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Io sono la strega

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Non era la prima volta che Caterina subiva gli abusi del contino Alfonso Scaramuzza, quando sua zia se ne è accorta. Lo aveva incontrato per la prima volta nel suo castello di Cigognola, quando era stata incaricata di consegnargli gli inchiostri che suo padre, mastro Giovanni, preparava. Caterina ha dodici anni, vive con la zia Barbara (Babi), il fratellino Ambrogio e il padre che, dopo la morte della moglie, è noto per l’abitudine di alzare troppo il gomito. È questo vizio, da cui mastro Giovanni, uomo colto e romantico, è a poco a poco consumato, che gli impedisce di portare avanti la famiglia e Caterina, consapevole della necessità di far fronte alle spese, non riesce a capire cosa sia giusto e cosa sbagliato, quasi legittimando le violenze che sta subendo pur di portare i soldi a casa, finché la zia Barbara non si accorge dei suoi cambiamenti e intuisce cosa possa essere accaduto. Dopo che la figlia ha confessato quanto sta subendo, mastro Giovanni distrugge tutto il suo laboratorio e, non potendo tollerare anche quel dolore, una sera non torna più. Caterina ora non deve far fronte solo alla perdita del padre, ma anche all’incertezza di una gravidanza da affrontare. Sa già che non può tenere il bambino, per cui la zia provvede a farsi aiutare da don Tiburzio per l’affido. Ma prima, deve liberarsi una volta per tutte delle attenzioni del contino. È la Rosona, la lavandaia di Broni, a insegnarle un modo per tenere distante Alfonso Scaramuzza, un modo che lei aveva appreso dalla madre di Caterina, un modo che suona come una preghiera ma ha l’aria di essere tutt’altro…

Per Marina Marazza la storia non fa solo parte degli studi formativi, quindi la fa rivivere all’interno dei suoi romanzi. Qui per esempio quello che poteva essere uno sterile capitoletto di un manuale scolastico prende vita alla luce di personaggi forieri di storie da raccontare, riscoprire, da cui farsi sedurre e affascinare. La lente antropologica e letteraria dell’autrice si sofferma su una donna che vive uno dei momenti più oscuri della nostra storia. Per Caterina - nata a Broni nel 1573 - essere donna sembra un peccato originale, una condanna. Ma non per questo si abbatte e si sottomette ai vincoli di una società che vuole piegare le donne. Caterina impara a contare su sé stessa e ogni violenza, ogni disprezzo che subisce non la scoraggiano, al contrario la rendono sempre più forte, astuta, avveduta e coraggiosa. Dal primo abuso subito alla tenera età di undici anni all’abbandono del primo figlio che non può tenere, al matrimonio con un uomo che la inganna e la inizia alla prostituzione, Caterina fugge, vive più vite nell’arco della sua esistenza, ritrovandosi a viaggiare nella regione lombarda, conoscendo la spregiudicatezza, l’insensibilità, la volgarità degli uomini, attratti sempre da lei per la sua bellezza, ma anche per la singolare capacità di saper leggere e scrivere, mentre si sente sempre più vicina alla stregoneria piuttosto che alla fede cristiana, e affascinata dal demonio, di cui non ha paura proprio perché “ha conosciuto uomini peggiori”. Caterina non si arrende mai davanti al rifiuto e al ripudio, ma è per il bisogno di essere amata che diventa una strega. “Io sono la strega” sono le parole che pronuncia per convincersi, tra sé e sé, del proprio destino, del peccato di essere la “Strega di Milano” prima dell’esecuzione. Al ritmo di una narrazione incalzante, costellata da colpi di scena e crossover storico-letterari come l’episodio della Monaca di Monza, la storia di Caterina da Broni attraversa l’epoca della peste, la dominazione spagnola in Italia, la guerra nel Monferrato, la caccia alle streghe per mano di esecutori di giustizia – il braccio destro della Chiesa nella lotta alle eresie. È in questo clima che la storia del giovane e attraente esecutore Salem si intreccia con quella di Caterina. Sebbene la narrazione delle loro vite corra parallela nel romanzo, alla fine si incontrano. Il 4 marzo 1617 è il giorno dell’esecuzione, del rogo che farà ardere Caterina nel mezzo di una piazza pubblica. Ma se lei non si pente delle proprie scelte, il suo esecutore è sull’orlo di una crisi. E allora qual è il confine tra giustizia e delitto?