
Concord, Massachusetts, 1869. Anche se è ancora un po’ presto perché i diritti d’autore del libro di Jo possano rendere alla famiglia March molto in termini economici, la carriera della giovane può permettere loro di avere in casa, con una certa regolarità, alcune prelibatezze, come le arance, arrivate direttamente dalla Florida. Un anno prima, presso gli uffici dei fratelli Roberts, editori e rilegatori di libri, situati in Washington Street, a Boston, la diciassettenne Josephine March ha firmato il contratto di vendita dei diritti per la sua storia, un volume di vicende domestiche, ispirate più o meno alla sua stessa famiglia, che la ragazza si era inizialmente rifiutata di scrivere. Il romanzo è stato chiamato Piccole donne, anche se Jo non era per nulla contenta del titolo scelto, che trovava riduttivo e banale. Nonostante le sue perplessità, tuttavia, il libro è piaciuto parecchio: in un anno sono state vendute duemila copie e la popolarità del romanzo ha sorpreso tutti, a cominciare dalla stessa autrice. In questo momento la diciottenne è seduta su una sedia imbottita di crine di cavallo a Orchard House, la bella fattoria dei March, e sta scuotendo la testa davanti a una montagna di buste di carta che ricoprono il tavolo rotondo del salotto. Sono lettere che arrivano dai lettori di Piccole donne. Qualcuno chiede un autografo dell’autrice o una sua foto; ma quasi tutti vogliono sapere la stessa cosa: come va a finire la storia delle sorelle March e chi sposa chi.
Jo pensa di aver già raccontato abbastanza nel romanzo: ha spiegato che papà March torna dalla guerra, Laurie va al college e Beth guarisce dalla scarlattina. Già, la parte riguardante Beth è l’unica in cui la storia narrata in Piccole donne si discosta da quanto sia accaduto davvero in casa March, dove la morte della giovane Beth è ancora un’ombra sotto la quale l’intera famiglia cerca di barcamenarsi. E per Jo, in particolare, essere impegnata nella stesura del romanzo è stato il modo migliore per trovare sollievo e liberarsi dai ricordi dolorosi che ancora incombono su Orchard House…
Il romanzo di Margaret Stohl e Melissa de la Cruz è un riuscitissimo retelling a quattro mani grazie a cui le autrici regalano al lettore appassionato del classico di Luise May Alcott Piccole donne l’epilogo da sempre sognato, quello che vede Jo March e Laurie intrecciare per sempre i loro destini. Le due autrici, in realtà, si lanciano in un’operazione piuttosto ardita, in quanto identificano Jo con la Alcott stessa e la fotografano nel momento in cui ha concluso la stesura del primo romanzo e deve dedicarsi al secondo. Inoltre, Jo stessa e le sorelle si sdoppiano: sono personaggi di vita quotidiana e allo stesso tempo la loro versione su carta, che agisce nel seguito della storia, quello che l’editore Thomas Niles, all’inizio del libro, commissiona a Josephine. Ci si trova quindi dinanzi a una storia nella storia in cui Jo ha un doppio compito: da una parte deve far ordine tra i personaggi del suo racconto, mentre dall’altra deve scoprire quale successione dare alle proprie priorità. Jo è forte, è coraggiosa, è indipendente. L’esigenza di libertà che la caratterizza, tuttavia, le impedisce di fare chiarezza in sé e di capire se il suo desiderio più intenso sia quello di stare sola o quello invece di offrirsi all’amore. Jo è così impegnata a sottolineare quanto sia importante emancipare la figura femminile, da precludersi qualsiasi emozione che riguardi i sentimenti. Occorrerà tutta la pazienza e la determinazione di Laurie, che sa perfettamente quanto possa essere complesso aver a che fare quotidianamente con l’ostinazione di Jo e riuscire ad aprire una piccola crepa nelle sue certezze. Crepa che si fa poi squarcio e consente al sentimento dell’amore di entrare e conquistare il proprio spazio. Con una sensibilità moderna, che lascia però intatta le caratteristiche dell’opera da cui trae spunto, Stohl e De la Cruz raccontano con delicatezza e ricchezza di particolari il vero animo di Josephine March, sempre in lotta con il resto del mondo ma soprattutto con se stessa, e regalano al lettore il finale da sempre sognato relativamente a una bella storia d’amore e, soprattutto, di profonda amicizia.