
Dicembre, Parigi. Un agente immobiliare le ha appena scritto per informarla che ha trovato un acquirente seriamente interessato all’acquisto della casa sul Litorale. Lei ancora ignora che, senza questo episodio scatenante che la spingerà a recarsi a casa della nonna Ivana non avrebbe altra possibilità per trovare quella fotografia e incuriosirsi a tal punto della storia, che altrimenti il tempo finirebbe inevitabilmente per cancellare per sempre . L’agente la invita a raggiungerlo, per firmare tutti i documenti alla presenza di un notaio. Lei non ha una gran voglia di andare - c’è appena stato un triplice attacco terroristico e i controlli in aeroporto si sono intensificati - ma il suo compagno Pierre riesce a persuaderla. E allora lei infila in valigia solo gli effetti personali indispensabili e parte, direzione Slovenia, casa della nonna. La casa è stata la dimora dei nonni e, successivamente, della madre. Quando quest’ultima è morta, pochi anni prima, lei e Pierre hanno continuato ad andare in quell’abitazione solo in occasione delle vacanze e, a parte qualche modifica irrilevante, non hanno mai avuto il coraggio di cambiare alcunché. Anche Pierre, che è un architetto, ha resistito alla tentazione di dividere una camera o buttare giù una parete. Pensando a una possibile cessione, già da un anno hanno tolto tutti gli oggetti di importanza secondaria o quelli privi di utilità pratica o significato emotivo. Ora a lei non resta che svuotare completamente l’appartamento. Comincia quindi un lavoro accurato: inscatola, classifica, sposta scatoloni, accartoccia documenti, cestina oggetti e li butta in grandi sacchi di plastica. Quando, in una scatola, scopre diverse lettere e foto, si sofferma a guardarle con attenzione. In una foto è ritratta la nonna che sorride e guarda di sbieco chi è dietro l’obiettivo. Tiene per mano sua madre, che all’epoca mostra di avere cinque anni, mentre l’altra mano è poggiata sulla pancia gravida. Sul retro della foto è impressa una data: 1943. Ma come è possibile? Sua madre è nata nel 1938 ed era figlia unica. O almeno, questo è quello che lei ha sempre pensato fino a quel momento. Che ne è stato del bambino che la nonna porta in grembo in quella foto? Perché sua madre non gliene ha mai parlato?
Campione d’incassi in patria e tradotto in diverse lingue, il romanzo dell’autrice slovena Veronika Simoniti - una laurea in lingue e letterature romanze e diversi anni di lavoro come traduttrice freelance e lettrice di lingua italiana sul curriculum - racconta una delle pagine più dolorose della Storia europea, che ha luogo in quel crogiolo di popoli rappresentato da ex Jugoslavia e Istria. Il percorso che la protagonista della vicenda intraprende per ricercare le proprie radici e la propria identità all’interno della famiglia di origine e nella società in cui vive è lo stesso cammino accidentato e difficile di un intero popolo, le cui vicende hanno segnato un capitolo importante della Storia del Novecento. E rappresenta, allo stesso tempo, il viaggio di ciascun essere umano, per il quale ritrovare le proprie origini rappresenta spesso un elemento di svolta in grado di connotarlo in maniera autentica e originale, nell’accezione più ampia del termine. La scoperta, da parte della nipote di un’anziana donna slovena, di una fotografia che ritrae sua madre e sua nonna in evidente stato di gravidanza, quando in realtà le è sempre stato raccontato che la madre fosse figlia unica, spinge la giovane a ricercare il significato dell’immagine e a scoprire il destino di quel bambino di cui si sono perse le tracce. Ecco allora che si ripercorre un periodo storico, quello legato agli avvenimenti della Seconda guerra mondiale, caratterizzato da scelte di vita complesse e altrettanto rischiosi cambi di rotta necessari. Tre generazioni a confronto, per ricostruire un periodo storico fatto di ombre che si ripercuotono sui destini familiari, di decisioni le cui conseguenze pesano su intere esistenze, di scelte coraggiose operate in nome del più nobile dei sentimenti: l’amore. La Simoniti, con una prosa asciutta che non concede sconti, mostra le cicatrici che le brutture della guerra hanno lasciato sulla pelle e sul cuore dei protagonisti e lo fa regalando pagine intense, che si leggono tutto d’un fiato e lasciano nel lettore la certezza che il filo che unisce i legami familiari è, spesso e per fortuna, più resistente dell’acciaio. La foto è di Jure Eržen.