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Ippocrasso

ippocrasso

Il vino, anticamente, non fu solo bevanda conviviale legata a identità e territori, non fu solo elemento solenne di riti religiosi, base imprescindibile di brindisi per celebrare, onorare, festeggiare, ma ebbe anche il ruolo di medicamento. Funzioni digestive, antisettiche e corroboranti, panacea in grado di agire anche sull’anima, aveva un ruolo magico-terapeutico perché è un ottimo solvente per estrarre i principi attivi da spezie e piante medicinali. Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia parla, infatti, di vino come “medicamentum”, riferendosi ai vari vini medicinali di Ippocrate, chiarendone anche le proprietà anestetiche. Lo stesso celebre Galeno, fedele a Ippocrate, indica anche le modalità per preparare alcuni di questi farmaci, tanto che ancora oggi si utilizza il termine “galenico” per indicare le preparazioni da laboratorio di farmacia. I vini medicinali del Medioevo, quindi, hanno origini antiche, prendono il nome di “enolito”, ovvero sciolto nel vino, con riferimento ai principi attivi di origine vegetale. In queste preparazioni sono di fondamentale importanza il rispetto dei tempi di macerazione e le giuste proporzioni di vino ed erbe utilizzate. I medici dell’epoca notano anche come le medicine a base di vino siano più gradite ai pazienti e quindi producano effetti migliori. Molte le tipologie di vini medicinali, dal “vino all’oro spento” nel quale veniva immersa una lamina d’oro arroventata per 40 o 50 volte; al “vino cordiale”, il “vino lassativo”, il “vino citonato” con le mele cotogne o il “vino rosmarinato” contro la caduta dei capelli; c’è il “vino con la cicoria” contro l’isterismo e il “vino barbarico” con eccezionali effetti lenitivi sulle piaghe. E tra tanti c’è il “vino Ippocrasso”, dai meravigliosi aromi e profumi di spezie sapientemente dosate e abbinate. Cannella, cassia, cardamomo, chiodo di garofano, galanga, iris, pepe, noce moscata, zafferano, zenzero e molte altre: mille proprietà che inevitabilmente sono trasferite nel vino curativo…

Da quella tarda primavera del 2011 quando Sandra Ianni, dopo essere stata coinvolta in uno studio sulla gastronomia rinascimentale e soprattutto sulla rivalutazione della figura di Isabella de’ Medici Orsini, duchessa di Bracciano, scoprì il vino ippocratico, questo è diventato oggetto di studi approfonditi e specifici a cui l’esperta di enogastronomia storica si dedica con grande passione. Fu proprio in quella primavera, a Parigi, che ne ritrovò la ricetta in un vecchio testo in lingua francese, scovato in un mercatino di libri usati. Un caso fortuito che però diede vita alla preparazione di Hypoclas, vino medicamentoso la cui ricetta era proprio quella di Isabella che si faceva aiutare nel reperimento delle spezie e degli aromi dalla spezieria fiorentina di Stefano Francesco Rosselli, lo stesso che nel ricettario ne indicò il nome, appunto “Hypoclas, vino ippocratico di donna Isabella de’ Medici Orsini”, annotandovi anche un “piaciuto assai”. Ed è piaciuta assai anche quella prova che la Ianni fece con quella ricetta ritrovata, tanto che se ne interessò anche un liquorificio e ora fa bella mostra di sé tra i souvenir del Castello di Bracciano e non solo. Un vino medicamentoso, speziato, profumatissimo, ma non è il solo di questo tipo in Italia, tanto che nel libro sono riportate le indicazioni di molte produzioni, quasi in tutte le regioni, con una maggiore concentrazione in Liguria e in Toscana. Sono tutti vini ippocratici diversi, con ricette provenienti da antichi monasteri, dalla corte medioevale dei Savoia, da manoscritti dell’epoca, tutti con vini di partenza differenti e più vicini, invece, per quanto riguarda le spezie utilizzate. Un’affascinante ricerca, raccontata dalla Ianni con dovizia di particolari, in modo accattivante e che solletica la fantasia, quasi come una fiaba, ma che dà al tempo stesso risposte alla nostra curiosità, com'è da sempre la sua modalità di renderci partecipi a queste meraviglie! Il libro si conclude con una serie di ricette attraverso le quali possiamo anche noi dilettarci nell’arte di produrre vini medicamentosi e/o, meglio, delizie per il palato.