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Kissing song

kissingsong

Sono da poco passate le due del mattino. Bianca e Bernardo sono seduti sul pavimento del bagno nella casa in cui vivono, insieme a nonna Maria. Bernardo continua a lamentarsi, mentre la sorella gli soffia sulla ferita - un bel taglio, ma non servono punti di sutura - sopra al sopracciglio. Poi lo afferra per un braccio e lo trascina fuori dal bagno. I due si muovono in punta di piedi fino alla camera da letto di lui. Se Maria li sentisse sarebbero guai. Bernardo continua a non capire che il Crystal, il locale in cui è avvenuta la scazzottata che gli è costata il taglio, è un covo di vipere omofobiche. A Firenze ci sono locali gay decisamente carini, ma Bernardo no. Lui deve provocare, baciando nel luogo più dichiaratamente anti-gay della zona, davanti a tutti, un tipo che, a giudicare dall’espressione e dalle parole di apprezzamento di Berni, pare essere davvero notevole. Quando nonna Maria li raggiunge - vestaglia al contrario e piedi nudi, gran brutto segno - rimprovera i due fratelli per essere ancora svegli e intima loro di mettersi a dormire subito, ognuno nella propria stanza, salvo poi bloccare Bianca per ripeterle una volta ancora quanto il fatto che la nipote abbia deciso di lavorare la sera al Crystal, come cameriera, la preoccupi. Ma per Bianca quel lavoro è necessario: ha bisogno di mettere da parte un po’ di soldi, mentre prosegue il suo percorso di studi, perché il suo sogno è potersene andare in America a studiare effetti speciali per il cinema. Intanto, però, riesce ad ottenere una laurea di primo livello in Economia e Management e prova a inviare qualche curriculum alle aziende della zona, alla ricerca di una seconda entrata che la aiuti a rimpinguare le sue finanze e a organizzare quanto prima la sua partenza per gli USA. Quando si presenta a sostenere l’ennesimo colloquio di lavoro - il decimo, a essere puntigliosi - alla Song Cosmetics, il bianco delle pareti, dei pavimenti e dei mobili la mette a disagio. Non resta che trarre un profondo respiro e incamminarsi verso la porta trasparente al di là della quale una donna elegante, sulla cinquantina, le fa segno di sedersi con un gesto della mano…

In una realtà come quella contemporanea, in cui il termine “diverso” diventa sinonimo di “sbagliato”, Lea Landucci - attrice e insegnante di improvvisazione teatrale fiorentina, curatrice del blog Chicklit Italia - sceglie di raccontare la discriminazione, sessuale e culturale. E lo fa attraverso la forma di narrativa che, erroneamente, viene definita banale e superficiale per antonomasia: la chick-lit. Attraverso il suo nuovo lavoro, invece, la Landucci mostra come, con delicatezza, rispettando i tempi giusti, senza sbavature e inserendo ad arte colpi di scena, anticipazioni e cliffhanger, si possa confezionare un prodotto godibile, avvincente e confortante, che invita il lettore a porsi domande e a riflettere. La giovane protagonista della vicenda, Bianca, sogna Hollywood e un futuro nel mondo degli effetti speciali per il cinema. Per realizzare il suo progetto nel cassetto, di notte diventa un’altra e lavora in un locale di periferia. La svolta arriva quando nella sua vita irrompe il capo dell’azienda di skincare presso la quale è impiegata durante il giorno: un uomo complesso e ostile, che pare nascondere parecchi segreti. E per Bianca nulla è più stimolante di un segreto da svelare. Personaggi che paiono indossare maschere, quindi, e che si incontrano e scontrano dando origine a un gioco di equivoci piuttosto intrigante. Attraverso espedienti narrativi stimolanti e divertenti, leggeri ma non superficiali, l’autrice affronta tematiche serie - quali le differenze culturali, i pregiudizi, la discriminazione di genere - con delicatezza, dimostrando che la diversità è spesso elemento formativo e arricchente. Un intreccio curato nei particolari, che mostra l’approfondito lavoro di ricerca che è alla base del plot; personaggi autentici e ben connotati; una scrittura fluida; una lettura gradevole che stimola la riflessione e regala, nello stesso tempo, un piacevole svago al lettore.