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La banda felice

La banda felice

Giulio e Margherita sono fratello e sorella. La loro famiglia abita da sempre a Busto, in provincia di Varese. È strano, riflette Margherita ormai quasi trentenne: ogni volta che pensa alla sua famiglia insieme ricorda solo momenti vissuti fuori casa. Chissà quando è stata l’ultima volta che lei e suo fratello hanno riso insieme, conversato senza scontrarsi di continuo per cose futili come l’odore di fumo o il volume della televisione troppo alto. Margherita non può fare a meno di rifletterci da quando Giulio se n’è andato, lasciando sua madre a raccogliere i pezzi della sua già fragile anima, a chiedersi perché suo figlio l’abbia abbandonata. Giulio però non ha soltanto lasciato la famiglia, di lui non ci sono più tracce, i mesi passano e al presunto allontanamento volontario inizia ad affiancarsi l’ipotesi di un suicidio, forse un cambio di identità, la clandestinità. La fuga arriva inaspettata ma annunciata in qualche modo come il culmine di una situazione già precaria. Il padre aveva scelto di uscire dal loro nucleo familiare molto tempo prima, per avvicinarsi a Domenico, chiamato da tutti “il frocio”. Margherita e Giulio hanno condiviso per anni il segreto di quell’amore doloroso, materialmente incarnato dal diario di Domenico, il Giornale del professore, come lui stesso lo aveva battezzato. Una lettura ingombrante che si frappone tra i due ragazzi, una frattura tra chi vuole conoscere e capire e chi invece nascondere tutto e ignorare. Quella raccolta di pensieri e desideri, di foto e poesie diviene un peso difficile da ignorare, soprattutto per una personalità come quella di suo fratello. Armonia e normalità si sono incrinati piano piano, anno dopo anno. Margerita di tutto quel dolore però vuole farne qualcosa, trovare il modo di creare una felicità condivisa, abbattere i muri della solitudine che hanno imprigionato sua madre e assaporare insieme la gioia di costruire ideali comuni. Quello che cerca è la resistenza di cui è capace una banda felice...

Carolina Crespi scrittrice bustocca, co-fondatrice del Circolo Arci Gagarin e della libreria Alaska, ha scelto di esordire con un romanzo ispirato dalla lettura di un altro libro: La felicità dei Partigiani e la nostra di Valerio Romitelli. Cosa c’entrano la vita di Margherita e la sparizione di suo fratello, la relazione omosessuale di suo padre e la strana comunità di Bordo con la Resistenza? Il collegamento può non essere immediato ma a venirci in aiuto c’è la scelta del titolo: Una banda felice. Carolina in questa storia non desidera raccontarsi, in verità cerca una risposta e lo fa analizzando diverse situazioni in cui si formano comunità, unioni, condivisioni. Cos’è che lega le persone e le rende coese sotto ideali comuni, ne fa dei “combattenti” felici del proprio operato? Il modello delle bande partigiane è un qualcosa di possibile solo in situazioni di forte minaccia, di guerra e privazione della libertà? O è possibile ritrovare la motivazione all’affermazione di sé e dei valori anche in un contesto di relativa pace sociale? Le bande che circondano Margherita sono diverse, ognuna con dinamiche che provano a ricercare una risposta alle domande precedenti. La famiglia, un nucleo che, nel caso di Margherita, fatica a restare coeso specialmente dopo la scomparsa di Giulio. La comunità dei giovani studenti appena diplomati, desiderosa di crearsi una casa in quella struttura un po’ fatiscente in via Leopardi 7, un porto franco, luogo di tutti, in cui far nascere idee da mettere subito in partica, senza cavilli o freni cerebrali. Una banda è anche quella della comunità di Bordo e della relazione omosessuale di suo padre che insieme a Domenico a Bordo ci passa sempre più tempo. Ma anche in quel caso gli equilibri hanno dinamiche strane, scomode e impari. Quelle che portano a bottiglie di whisky nascoste nel baule della Renault 5. La Crespi adotta uno stile di narrazione non lineare, in cui la vita di Margherita e le sue riflessioni si incrociano con quelle dei membri della sua famiglia e di Domenico, della sua esperienza, in un continuo riaffiorare di ricordi, passato e presente. Si percepisce la voglia preponderante di analisi che sottomette la narrazione ai voli pindarici di una mente in cerca di risposte. Lo stile semplice e ben lontano da un inutile rimuginare filosofico ben si contestualizza nella mente di una giovane che, a partire da una mancanza, cerca di ritrovare la chiave per una felicità che sia in primis condivisa.