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Io una volta abitavo qui

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A Phoebe piace che il capitano Cardew le rivolga così tante attenzioni. Lui e la giovane moglie si trovano così bene in Giamaica che stanno valutando l’idea di stabilirvisi definitivamente. Il capitano è un vecchio affascinante che ha combattuto valorosamente in qualche battaglia, sicuramente in une di quelle di cui si legge nei libri di storia, pensa Phoebe. Un pomeriggio, durante una delle loro abituali passeggiate, Phoebe e il capitano si siedono su una panchina. Per fare buona impressione, lei cerca di intavolare un discorso da adulti parlando dell’ottimo lavoro che ha fatto Mr. Smith, il responsabile dei giardini. Il capitano Cardew le chiede quanti anni ha. Dodici e un pezzetto, risponde Phoebe. “Allora sarai presto abbastanza grande da avere il fidanzato”… Per l’occasione, la cena con un giovane, lei ha acquistato la sottoveste di seta rosa milanese. Seduti a tavola, “con l’ovvia presenza di una camera da letto sulla sfondo,” si accorge che lui è più giovane di quanto non le fosse apparso fin da subito, e più rigido. Non le piace poi molto. Gli domanda se conosce le Indie occidentali. Lui risponde di no. Prima di giungere in Inghilterra, lei ha letto molti libri sugli inglesi e sa che per interessarlo può parlargli di caccia, così racconta di un’immaginaria battuta di caccia coi fratelli nella foresta dominicana. Lui la interrompe e con voce fredda, scandalizzata le chiede: “Vuol dire che i suoi fratelli sparavano agli uccelli fermi sugli alberi?”… Al dottor Cox quel Mr Ramage, che tutti trovano eccentrico, è sempre piaciuto fin da quando era giunto sull’isola due anni prima, nel 1897. Sbarcato dalla nave proveniente dalle Barbados col completo bianco, la fusciacca rossa e il casco, insomma con il suo bell’equipaggiamento coloniale, Mr Ramage è apparso subito stravagante, poco socievole: non partecipa agli eventi mondani, alle feste, alle partite di tennis. Il suo principale interesse è acquistare una tenuta. Vuole solo un po’ di pace…

Io una volta abitavo qui è una raccolta di racconti che Jean Rhys scrisse in un lungo arco di tempo, tra il 1927 e il 1976. Pubblicati per la prima volta nel 1992 con il titolo The Collected Short Stories, i racconti sono tratti da tre raccolte diverse: The Left Bank (1927), Tigers are Better Looking (1968) e Sleep it Off, Lady (1976). Benché slegate le une dalle altre, è possibile accomunare le storie in base all’ambientazione storico-geografica e suddividerle in due macro-categorie. La prima categoria è quella dei racconti ambientati nelle Indie occidentali, il contesto storico coincide con il colpo di coda del colonialismo; siamo a fine Ottocento, inizio Novecento. La seconda categoria di racconti è ambientata in Europa, in particolar modo in Inghilterra e in Francia, mentre gli anni sono quelli che vanno dal primo Novecento sino alla Prima guerra mondiale. Questa netta divisione ricalca la biografia della scrittrice, la quale trascorse l’infanzia e la prima giovinezza nell’isola caraibica della Dominica, tropicale e lussureggiante - nell’autobiografia incompiuta ed edita in Italia da Sellerio, Smile please (1992), Rhys scrive “Dopo la pioggia, a piedi nudi sull’erba, respiravo profumi incredibilmente freschi e dolci che non dimenticherò mai.”- e l’adolescenza, la vita adulta e la vecchiaia in Europa, trascorse prevalentemente tra Parigi, Londra e la campagna inglese. In questi racconti, come nei romanzi di Rhys, le protagoniste - spesso alter ego dell’autrice - vivono un profondo senso di esclusione e i membri della società in cui sono immerse paiono burattini mossi dai fili dell’incomunicabilità. Difatti, molta della forza della scrittura di Rhys risiede nel non-detto, che pesa come un macigno, e che nasce dallo scarto tra la vera natura dei personaggi e la maschera che questi sono costretti a portare a causa delle rigide convenzioni sociali, che si fanno ancora più rigide se si tratta di donne. Come nella produzione romanzesca, lo stile è ellittico, ricco di monologhi interiori e assai caustico. Una costante di questi racconti è il finale sospeso, che contribuisce all’aurea fumosa, rarefatta e inquieta propria degli scritti di Rhys. Considerando lo stile frammentario ed eterogeneo della raccolta, Io una volta abitavo qui è consigliato soprattutto a coloro che hanno avuto già modo di conoscere Jean Rhys e il suo immaginario attraverso la lettura dei romanzi.