
È il 29 marzo quando Duleep Singh, il maharaja del Punjab, viene portato nella maestosa Shish Mahal, la magnifica sala del trono tappezzata di specchi al centro del grande forte di Lahore. Duleep ha appena dieci anni e si ritrova a ricoprire il ruolo di sovrano dopo la stagione di lotte intestine e aspri scontri tra le fazioni succedute alla morte del padre, il potente maharaja Ranjit Singh. Il Punjab vive uno dei momenti di maggiore debolezza militare e politica. Ecco dunque la capitolazione di fronte agli inglesi. Ebbene, nella sala del trono il giovanissimo Duleep è costretto ad accettare le condizioni capestro imposte dalla società privata conosciuta col nome di Compagnia delle indie orientali. Due i punti più importanti: vaste aree del Punjab passano sotto il controllo dei britannici e il prezioso diamante noto col nome della miniera in cui era stato estratto, il favoloso Koh-i-Nur, viene donato alla regina Vittoria diventando così l’emblema storico della conquista dell’India. Conquista maturata grazie alla rapida ascesa della Compagnia, la prima multinazionale al mondo ante litteram. Così accadde che il prezioso diamante - considerato allora il più grande - prese la via della capitale dell’impero britannico, per arrivare alla regina Vittoria ed essere esposto nella Torre di Londra. Così accadde che Koh-i-Nur fu ribattezzato la “montagna di luce”, giacché agli occhi degli inglesi avvezzi alle simmetrie dei brillanti europei quel gioiello doveva apparire con il suo profilo irregolare una bizzarra montagna…
Appassionante viaggio nel tempo, la storia di Koh-i-Nur attraversa non solo i secoli ma anche le vicende dei popoli e delle civiltà, disegnando un percorso che in molti tratti cattura a tal punto il lettore al di là della ricostruzione archeologica. Ed emergono profili di personaggi singolari nella lunga vicenda del diamante favoloso che passa attraverso conquiste, rapine, saccheggi, confische, omicidi, torture, accecamenti, avidità. Una su tutte? La figura di Theo Metcalfe, il giovane un po’ scapestrato, non certo il più erudito a cui viene assegnato il compito di raccogliere tra i gioiellieri di Delhi la vera storia del diamante perché alla regina Vittoria si potesse spiegare il grande valore del gioiello, oltre la bellezza. Merito di questa seducente e paziente ricostruzione storica agli autori: Dalrymple, storico e scrittore britannico, che si è già cimentato in racconti affascinanti scaturiti dalle sue lunghe permanenze nel sud est asiatico e in Medioriente; e Ananda,volto noto ai più per le frequenti apparizioni televisive, giornalista e autrice di testi per la radio e la tv inglese. Il racconto è concepito in due parti. La prima - “Il gioiello sul trono” - è curata da Dalrymple e narra la parte più antica della storia, partendo dalle concezioni indiane sui diamanti rintracciate nei testi sanscriti e dai possibili avvistamenti in età medioevale e moghul, attraverso le incursioni dei razziatori turchi, le narrazioni provenienti dall’Iran e dall'Afghanistan, fino alla scomparsa della gemma con la morte di Ranjit Singh. La seconda - “Il gioiello sulla corona” - curata da Ananda, forse quella meno erudita ma più seducente, racconta come il Koh-i-Nur fu sottratto al maharaja bambino che perse il suo regno per mano di una potenza coloniale.