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Io, Giorgio

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Il recupero dopo la rottura del legamento crociato del ginocchio a 35 anni, un infortunio spaccacarriera superato con la disinvoltura di un ventenne. La storia delle disavventure del suo mitico nasone. La laurea in Economia raggiunta da calciatore. I rapporti con gli allenatori e con i compagni. La lunga avventura con la nazionale. Le tante vittorie, le sconfitte, poche ma cocenti (la finale di Cardiff su tutte). E poi le paure, i sogni, le debolezze, gli aneddoti di una carriera esemplare e piena di successi, l’autoritratto letterario di un grande campione, un’icona del calcio contemporaneo. È di questi giorni la notizia che Giorgio Chiellini (Chiello, Gorilla, Giorgione, Re Giorgio…), leggendario difensore della Juventus e della Nazionale, ha scelto di smettere col calcio che conta (anche se l’addio alla Vecchia Signora potrebbe forse preludere a un finale di carriera oltreoceano come capita sempre più spesso di questi tempi)…

Ma del testamento sportivo Io, Giorgio ha soltanto l’inserto a colori con alcune delle foto più significative della sua parabola di campione. Non è un amarcord né un’autocelebrazione, piuttosto è una specie di intervista allo specchio, un tentativo riuscito di mostrarsi al pubblico dei tifosi e degli appassionati mentre si interroga sulle sue motivazioni, su quello che ha capito del calcio e dello sport, sul ruolo che hanno avuto le persone (colleghi, allenatori, amici e famiglia) e gli avvenimenti cardine nel corso della sua carriera. Niente psicologismi però, perché in Chiellini prevale sempre il senso pratico e la spontaneità, anche nella scrittura. Per cui, accanto a una nutritissima serie di aneddoti e curiosità che faranno la felicità degli amanti del calcio non soltanto di fede juventina, dai retroscena del morso di Suarez ai mondiali, al suo primo incontro con la triade juventina Moggi-Giraudo-Bettega, c’è anche spazio per alcuni momenti di quasi flusso di coscienza da cui emerge chiaramente quanto abbia contato la mentalità e l’intelligenza nella storia sportiva di Chiellini. “Quando perdo, vorrei eliminare chi mi ha provocato questo dolore. E quando prendo un gol, vorrei cancellare chi me l’ha segnato. È una furia interiore, una tempesta che distrugge tutto. Nessuno può capirlo. E nessuno può capire il sollievo della partita che viene dopo, quella necessità assoluta di rimediare, di passare oltre: la prossima gara come un sedativo per un fortissimo mal di denti. MA se non la vinci, il dolore diventa dieci, cento volte più grande”. Insomma, da uno dei più grandi difensori di tutti i tempi, un libro gioioso e vitale sul gioco del calcio.