
Nella metà del XX Secolo, la scacchiera mondiale partorisce, verso oriente, uno dei suoi figli più particolari. Dopo l’invasione del Giappone del 1910 e la conseguente fine della secolare indipendenza, la Corea, che per quarant’anni aveva subito malvolentieri la dura occupazione nipponica, alla fine della Seconda Guerra Mondiale torna di nuovo ad essere terreno di conflitti politici, quando il Giappone subisce la sconfitta da parte dell’insolita alleanza tra l’Unione Sovietica e Stati Uniti. Alla fine della guerra, le due potenze si ritrovano a contendersi il territorio coreano e la sua riappacificazione, senza trovare però alcun accordo soddisfacente. Nel 1948 nascono così la Repubblica Popolare Democratica di Corea al nord, sostenuta dall’Unione Sovietica e la Repubblica di Corea al sud, appoggiata dagli Stati Uniti, separate dal famoso 38° parallelo. A guidare la Repubblica Popolare Democratica di Corea, Kim Il-sung il quale, ispirandosi al marxismo-leninismo, introduce quella che ancora oggi è una delle fondamenta della politica nordcoreana: l’ideologia Juche. Con questa parola si sottintende una volontà di totale autosufficienza e autarchia da parte di un intero popolo. Entrata a far parte della Carta costituzionale nel 1972, l’ideologia Juche si affianca alla politica cosiddetta del Songun, “prima l’esercito”, introdotta da Kim Jong-il nel 1994, figlio di Kim Il-sung e designato dal padre come suo successore. Songun significa dare priorità all’esercito popolare, custode della rivoluzione, esaltarne il senso di appartenenza e orgoglio. Primo destinatario delle principali risorse, l’esercito è il custode di quell’autosufficienza indispensabile per diventare la potenza che è oggi grazie a Kim Jong-un, terzogenito di Kim Jong-il che, a soli ventisette anni, raccoglie la pesante eredità famigliare e la sfida contro l’avversario più potente: gli Stati Uniti d’America…
Poche sono le informazioni certe sull’infanzia e la vita di Kim Jong-un, il Leader Supremo, che le autorità nordcoreane lasciano filtrare. Forse studente ‒ schivo ma estremamente intelligente ‒ in una scuola svizzera nei primi anni Novanta, è certa la sua passione per la buona cucina, le auto di lusso, il buon whisky, i cavalli e la pallacanestro. Nota è infatti la sua amicizia con il cestista americano dell’NBA Dennis Rodman, così come documentati sono i suoi numerosissimi appelli alla popolazione e i suoi discorsi, raccolti in questo volume, suddivisi per argomento e preceduti da una breve introduzione sulla storia della Repubblica Popolare Democratica di Corea e sui predecessori di Kim Jong-un. Ogni parola e ogni appello del Leader Supremo sono rivolti alla continuità politica e ideologica del padre e del nonno, dai cui nomi sono state tratte le dottrine rivoluzionarie chiamate kimilsungismo e kimjongilismo, con lo scopo di rafforzare la politica dell’autosufficienza basata sull’esercito popolare e sullo sfruttamento delle molte risorse naturali. “L’uomo padrone di ogni cosa, perché decide ogni cosa”: sta in queste parole di Kim Il-sung il senso della Juche. Quella che di fatto è stata una successione dinastica ha portato la Corea del Nord a trasformarsi in una potenza nucleare capace di tenere testa agli Stati Uniti, minacciosa e pronta a reagire in caso di ingerenze esterne. Questo libro ha il pregio di fornire, in modo semplice e diretto, alcune notizie utili per cominciare a capire uno degli uomini più potenti del pianeta e di cui si sa pochissimo, usando come strumento le sue stesse parole, martellanti, incoraggianti, mirate e rivolte a un popolo che deve restare unito a ogni costo.