
Nel 2220 le guerre sono diventate una sorta di gioco a squadre. I combattimenti si devono svolgere secondo le regole stabilite dal Consiglio di guerra di Ginevra e vengono ripresi e commentati in diretta dall’occhio pubblico a beneficio degli spettatori. Il giorno della battaglia decisiva le cose sembrano mettersi molto male per il clan degli Ettrick, che si trova a dover affrontare le forze dei northumbriani che li sopravanzano di molto in numero. Sidney Dodds, comandante di Northumbria, decide di concedere al vecchio generale Craig Douglas la possibilità di una resa onorevole, ma la sua proposta viene rifiutata. Ad insaputa di tutti, il vecchio generale degli Ettrick ha infatti messo a punto un piano che potrebbe evitare la disfatta totale del suo clan. Non appena la battaglia ha inizio, la colonna centrale degli Ettrick raggiunge la scogliera sotto la guida del figlio di Douglas, Wat Dryhope. Al momento opportuno, le funi che tengono lo stendardo degli Ettrick vengono gettate e questo fa sì che lo stendardo stesso cada nelle mani dei northumbriani. È solo in quel momento che Wat si avventa sul northumbriano che regge l’asta e lo uccide. L’uomo lascia la presa e lo stendardo precipita in mare. Questo segna la fine della battaglia, ma poiché a far cadere lo stendardo è stata la mano di un northumbriano questo vuol dire che gli Ettrick sono riusciti in extremis a ottenere un sorprendente pareggio. Una conclusione in qualche modo sconcertante, ma forse anche il segno che le vecchie regole sono ormai obsolete ed è giunto il momento di cambiarle in modo radicale...
Alasdar Gray è considerato uno degli scrittori scozzesi più importanti del ventesimo secolo. Nato e vissuto a Glasgow, dove è morto nel 2019, ha raggiunto la fama con il suo romanzo di esordio Lamark. Scritto in un arco di tempo di quasi trent’anni e diviso in quattro volumi, il libro venne pubblicato nel 1981 e divenne subito un classico, tanto da essere definito dalla New York Times Book Review come “la Divina Commedia del cripto-calvinismo anglosassone”. In Italia Lamark è arrivato solo nel 2015 grazie alla casa editrice Safarà, che in seguito ha continuato la pubblicazione delle opere dello scrittore scozzese dando alle stampe prima 1982 Janine, poi la raccolta di racconti Con un piede nella fossa e ora questo La ballata del guerriero. Il libro, tutto centrato sulla figura di Wat Dryhope, è diviso in tre parti: un breve prologo opera della madre di Wat, una parte centrale in cui si narrano gli eventi della vita di Wat e una serie finale di note molto estese nella quale vengono spiegati alcuni punti oscuri della vicenda. Si tratta di un libro di non facile lettura, anche perché difficilmente inquadrabile in un genere predefinito: siamo infatti di fronte a una narrazione distopica nella quale la presenza di elementi fantascientifici e fantastici convive con una impostazione che per altri versi fa pensare ai poemi epici e ai racconti del folklore popolare. Aggiungete una abbondante dose di erotismo e una costante vena di critica sociale e avrete un mix che vorrebbe riuscire a tenere insieme i romanzi storici di Walter Scott con il Grande Fratello orwelliano. Un tentativo molto ambizioso, forse troppo, perché in mezzo a tutti questi stimoli il lettore rischia di trovarsi più di una volta spaesato e di non riuscire a seguire il filo del discorso.