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L' attesa della notte

Come in un sogno, o forse davvero in un sogno, passeggi lungo una strada alberata, un incrocio di sguardi con un ragazzo che corre e poi, mentre attraversa la strada, viene investito da un’auto. Dietro a te, un giovane dagli occhi di ghiaccio ti ordina ti non muoverti. Accade in un sogno, quindi, in un incubo ricorrente che si mescola con la realtà e distorce il tempo, fino a farti perdere il conto dei giorni. Ed è in quello stesso incubo o è nella realtà che le persone vengono uccise e decapitate? Fatichi a vivere, fatichi a credere a chi ti mette in guardia, a chi ti dice che un giovane vampiro è diventato il tuo padrone, è entrato nella tua vita e ora la possiede, pretendendo la tua obbedienza inconscia… E se? E se i morti, i “ritornanti” uscissero dalle tombe e invadessero la città, ripetendo gli ultimi gesti fatti in vita? C’è chi riprende il proprio lavoro, chi esce in mare e vende il pesce al mercato. Proprio come una nuova categoria, proprio come una nuova invasione inarrestabile, che si ripete ogni giorno, ingestibile. Ma per Gianni questa è anche una nuova possibilità di rivedere Iris, morta il 13 giugno. Vinta la paura, vinto il ribrezzo, l’uomo affitta una stanza con vista sul cimitero. E poi ogni giorno attende che la terra si smuova e che quel corpo, come gli altri che inspiegabilmente non si decompongono e caracollano fuori dal cimitero ogni mattina, esca dalla tomba e torni da lui... Roberto ha conosciuto Viola in chat e i due sono usciti un paio di volte assieme. Poi lei l’ha invitato a cena, sapendo che suo padre non tornerà presto. Invece, eccolo comparire alla porta: un dottore, all’apparenza rude, per niente felice di trovare l’ennesimo ragazzo in casa sua. Mentre Viola è occupata in cucina, l’uomo mette in guardia il ragazzo: se non se ne andrà subito, perderà tutte le forze. Perché è questo che Viola fa alle persone. Assorbe la loro energia…

Racconti dell’orrore ma non troppo, potremmo dire. La raccolta è composta da due parti, dentro le quali ciascun racconto è rappresentato da un movimento musicale e da uno spirito che lo caratterizza, in una specie di sinfonia muta che mescola i respiri di una melodia a quelli di un cortometraggio cinematografico. Alessandro Izzi, che ha scritto per il teatro ed è codirettore di “Close-up” assieme a Giovanni Spagnoletti ‒ che ha curato la prefazione di questo volume ‒ con L’attesa della notte ci propone dei racconti in chiave horror ma con un taglio decisamente inusuale, che molto si avvicina ai canovacci cinematografici. Gli zombie di Della morte e del perduto amore , un “andante moribondo”, escono dalle tombe, non per spaventare, ma per ripetere meccanicamente i loro ultimi gesti. E sono una moltitudine che produce, che disturba e irrita. Una fiumana di nuovi clandestini venuti a rubare il lavoro. Indifferenti a chi li critica, rivivono le loro ultime azioni grazie a una sorta di resurrezione mal venuta. L’idea, davvero originale, pare però quasi sprecata e bruciata in una fiammata troppo breve, così come quelle di altri racconti. Non tutti hanno un’intensità capace di catturarti, ma certo alcuni colpiscono per la prospettiva insolita che si vorrebbe approfondita e dilatata, evitando così l’amaro in bocca che a volte si assapora giunti alla fine di un racconto. Vampiri urbani, molto umani, si affiancano a morti viventi che non cercano il contatto con la vecchia vita. Il loro atteggiamento incuriosisce e, pur nella semplicità dello stile, si coglie un’idea nuova che, tutto sommato, fa piacere scoprire e che si allontana dai soliti cliché.