
Nella giungla infinita delle Sundarban, in Bengala, fra Oceano e Terra, si estende il reame di Dokkhin Rai, uno spirito temibile che, in avatar di tigre, cattura gli uomini, divorandone ossa, pelle e mani. Le suppliche e le invocazioni di aiuto di tutte le creature, terrorizzate, giungono in Arabia, richiamando Bonbibi, la signora della foresta, forte e misericordiosa, e suo fratello Shah Jongoli, guerriero di energia mostruosa. Un’armata di spettri inviata da Dokkhin non riesce a fermare le due divinità, che intraprendono una feroce lotta con lo spirito terribile, riuscendo a sopraffarlo e ponendo fine alla sua tirannia. Dopo la vittoria, Bonbibi traccia una linea che divide la giungla dal regno degli umani, stabilendo i confini della prigionia di Dokkhin Rai nella foce del fiume. È quella la sua fortezza, e gli umani non possono accedervi. L’equilibrio e la pace sono ristabiliti. Finché Dhona, detto il Riccone, avido e bramoso commerciante, decide di entrare nella foresta per arraffare miele, cera, legname e aumentare la sua ricchezza. Coinvolge nel folle progetto il cugino, Dukhey, un ragazzo-triste, povero e orfano di padre, che allettato dalle promesse di Dhona, accetta di unirsi agli altri marinai imbarcandosi per il lungo viaggio verso il paese delle maree. La vecchia e fragile madre cerca di dissuadere il figlio, impulsivo, innocente e facile da ingannare. Sa bene che nella foresta di mangrovie c’è da perdere la ragione, perché è la terra di Dokkhin Rai, e lui ama divorare anime candide, umili, risvegliare il demone nell’uomo e corrodere la mente. A Gaurkhali, Dhona e i suoi uomini varcano il confine non segnato, ed entrano nel regno di Dokkhin Rai…
“Ma in questo mondo effimero, il desiderio è potente, nulla dura per sempre, la cupidigia è ardente”. Sono, queste, verità ormai introiettate in ciascuno di noi, ma la dolcezza con cui Amitav Ghosh scrive intorno a certi valori essenziali, non esclusivi di alcuna tradizione religiosa in particolare, colpisce chi si approccia alla lettura del suo ultimo lavoro, Jungle nama. Il libro, destinato anche ai ragazzi, ma che può, senza dubbio alcuno, arricchire gli adulti, è un adattamento della leggenda di Bonbibi, la divinità delle Sundarban, la più estesa foresta di mangrovie del mondo. Come spiegato nella postfazione, a cura dello stesso autore, la leggenda è narrata con una scrittura in versi, utilizzando un metro affine al dwipodi-poyar (“verso a due piedi”, una metrica bengali), che con il suo ritmo e sonorità riesce quasi ad ammaliare il lettore, conducendolo in una dimensione epica. Ci si chiede se la poesia possa davvero “mettere ordine nel caos delle mente”, ”smorzare gli eccessi”, dare una “misura ai propri pensieri”, insegnare la moderazione, come si legge nel libro. Il testo, finalizzato all’esplorazione della condizione umana, si presta ad una molteplicità di piani di lettura. Cosa emerge in particolare? L’importanza di non farsi dominare dall’avarizia e dalla cupidigia, di mantenere un rapporto equilibrato tra gli uomini e le altre creature, il rispetto del mondo animale e della natura nel suo complesso, il valore costruttivo del perdono (“odiare per sempre è sprofondare in un burrone”). Non solo. Approfondendo la leggenda di Bonbibi si ha l’opportunità di riflettere sull’ibridismo religioso, trattandosi di una divinità che combina elementi islamici e indù, pregata dagli appartenenti ad entrambe le religioni. Jungle nama trova collocazione anche nell’ambito del tema su cui Ghosh tanto ha scritto, quello della crisi climatica, perché tenta di far comprendere come questo non sia un problema solamente scientifico ma anche e soprattutto culturale e sociale (come espresso dall’autore stesso in una recente intervista). La speranza è far comprendere ai lettori quali e quanti danni possa provocare un’attività degli uomini priva di confini, non alimentata da need ma esclusivamente da greed. Altro aspetto da rilevare: il libro è davvero “illuminato” dai disegni di Salman Toor, che uniti all’affascinante linguaggio poetico creano una piccola perla da custodire con cura negli scaffali della propria libreria.