
Operazione multimediale suggestiva, quella di Louis Böde, nome collettivo dietro al quale si nascondono lo scrittore Marco Mancassola, i musicisti Sergio Bertin e Giacomo Garavelloni e gli artisti visivi Marco Rufo Perroni e Nicola Villa. Un'antologia di racconti - sebbene legati da un unico filo conduttore narrativo - che devono molto al surrealismo, a Franz Kafka e a Neil Gaiman accompagnata da una serie di splendidi (e inquietanti) disegni e da un cd musicale allegato firmato kids&revolution (il nome del gruppo è tratto da una delle storie più riuscite tra quelle narrate dal protagonista del libro, e fa riferimento a un gruppo formato da ragazzi reclusi in un riformatorio-scuola che suonano una musica virtuale e silenziosa fatta di un codice di gesti che alludono a loro volta a note da ricomporre in testa, per non far accorgere di nulla gli spietati aguzzini che li sorvegliano) che presenta una serie di pezzi ambient-industrial interessanti ma molto penalizzati da una qualità di registrazione non all'altezza. La scrittura di Louis Böde è potente, livida, decadente e sorretta da trovate narrative brillanti, tutte all'insegna di un gusto gotico spiazzante e morboso il giusto. Gusto - occorre dirlo - del tutto diverso dalle cose precedenti di Mancassola: spiega lui stesso in un'intervista al blog Vertigine: "Le linee narrative, la densità stessa del linguaggio sono assai diversi dai miei libri. Il narratore non è lo stesso. Il narratore è Louis Böde. A Louis Böde interessano soprattutto le allegorie. A Louis Böde interessa relativamente l’interiorità dei personaggi, il loro percepire. Ai personaggi di Louis Böde interessa la fuga dal mondo che li circonda, o la sua stessa fine. Ai personaggi di Marco Mancassola non interessa la fine del mondo, interessa soprattutto attraversarlo. Marco Mancassola ama ancora questo mondo. Louis Böde lo ha già condannato". Non sarà roba da revolution, ma di certo non è roba per kids.