
Il giorno in cui, nel gennaio del 1944, Iris Versari - appena ventenne - ha deciso di entrare nella Resistenza come staffetta partigiana, in molti hanno malignato. Dicono che l’ha fatto per affetto. Ed in effetti, senza quasi rendersene conto, si ritrova legata a Sirio Corbari, meglio noto col nome di Silvio, capo della Banda Corbari, partigiani dell’Appennino forlivese. In pochi sottolineano invece i tratti specifici di questa giovane e coraggiosa donna: nata povera in una famiglia numerosa di Tredozio, pur avendo lasciato gli studi dopo la terza elementare, Iris si difende dalla prepotenza della famiglia ricca di Forlì presso cui viene mandata a prestare servizio, si nutre dei discorsi antifascisti e pensa spesso alla morte del fratello. Nella sua casa sono stati ospitati dei partigiani, li ha sentiti parlare, ha condiviso le loro idee politiche che hanno arricchito le sole che conosceva, quelle dello zio e della madre, forse l’unica vera fonte a cui ha attinto per la sua conversione alla militanza armata. Sa leggere, ma non vuol dire che come tanti che hanno abbracciato la sua scelta legga Gramsci, forse ignora pure la sua esistenza: Iris ha abbracciato un sentimento di opposizione al regime nazifascista nutrito in famiglia, ha incanalato la sua ribellione personale per farla diventare il riscatto di una nazione e di un popolo...
Il saggio di Sandra Bellini, per quanto sia di non semplice lettura vista la mole di riferimenti inframmezzati a personali interpretazioni e analisi, è una minuziosa e documentata ricostruzione storica di un personaggio simbolo della nostra resistenza antifascista, un personaggio che va oltre la figura di Iris Versari, ovvero la donna partigiana. Con il suo lavoro Sandra Bellini confuta gli stereotipi machisti che vogliono la resistenza una cosa da uomini e le donne delle semplici appendici, confutando con forza la tesi che la vuole entrata nella resistenza solo per amore di Silvio Corbari, di cui è stata effettivamente compagna. Iris non è entrata nella resistenza per affetto o amicizia di qualche uomo, ma insieme a quegli uomini e all’unico amore vero della sua vita. Perché abbracciare la resistenza armata significava anche entrare in un mondo guerriero che sembrava negato alle donne, significava aderire ad un modello lontano dal focolare e dal ruolo che la società le aveva cucito addosso, un modello di vita che invece l’ha resa come gli uomini, migliore di altri uomini, con gli stessi compiti di responsabilità, di orgoglio e di ribellione. Iris Versari, pur nella sua unicità di persona, ha incarnato a modo suo l’aspirazione di molte donne antifasciste che hanno voluto contribuire con la loro forza ed il loro coraggio a dare voce ad una nazione a tratti rassegnata. Il saggio di Sandra Bellini è corredato da un ampio apparato di riferimenti puntuali a documenti, scritti e orali, interviste e opinioni, che si coagulano intorno ad una persona tratteggiando però un ‘sentimento’ diffuso che è diventato il sangue e lo spirito della nostra Repubblica. Non è solo una biografia, ma un vero ritratto storico di un popolo che si ribella all’oppressore con le uniche armi che ha: i valori democratici, la determinazione della lotta e l’altruismo del sacrificio.