di controllarsi. Così è stato arrestato, e ora attende soltanto la sua esecuzione. Tra i suoi desideri di condannato a morte c’è quello di conoscere la data in cui avverrà l’esecuzione. Ma né il carceriere Rodion, né il direttore del carcere, né tantomeno il suo avvocato, sembrano intenzionati a rispondere. Anzi sono tutti molto scontenti di Cincinnatus che insiste nel domandare la data, a riprova della sua sostanziale opacità e colpevolezza. Unico prigioniero della fortezza al suo arrivo, sarà presto affiancato dal goffissimo, invadente, grottesco M’sieur Pierre. Un individuo tanto spiacevole quanto interessato a fare la conoscenza di Cincinnatus…

Invito a una decapitazione fu completato nel 1935, ma è solo nel 1959 che il figlio di Nabokov Dimitri, insieme al padre, lo traduce in inglese, che è la sua forma definitiva seguita anche dall’editore italiano. L’ambientazione, l’atmosfera del romanzo, come nota Andrea Carosso, poggia su diversi generi letterari che vanno dalla favola, alla parabola, alla satira utopica e alla storia fantastica. Cincinnatus viene condannato a morte da una società totalitaria e distopica in cui non è ammessa la diversità tra individui. È infatti solo il protagonista del romanzo ad avere uno spessore psicologico, mentre i grotteschi personaggi che popolano il libro sono ridotti a semplici macchiette animate da istinti infantili. L’epoca in cui fu scritto il libro fa sicuramente pensare che vi sia una correlazione tra l’ascesa dei totalitarismi e la storia di Cincinnatus. Correlazione che Nabokov rinnega, così come rinnega in modo sprezzante il paragone con Orwell, definito nella prefazione come un volgarizzatore di idee illustrate. Romanzo politico, allegorico o fiabesco, Nabokov ha comunque ragione nel dire che al lettore non dovrebbe importare. Quello che importa è che ancora una volta Nabokov costruisce un gioco letterario tutto pensato per il lettore, il quale man mano che scopre il mondo del romanzo è costretto a rimettere in discussione la logica con la quale interpreta la realtà, fino a scoprire, come osserva Giorgio Manganelli, che “l'Invito esibisce tutto il lessico, la sintassi del messaggio, ma senza il messaggio. Non dice nulla, e non lo dice con squisita esattezza di linguaggio.”