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La biblioteca segreta di Einstein

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Bologna, 1921: è autunno ma non piove, l’energia idrica scarseggia e costringe a razionare l’illuminazione pubblica. Un’oscurità medievale si impadronisce anche dell’angolo della piazza dove sorge la fontana del Nettuno. Eppure qualcosa fuori posto si nota, anche al buio. C’è un cadavere riverso sul bordo del monumento. E una scritta fatta con il gesso ai suoi piedi. E = mc². La stessa equazione sigla un secondo, ravvicinato, omicidio. “Magari siamo di fronte al primo assassino matematico della storia del crimine”? L’indagine che si avvia è già una strada in salita: fra formule scientifiche che sembrano non voler dire nulla, vittime estranee al mondo della mala, identikit del killer di ardua composizione. A indagare, l’investigatore Leonida Pardo, alle prese con successivi indizi sempre più insoliti. Se ben presto si comprende che quella breve sequenza di numeri, simboli e lettere sintetizza la teoria della relatività ristretta di Einstein, resta da capire come mai vengano recapitati alla polizia quotidiani datati 1945, cioè dal futuro. Entrano in gioco ipotetici viaggiatori temporali che anticipano un avvenire sociopolitico per molti non desiderabile. Per una serie di rompicapi che interrogano la fisica che proprio allora stava per essere rivoluzionata da quella “semplice” formula, occorre allora una mente scientifica fuori dal comune. Un genio. Che proprio in quei giorni arriva in Italia per divulgare le sue teorie. Proprio lui: Albert Einstein…

Se si volessero dare una o più sottocategorie al romanzo storico, quest’ultimo libro di Fabio Delizzos potrebbe essere catalogato come giallo storico e anche come thriller scientifico. Maneggiare un personaggio come Einstein richiede impegno e precisione: basterebbe una parola inesatta, nei dialoghi che lo coinvolgono come protagonista, per esempio, per screditare il rigore dell’autore. Non è questo il caso: stiamo leggendo un giallo ben congegnato, dall’ambientazione storica curata e con riferimenti alla fisica opportuni e non pesanti. Delizzos non è nuovo al genere: per le sue narrazioni ha già preso in prestito dagli annali Machiavelli e Leonardo Da Vinci. E ha saputo confermare, libro dopo libro, il consenso dei lettori coinvolgendo anche la cosiddetta critica, in maniera positiva. Convocare o evocare Einstein adesso è stata un’idea interessante. Sta crescendo l’interesse per la scienza: giorno dopo giorno, ci sorprende con risultati a lungo attesi e che affondano le radici proprio nelle teorie del genio di un secolo fa. Un altro tema dipanato in quest’opera è ugualmente opportuno: il racconto di come cominciava a dilagare l’antisemitismo, anche nella società civile di una città colta e all’avanguardia. Corsi e ricorsi necessari, quando non sono spontanei. E giustificati anche dalle parole del genio: “Il tempo sarebbe esplorabile, perché esiste già tutto insieme, come lo spazio. Il futuro esiste già e il passato non smette mai di esistere”.

LEGGI L’INTERVISTA A FABIO DELIZZOS