
È rimasta in cantina più di mezz’ora, ma alla fine l’ha trovato l’album che stava cercando. Sara rientra in casa ansimando e si lascia cadere sul divano arancione. Chiude gli occhi qualche minuto, poi appoggia bene la schiena e assume la posizione del loto, che le dà sollievo e rende il peso del suo pancione, al settimo mese di gravidanza, un po’ più leggero. È pronta per sfogliare l’album, a cominciare dalla prima foto che la ritrae a quattro anni, in tutù rosa, paffuta e con i capelli neri tirati in un perfetto chignon. Quella piccoletta ha lo sguardo rivolto in alto, probabilmente verso gli occhi glaciali della madre Elvira, amica carissima della terribile insegnante di danza verso cui Sara nutriva un odio viscerale. La futura mamma promette alla figlia che porta in grembo che mai la obbligherà a indossare il tutù. Si augura di non trasmetterle la passione che lei ha nutrito per la danza e che le è costata rimproveri e mortificazioni sia da parte dell’insegnante che dell’algida madre. Intanto, nell’appartamento di fronte al suo, Tamila sta cercando di convincere Giorgio e Gioia – i due gemelli eterozigoti che insieme al fratellino più piccolo le riempiono le giornate di impegni e il cuore di felicità – ad andare a fare la nanna. È una bella ragazza Tamila, nonostante i chili in più. Forse sono proprio stati quelli, insieme al sorriso disarmante, a conquistare Davide, suo marito. Tamila è russa di origine e vorrebbe, più di ogni altra cosa, che i suoi genitori vivessero più vicino, in modo da ricorrere a loro ogni volta che le serve un aiuto o anche solo un consiglio. Purtroppo questo non è possibile, pensa mentre prende il beauty case dal mobile di fianco al televisore. Posa sul tavolo solvente, lima e smalto rosso e si sistema le unghie. Poi si recherà al lavoro, nello stesso ristorante in cui c’è anche Betty. Per quest’ultima, arrivare al lavoro ed essere accolta dalla penombra della sala, dall’odore di vino rosso e dal suono delle risate provenienti dalla cucina è come tornare a casa, da due genitori affettuosi e accudenti...
Sono diverse per carattere, hanno vissuti diametralmente opposti, ma sanno come aiutarsi e sostenersi a vicenda. Sono quattro donne le protagoniste del romanzo di Simona Cantelmi – giornalista e autrice bolognese alla sua seconda prova narrativa – che racconta la quotidianità e le sue fatiche, l’impegno di chi è sempre pronto a ricominciare, lasciandosi alle spalle il buio e il senso di sconfitta che le esperienze di vita spesso portano con sé. Sara, futura madre single delusa e tradita, Tamila, premurosa in famiglia e fuori, Valeria, impegnata in una relazione complicata, e Betty, custode di un segreto difficile da condividere, affrontano le loro giornate ora con coraggio e determinazione, ora sfiduciate e apparentemente sconfitte. Ma insieme sanno di potercela fare; insieme il percorso da affrontare è meno duro, la salita meno erta, la fatica più tollerabile. La mano di un’amica diventa balsamo che aiuta a vivere con maggior leggerezza le difficoltà, una parola di incoraggiamento ha lo stesso effetto di un ricostituente su un corpo in affanno; un sorriso riesce a placare l’animo e a infondere nuova speranza. Una storia delicata e ben strutturata; personaggi ottimamente caratterizzati, ciascuno con una voce ben identificabile, nella quale è facile riconoscersi; un susseguirsi di vicende che raccontano la paura, la speranza e la fatica del quotidiano. Un percorso a ostacoli su un asse d’equilibrio in cui è facile mettere un piede in fallo e rovinare a terra. Ma l’incoraggiamento, il sorriso, il tifo delle amiche sono elementi che fanno la differenza; diventano il raggio di sole che illumina anche il momento più buio, l’ondata di calore che fa smettere di tremare, il tonico corroborante che imprime nuova energia e spinge a proseguire lungo la strada della vita, con rinnovata speranza. Perché la complicità può fare miracoli e sa trasformare i doveri in sogni possibili.