
La signora Osmond, Isabel, se lo sente ancora dentro il ritmo delle ruote del treno. La sensazione che prova è quella di trovarsi ancora seduta al finestrino della carrozza, dove è rimasta per un’innumerevole quantità di ore, a fissare il paesaggio inglese sfilarle davanti. I suoi pensieri hanno cercato di correre rapidi insieme al treno, ma senza un punto d’arrivo. Mai come ora si è sentita persa e frastornata. Arrivata alla conclusione di un matrimonio davvero infelice, consumatosi in una sensazione di profonda amarezza, Isabel si è recata a Gardencourt, per salutare per l’ultima volta l’amato cugino Ralph. La sua morte l’ha lasciata con un’ardua incombenza, come se le fosse stato chiesto di risolvere un complesso esercizio di algebra o di geometria. Deve riuscire a trovare un modo adeguato a piangere la scomparsa di quel giovane, che in realtà giovane non era affatto ed è stato logorato da una lunga malattia, che lo ha devastato a tal punto che Isabel si chiede se quel poveretto una vita l’abbia mai davvero avuta. Mentre è concentrata in queste riflessioni, il treno si arresta. La signora Osmond e la sua cameriera, Staines, scendono. Staines si lancia immediatamente in un alterco con un facchino. Negli anni in cui ha lavorato al suo servizio, la devozione di Staines per Isabel è sempre stata assoluta, ma ora l’unico desiderio della signora Osmond è quello di essere in albergo, nella calma dei suoi spazi freschi, per starsene completamente immobile per tutto il tempo che lo desidera, cercando di smettere di pensare. Ha preceduto la sua cameriera e si è spostata in avanti, ma Staines la raggiunge in fretta, tutta sgualcita e scompigliata e, mentre la redarguisce per non averla aspettata, non fa che lamentarsi del facchino, a cui, a suo dire, ne ha cantate quattro. Isabel ascolta in silenzio. Gli anni trascorsi insieme le hanno insegnato che l’unico modo per placare Staines è quello di non assecondare i suoi scatti d’ira e di mantenere un silenzioso distacco. Ed è quello che ha fatto anche prima di partire da Gardencourt, quando Staines le ha più volte suggerito di indossare la coccarda nera, segno di lutto. Isabel ha rifiutato, con garbo ma con fermezza...
Prosecuzione ideale del romanzo Ritratto di signora di Henry James, la vicenda narrata da John Banville - romanziere e giornalista irlandese - prende l’avvio esattamente nel punto in cui James l’aveva fatta concludere, dopo la disillusione giovanile dei protagonisti, chiamati a confrontarsi una volta per tutte con la durezza dell’età adulta. Nel romanzo di Banville tutti i personaggi già conosciuti vengono sviluppati secondo le potenzialità già espresse in precedenza e in particolare viene concessa a Isabel, finalmente, una possibilità di riscatto, senza tuttavia attribuirle caratteristiche che la imbriglino nel ruolo di chi cova unicamente un desiderio di vendetta, che finirebbe per danneggiare il ritratto che James ha voluto fare della giovane. Attraverso un intreccio decisamente originale, Banville mette in atto ogni strategia disponibile per non stravolgere in alcun modo l’impianto originario della storia. Al contrario, permette al lettore di immedesimarsi una volta ancora in quel clima in cui James lo aveva inizialmente condotto, un’atmosfera ottocentesca in cui la lingua, la cura dei dettagli, l’attenzione a ogni particolare sono elementi fondamentali, che appassionano e raccontano un’epoca ricca di fascino e tutta da scoprire. Isabel appare, nella vicenda di Banville, ben più sfaccettata e complessa rispetto all’immagine iniziale presentata da James. Il suo percorso nel romanzo dell’autore irlandese è proiettato verso la ricerca di chiarimenti e la scoperta della possibilità di operare nuove scelte, tutte legate a una più approfondita analisi esistenziale. Una lettura necessaria per chi abbia apprezzato il romanzo di James; una storia che appassiona e intriga; pagine che scorrono rapide, mentre si assiste alla rinascita di Isabel e alla sua nuova consapevolezza.