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Io e la mamma

Io e la mamma

Roma, 2019. Achimelech Katzeneluborgen, per tutti Achi, attore fallito, continua a maledire la sua sorte infame. È da trecentoventisei giorni esattamente che, seduto su una sedia di paglia ormai spagliata e bevendo Trebbiano di Aprilia, maledice la sua donna per averlo tradito. Sua moglie è Odette, una francese post-sessantottina italianizzata e l’ha tradito con una donna, dopo ben ventinove anni di matrimonio. Cosa penserebbe adesso la buonanima di suo padre, conosciuto da tutti con il nomignolo di “toro del Negev” per via della sua virilità. Il blasone dei Katzeneluborgen infangato per sempre per via di questo tradimento. Katzeneluborgen, che cognome. Combinato poi con il nome Achimelech, il tutto assume contorni ancora più grotteschi, pensa Achi. La stessa cosa che pensavano i suoi compagni di scuola alle elementari alla fine degli anni Settanta ogni volta che la maestra faceva l’appello. Ogni mattina tutti si scompisciavano dalle risate. Basta, è troppo. Ha sofferto abbastanza e decide quindi di farla finita. Al culmine dell’insano gesto Achi crede di vedere la Madonna che gli parla. La cosa è sorprendente per lui che è ebreo ma, si sa, Maria è la madre ebrea di tutte le madri ebree. Ascoltando meglio la voce però si rende conto che non si tratta della Madonna bensì di Sarah, sua madre che lo salva un momento primo di suicidarsi. Sua madre, forse la sorgente di tutti i suoi problemi esistenziali...

Roberto Attias, per auto definizione “mezzo tedesco, 100% ebreo, 1/4 tunisino, romano a tutti gli effetti” è un attore, sceneggiatore, regista e molto altro. Si esibisce sul palco con performance spesso a tema ebraico. Questo suo spassosissimo libro si incasella alla perfezione nel filone del magistrale umorismo ebraico. Il titolo completo è molto esplicativo e recita esattamente: Io e la mamma. Dramma semiserio per madre castrante e figlio attore cane. Ovvero. Come rovinarsi la vita con gioioso masochismo in salsa ebraica! Si ride molto in questa rivisitazione in chiave moderna del classico tema dell’umorismo ebraico del rapporto madre-figlio. Ci si sganascia dalle risate sì, ma si riflette anche parecchio, dato che l’autore affronta temi importanti come quello dell’identità in conflitto con la società omologata, sempre però con grande ironia. Spassosi anche i personaggi, soprattutto la madre Sarah, una yiddische mame un po’ hippie che si fa le canne ma, nonostante l’apertura mentale, riesce ancora a rovinare la vita al proprio fragile figlio, come tradizione comanda.